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«CON ALBERTO E I NOSTRI FIGLI NEI GIORNI DELLA TEMPESTA»

di Barbara Tamborini  psicopedagogista
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 15 settembre 2020
Alberto Pellai per me è prima di tutto marito e padre dei miei figli.

Barbara Tamborini, psicopedagogista e autrice di numerosi testi educativi per l'età evolutiva, racconta i giorni di lockdown a fianco del marito Alberto Pellai, autore del libro "Mentre la tempesta colpiva forte" (DeAgostini). «Alberto è un uomo che nella tempesta si arrabbia. Poi si butta anima e corpo nelle onde e diventa forte. Vivendo accanto a lui noi impariamo a non essere superficiali e sbrigativi quando in gioco c’è la comprensione della realtà».-


Nel rileggere oggi d’un fiato il suo libro Mentre la tempesta colpiva forte (DeAgostini) l’ho riscoperto uomo capace di farsi interprete di un tempo complesso, come lo è di fatto quello che stiamo vivendo.
Ho condiviso a stretto contatto con lui i mesi del #iorestoacasa, ma solo ora scopro fino in fondo il valore del suo essere sempre stato in ascolto del fuori, del tempo che ha trascorso connesso.
Nel sesto capitolo del libro, quello dedicato al Coraggio s’impara, Alberto invita a scrivere “una lista di cose belle” dell’altro, della persona con cui abbiamo vissuto le settimane di ritiro sociale. Se devo dire la cosa più bella che ho scoperto di mio marito è la tenacia e la determinazione nel fare bene il suo lavoro. Ha condiviso con noi ogni giornata, tutti i pranzi e le cene, momenti di gioco e tanto altro, ma i suoi occhi e le sue orecchie sono sempre state attente anche a tutto quello che accadeva nel mondo. Era lui in nostro ponte col fuori, lo stimolo per allargare il pensiero, la fonte per confrontarci con informazioni vere e attendibili, l’esperto a cui fare domande, il terapeuta a cui chiedere consiglio nei momenti di vulnerabilità. Abbiamo fatto famiglia come mai prima e nello stesso tempo lui ha fatto famiglia con la comunità sempre più ampia che lo segue su Facebook e su Instagram, un universo di persone che ha condiviso con lui racconti personali, battaglie, confessioni, testimonianze. L’ho visto passare ore a leggere quello che gli scrivevano in risposta ai suoi post, mai per la brama di raccogliere apprezzamenti, ma con la volontà sincera di capire meglio. L’ho visto vivere ancora più intensamente la responsabilità che sente nei confronti di chi gli dà fiducia e si rivolge a lui nella difficile arte di educare. Il nostro lockdown è stato arricchito dalle storie che Alberto ci ha raccontato a cena.
Questo post è il modo che ho per sostenere e promuovere Mentre la tempesta soffiava forte, raccontare qualcosa del lavoro e dell’impegno che c’è dietro a questo progetto editoriale.
Pur avendo già letto tutti i capitoli in fase di prima stesura, oggi ho riletto il libro è farlo è stato bello e coinvolgente. Alberto fa sempre così: prima di parlare agli altri di un libro lo legge fino all’ultima pagina.
Vivendo accanto a lui noi impariamo a non essere superficiali e sbrigativi quando in gioco c’è la comprensione della realtà. Per ciascuno il tempo Covid ha avuto significati molti diversi. È impensabile presumere che un libro possa fare una sintesi esaustiva. Alberto guarda prima di tutto dentro sé. Il lockdown ha azzerato la sua attività professionale fuori casa. Lui che quasi ogni sera parlava a un pubblico numeroso di genitori desiderosi di ascoltarlo si è ritrovato tra le quattro mura di casa, con quattro figli   e una moglie molto critici ed esigenti nei suoi confronti. Non è stato semplice per lui trovare un nuovo equilibrio, esperienza comune a moltissime altre persone che hanno visto rivoluzionata la loro identità professionale: scoprire un nuovo modo di dare senso alle proprie giornate. “Mentre la tempesta soffiava forte è uno dei frutti del lavoro su se stesso.
Per quanto ormai lo conosca da più di venticinque anni, nelle pagine del libro ho scoperto cose di lui che non avevo ancora colto, come per esempio la capacità di toccare il cuore con le parole, di comporre vere e proprie poesie che emozionano fino alle lacrime e aiutano ad alzare lo sguardo.
Ognuno ha un modo tutto suo di reagire alla vita che accade e molto spesso lo scopre mentre le cose succedono. Le reazioni rivelano molte più cose di noi che le azioni programmate. Alberto è un uomo che nella tempesta si arrabbia, il suo prima moto spontaneo è quello della protesta. Il primo gesto è lamentarsi, ma questo dura solo il tempo di una rincorsa. Poi si butta anima e corpo nelle onde e diventa forte. Credo di aver conosciuto le parti più belle di Alberto mentre affrontava sfide che ci spiazzavano e ci intimorivano. Vederlo forte, capace di tenere insieme, di reggere la fatica mi ha acceso una stima infinita che nutre l’amore che mi lega  a lui. Vedere la sua capacità di essere fedele a un impegno, come la costanza con cui sa stare vicino ai suoi genitori anziani nonostante le ferite che il loro legame ha nella sua memoria, mi fa toccare con mano il valore della sua capacità di prendersi cura. Questo libro in fondo è proprio un’azione di cura nei confronti dei tanti genitori che lo stimano e che guardano a lui per provare a vivere meglio le sfide della genitorialità. Lui non è certo un padre perfetto. Ha tanti limiti e non si fa certo sconti nel guardarsi allo specchio. Con la sua professione però è diventato un sostegno affidabile e continuativo per molte persone. Come ho detto prima la sua tensione continua allo studio nutre ogni giorno i suoi occhi e le sue orecchie e lo rendono un compagno di viaggio per molti mamma e papà.
Questo libro è prima di tutto un percorso di rielaborazione. Un’occasione per voltarsi indietro e fare un proprio personale bilancio di quello che è stato. Di cosa il tempo del Covid ci ha fatto scoprire dell’essere genitore e figlio. Lo dice bene con queste parole: “Questo è quello che fa la storia. Tiene traccia di tutto. E lo trasforma in memoria. Permettendoci di imparare. Per tenere tutto ciò che serve”. In moltissimi stanno facendo questo lavoro retrospettivo, guardando a quello che è stato con diverse paia di occhiali. Non saprei valutare se gli occhiali di Alberto sono meglio o peggio di quelli degli altri, non sarei obiettiva. Quello che posso dire con estrema sincerità intellettuale, è che le pagine di ogni capitolo interpellano la maternità e la paternità e offrono spunti continui per guardarsi dentro e dare significato a quello che abbiamo vissuto.
Alberto parla della possibilità di apprendere dall’esperienza: «Ti allei con quella parte che all’improvviso è comparsa. Era nascosta. Ma c’è. Ti sta aspettando. Ti tende la mano, il coraggio di imparare e di essere migliore».
L’altra anima del libro è rivolta al futuro. Non è un libro di storia ma un manuale per affrontare il futuro con più strumenti, un vaccino alla disperazione. Leggere questo libro rende più forti e offre speranza.
Non amplifica le parole sul Covid, abbiamo tutti voglia di voltare pagina, di andare oltre. È un’occasione per ripartire. Le parole di questo libro aiutano a diventare più competenti e a convivere meglio con i propri limiti.
Alberto non parla mai della fatica del suo lavoro in casa e noi spesso quasi non ci facciamo caso. Oggi sono felice di applaudire a questo libro e spero che un giorno ciascun nostro figlio possa leggerlo per ricordare un tempo che è stato e soprattutto per dare valore nelle loro vite all’esempio di un padre che sa sempre guardare avanti.
 

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