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Congedo di paternità a rischio. Ecco la petizione online per salvarlo

di Redazione Famiglia e Lavoro

Se il governo non troverà la copertura necessaria, la misura che quest'anno era stata estesa a 4 giorni dal 2019 non sarà più in vigore. La raccolta firme propone di estenderlo a 10 giorni.-

Era stata una conquista di civiltà, per un Paese come l’Italia refrattario ai cambiamenti e con pericolose tendenze tradizionaliste; ma ora, il congedo di paternità rischia di sparire. Se infatti la prossima Legge di stabilità non lo rifinanzierà, dal 1° gennaio 2019 i neo papà non avranno nemmeno un giorno obbligatorio (e retribuito) per stare a casa con i propri figli. Per fortuna, c’è chi non sta con le mani in mano e ha lanciato una petizione online dal sito www.fare.progressi.org/petitions/avanti-con-il-congedo-di-paternita

con l’obiettivo di rendere questa sperimentazione strutturale e per chiedere, inoltre, l’estensione dei 4 giorni attuali a 10 giorni.

Cos’è il congedo di paternità?
Istituito dalle legge 92 del 2012 e introdotto nel 2013 (prima a 1 giorno, poi a 2), il congedo di paternità ha visto un suo reale sviluppo solo con la Legge di Bilancio 2018, che in via sperimentale ha portato i giorni da 2 a 4. Prevede che il padre lavoratore dipendente abbia diritto a 4 giorni di congedo obbligatorio (questo significa che non viene riconosciuta al datore di lavoro discrezionalità sulla valutazione del permesso), da utilizzare entro i 5 mesi dalla nascita del figlio (nel caso delle adozioni, i 5 mesi si calcolano dall’entrata in famiglia del bambino). I giorni accordati possono essere goduti anche in via continuativa e sovrapponendosi al congedo di maternità. Il congedo è remunerato al 100% dall’Inps. A questi quattro giorni, poi, se ne può aggiungere un quinto, nel caso la madre rinunci a un giorno del suo congedo.

Perché è importante?
A rispondere a questa domanda ci pensano i primi firmatari della petizione (Titti Di Salvo, Presidente LED (Libertà e Diritti); Emmanuele Pavolini, Università di Macerata; Alessandro Rosina, Università Cattolica di Milano; Riccarda Zezza, Presidente “Piano C”): “In Italia nascono meno bambini di quanto le persone desiderino e meno di quanto sarebbe auspicabile per dare basi solide al futuro del nostro paese, ormai in accentuato invecchiamento”, spiegano. “Sappiamo che per invertire questa tendenza – in modo che maternità e paternità siano scelte libere, né destino né rinuncia – servono investimenti pubblici coerenti e a lungo termine, e serve l’effetto moltiplicatore dell’aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro. In particolare, serve destinare più risorse alla cura e alla crescita dei bambini, promuovere il lavoro dei giovani e delle giovani e, soprattutto, incentivare e sostenere la condivisione delle responsabilità familiari tra madri e padri”.

Cosa accadrà nel 2019?
Essendo in via sperimentale, il congedo di paternità è destinato a concludersi il 31 dicembre 2018. Se l’attuale governo non opterà per una conferma, il passo avanti fatto con il governo precedente verrebbe vanificato, a danno del già faticoso cammino italiano verso un equilibrio tra le figure genitoriali.

da www.iodonna.it

@Riproduzione Riservata del 02 ottobre 2018

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