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Da tre settimane senza smartphone per scelta

di Luigi Laguaragnella
da www.cittànuova.it
@Riproduzione Riservata del 08 novembre 2019
La libera scelta di un ragazzo di 12 anni. Accade a Bitonto, in provincia di Bari. Il suo gesto  fa notizia perché carico di normalità, fino a spiazzare i soliti luoghi comuni sui giovani.-

Si può diventare “virali” senza l’utilizzo dello smartphone? Può una scelta risultare “virale”? Sì e ad essere virale è proprio una decisione in cui è proprio il cellulare, lo strumento con cui si genera la viralità, ad essere messo “al chiodo”.

Se poi a scegliere di abbandonare il proprio telefonino è un ragazzo di 12 anni, è inevitabile che si crei una curiosità viralità. Solitamente i giovani vengono etichettati come imbambolati perenni sul display…

Invece, Fabrizio, ragazzino di Bitonto, nella provincia di Bari, è da oltre tre settimane senza cellulare. Non perché avesse commesso qualche bravata punita dai genitori o per sostituirlo con l’ultimo modello di tendenza. Il giovane, annoiato da chat, contatti, applicazioni, perenni connessioni, da circa venti giorni ha restituito il suo smartphone al padre dicendo: «Te lo sto restituendo, non ne posso più». Contattato telefonicamente, con la sua voce cordiale, ha precisato che dalle 23.22 di circa tre settimane fa ha spento il suo smartphone.  «Ho voluto iniziare come una sfida – racconta  – su youtube ho visto un video che spiegava come disintossicarsi dal cellulare per una settimana. Pensavo di farcela solo per qualche giorno e invece, sono andato tranquillamente oltre i sette giorni».

Fabrizio ammette che i primi giorni senza smartphone non sono stati facili. In fondo disintossicarsi da un oggetto che è quasi tutto il giorno in tasca è una bella sfida, ma proprio il giovane bitontino è l’esempio che ci si può liberare dalla realtà virtuale senza enormi sforzi: «Dopo aver lasciato lo smarphone a mio padre, per i primi tempi avevo la sensazione come di aver perso qualcosa. Spesso mi toccavo la tasca, ricordandomi solo successivamente di non averlo smarrito». Frutto dell’abitudine probabilmente.

«Sono contento di ciò che ho fatto, adesso mi dedico interamente alle mie passioni come suonare la batteria e andare in bici». Chiedendogli se l’uso del cellulare limitasse il tempo per praticare i suoi hobby, Fabrizio risponde: «In qualche modo sì, molte mie azioni le facevo insieme alla telecamera».  Alcune statistiche hanno scoperto che un utente controlla 12 volte all’ora whatsapp; inoltre nell’arco della giornata oltre 2 ore vengono trascorse con il dito sul display anche durante il tempo libero, e infine ogni 180 secondi veniamo distratti dalle notifiche. L’unica soluzione per disintossicarsi dal costante online, dal flusso infinito di informazioni di messaggi e notizie è proprio quella di abbandonare il cellulare per un periodo di tempo come questo studente di Bitonto. Ha dimostrato che si può iniziare per gioco a disintossicarsi: «Il cellulare non l’ho mai reputato un tesoro, come invece lo è stare con gli amici per esempio – continua – in fondo non è la realtà o comunque resta qualcosa di diverso da ciò che viviamo».

Fabrizio aveva un telefono da quando aveva 7 anni, ma lo usava spesso solo nei momenti di relax. Ammette che per un bambino certamente può essere piacevole utilizzarlo, ma a volte non è così indispensabile come sembra: «Ovviamente è fondamentale l’uso che si fa del cellulare. Immagino che molte persone non possono farne a meno per questioni lavorative». Dice ancora: «A scuola è utile per le ricerche e per lo studio, ma ultimamente è bello usare anche il classico dizionario».

È curioso che l’esempio positivo venga proprio da un giovane. Spesso gli adulti e i giornali accusano i ragazzi dell’uso eccessivo dello smartphone rendendosi protagonisti di episodi gravi di cronaca: la chat razzista “The Shoah party” o gli innumerevoli video che riprendono atti di violenza o di bullismo come il gruppetto di giovani di Manduria che mandava video di pestaggi, insulti e vere e proprie torture nei confronti di un uomo di 65 anni, sono degli esempi.

Il gesto di Fabrizio fa notizia perché carico di normalità, fino a spiazzare i soliti luoghi comuni.

La curiosità è di sapere come comunica con i suoi compagni: «Alcuni amici non sanno di questa mia scelta e quando ho un appuntamento con loro passano a citofonarmi da casa».

Prima o poi Fabrizio tornerà a riappropriarsi del suo smartphone? Risponde: «Ci sto pensando, sicuramente lo riprenderò, ma semplicemente ora non ci sto pensando, anzi sono convinto che posso fare ancora di meglio stando lontano dallo smartphone».

Questo gesto è di una semplicità d’altri tempi.

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