di Milena Sacchi

“Far risuonare le corde del cuore” con i ragazzi

MONTEBELLO DELLA BATTAGLIA - Il pomeriggio di domenica 14 ottobre, Villa Lomellini a Montebello ha ospitato l’annuale Convegno diocesano dei catechisti.

A guidarlo è stato chiamato Manuel Rossi, coordinatore dell’équipe del “Bibliodramma”. Don Fabrizio Pessina, direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano, ha introdotto i lavori con una relazione breve e intensa: si continua un percorso iniziato un anno fa. Abbiamo imparato a vivere un modo nuovo di accostarsi alla Parola di Dio; nella catechesi dobbiamo lasciarci alle spalle tanti strumenti che hanno avuto la loro validità, ma appartengono al passato.

Catechizzare vuol dire non insegnare, quanto “far risuonare le corde del cuore”.
È un ministero delicato quello del catechista, che dev’essere svolto sempre in collaborazione con la famiglia.
Noi ci troviamo tra la Parola e i bambini, i ragazzi. Attorno ad essi c’è una tempesta di rumori, tra i quali vanno trovati i “canali” che permettono di arrivare al cuore di tutti.

Naturalmente, in questo “panorama” il catechista non è un insegnante, non si deve parlare di lezioni, ma di esperienze; vanno impostati percorsi con caratteristiche diverse dal passato; si possono ipotizzare due ore di lavoro per ogni incontro e non l’incontro tradizionale di una volta la settimana; bisogna studiare con intelligenza strategie differenti, che lascino un’impronta durevole.

Manuel Rossi ha illustrato ancora una volta le caratteristiche del “Bibliodramma”: è una possibilità che ci aiuta a “far entrare nella pelle” Gesù, permette alla Parola di “mettersi in movimento” verso di noi.
La fede non è solamente “capire”: dobbiamo poter sperimentare, saper ascoltare, darci tempo per “fermarci” e sentire noi stessi nel profondo. La Parola, quindi, è sempre al centro: la Bibbia ci offre il contatto con Gesù.

Rossi ci ha mostrato, poi, un vaso vuoto e ci ha domandato: “Sarà facile riempirlo?”.
Si è provato con grosse pietre, si è aggiunta ghiaia, poi sabbia, ma c’era ancora spazio.
I sassi grandi rappresentavano le priorità di una vita: se tra essi lasciamo troppo spazio, potrà entrare di tutto, nelle nostre giornate e ciò che è più importante in qualche modo soffocherà.
Se sono “pieno di me” non c’è posto per il Signore!
Attraverso un gioco, una specie di “caccia al tesoro”, ci siamo accorti che se siamo alla ricerca di ciò che conta davvero dobbiamo muoverci, non rimanere fermi; dobbiamo cercare insieme, viene più facile, dobbiamo collaborare.
Corriamo il rischio di percorrere strade cieche, perdendo di vista la direzione autentica. Quanti falsi progetti, quanti cammini alla cieca inondano la nostra vita?

Abbiamo poi letto il Vangelo della domenica: il “giovane ricco” cerca Gesù, lo rincorre, gli si inginocchia davanti, gli pone una domanda inconsueta.
Se noi oggi, ora, incontrassimo Gesù, quale domanda gli porremmo?
Alla “condivisione” delle risposte sono seguiti i lavori di gruppo.
Queste le domande, sulle quali ci siamo confrontati, analizzando anche le nostre realtà parrocchiali: che cosa cercano i nostri ragazzi, di che cosa avrebbero bisogno, che cosa possiamo dare noi a loro?
E infine ci è stato chiesto di “immaginare” un finale alla ricerca apparentemente monca di quel giovane che aveva interrogato Gesù: come potrebbero comportarsi i nostri ragazzi, davanti alla radicale proposta del Maestro?

Fondamentalmente, tutti i gruppi – contrassegnati da un colore – hanno considerato che bambini e ragazzi vogliono essere accettati, accolti, avere spazio e fiducia, appoggio e considerazione.
Si è riflettuto sul fatto che hanno bisogno di modelli, di “tempo” a loro dedicato, di testimoni gioiosi, di concretezza nelle proposte che ricevono.

Possiamo, quindi, continuare a credere e a sperare: qualcosa di nuovo può nascere nella nostra realtà diocesana.

da www.diocesitortona.it

@Riproduzione Riservata del 17 ottobre 2018