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Diocesi di Tortona: Caritas diocesana

di Daniela Catalano
da www.diocesitortona.it
@Riproduzione Riservata del 23 ottobre 2020
Nel 2020 sono aumentate le richieste ai Centri di Ascolto.
Luca Simoni, della sede di Tortona, ha analizzato le criticità e le iniziative messe in campo per affrontarle

L’impegno della Caritas diocesana nella lotta contro le nuove povertà.-
 
Mercoledì 11 novembre, festa di san Martino, patrono delle associazioni di volontariato, alle ore 18, in cattedrale a Tortona sarà celebrata la Messa di ringraziamento per tutti i volontari, gli operatori di Caritas e Agape che hanno operato a servizio delle persone più bisognose e per i molti che hanno aperto il loro cuore attraverso donazioni elargite alla Caritas.
 
Caritas Italiana, sabato 17 ottobre, ha diffuso il Rapporto 2020 su povertà ed esclusione sociale in Italia, in occasione della Giornata mondiale di contrasto alla povertà. I “nuovi poveri” sono passati dal 31% al 45% rispetto allo scorso anno. In estate ci sono stati segnali di miglioramento, ma si registra il +12,7% rispetto al 2019. I “nuovi poveri”, effetto collaterale della pandemia, sono italiani, donne, lavoratori autonomi e persone o nuclei familiari in grande difficoltà. Gli effetti sociali ed economici della crisi sanitaria a causa delle misure per contenere la diffusione del Covid-19 erano prevedibili. Una fotografia della situazione attuale arriva dai Centri di Ascolto e dalle Caritas diocesane e parrocchiali di tutta Italia.
A colpire è il dato sulla crescita rispetto allo scorso anno: quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta.
Nella nostra diocesi ogni giorno la Caritas di Tortona affronta questa realtà e si impegna a «lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, della casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi» (Papa Francesco, 3 ottobre 2020). Le cause elencate dal pontefice sono proprio quelle che hanno caratterizzato l’operato dgli operatori della Caritas locale in questo periodo e che sono alla base dei progetti per i prossimi mesi.
Luca Simoni è uno di questi operatori e con lui abbiamo voluto approfondire alcune del-le tante problematiche rilevate attraverso i Centri di Ascolto diocesani (Voghera, Tortona e Novi Ligure) e le iniziative per affrontarle.
«La fragilità occupazionale – ha detto Simoni – rappresenta il comune denominatore di molte storie di povertà: difficoltà nel poter accedere agli aiuti messi a disposizione dalle istituzioni, impieghi non regolari che non hanno avuto continuità nel periodo di blocco e di post-blocco o in campi particolarmente colpiti dalle misure anti Covid (giostrai, cinema e spettacolo), problematicità nel ricevere l’indennità di cassa integrazione che impediscono a nuclei famigliari di poter contare su un reddito minimo, sono i motivi alla base della richiesta di aiuto».
«Sicuramente le misure di limitazione e blocco dei licenziamenti hanno limitato temporaneamente gli effetti della crisi del lavoro, ma con la fine di dicembre ci sarà un’ulteriore acutizzazione del problema».
Tra i progetti di Caritas c’è anche quello di un intervento diretto al sistema occupazionale con la predisposizione di bandi lavoro rivolti a soggetti fragili e svantaggiati per inserimento all’interno della cooperativa sociale “Agape Onlus”, che è il suo “braccio” operativo. Un altro tema centrale registrato dai Centri di Ascolto è quello della casa.
«Le Regioni – spiega Simoni – hanno messo a disposizione fondi a sostegno delle locazioni per le fasce di utenti economicamente deboli, che però spesso non sono di rapido intervento e non riescono a coprire gli indebitamenti spesso elevati delle famiglie».
La Caritas Diocesana prevede un’attenzione particolare alla questione abitativa che si sviluppa su più fronti.
Innanzitutto vuole proseguire l’attività degli asili notturni di Voghera e Novi Ligure, che anche durante il lockdown hanno garantito l’ospitalità delle persone senza fissa dimora, ma che hanno anche evidenziato la loro provvisorietà e il non essere la soluzione definitiva al problema abitativo.
Importante poi «l’esperienza di “housing first” di Voghera, già in essere da diversi anni e di “social housing”, per il 2021, in due immobili di Tortona rivolti a nuclei esclusi dal sistema residenziale pubblico e a “Villa Ferrari” Voghera, rivolto a nuclei formati da mamme e bambino o a donne vittime di violenza».
Con la pandemia è emersa anche la difficoltà di molte famiglie a garantire ai figli la necessaria continuità scolastica, an-che in regime di didattica a distanza, a causa delle difficoltà tecnologiche e di mancanza della strumentazione tecnica.
«Per poter rispondere nel miglior modo possibile a queste nuove emergenze si ritiene sia necessario il potenziamento o la creazione, dove non presente, di una rete (tra comunità parrocchiali, vicariati, associazioni assistenziali e enti) per coordinare e ampliare gli interventi, da integrare con un cammino spirituale che aiuti a sensibilizzare le comunità alla carità verso i fratelli». Simoni, con la Caritas diocesana, si chiede a quali sfide dovrà rispondere e quali contorni assumerà la realtà dell’esclusione sociale anche in considerazione del fatto che l’emergenza epidemica è ancora in corso.
«Elemento fondamentale sarà la capacità di ricostruire le relazioni andate perdute.
Per poter intervenire sulle cause sarà quindi necessario ricostruire le capacità delle persone, rafforzare relazione umane, perché solo quando le persone si sentono sostenute da forti relazioni, è allora che il cambiamento si verifica».
Il Rapporto sulle povertà 2020 pone l’attenzione sulle azioni che, indipendentemente dal livello su cui si compiano, hanno un tasso di prossimità relazionale altissimo. Queste sono «il primato della presenza, della costruzione di relazioni di senso fra operatori e persone, il lento e paziente lavoro di verifica e manutenzione del sostrato relazionale di chiunque si rivolga ai servizi, anche solo per un aiuto materiale».
«Nei giorni del Covid – si legge nel Rapporto – lo spazio pubblico, svuotato per il distanziamento sociale è rimasto popolato da coloro che sul territorio, nel solco di una continuità di rapporti di fiducia con le persone, si sono fatti carico di garantire il sostegno materiale a chi era in difficoltà.
Mai come in quei giorni la distribuzione è stata contatto denso di socialità. Proprio nel tempo della distanza la prossimità ha significato trovare il modo per “esserci”».
 
 

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