Comunicare ciò che si prova, per rinsaldare la coppia

di Lucia Coco, Psicoterapeuta
da www.cittànuova.it
@Riproduzione Riservata del 08 maggio 2025
Per lo psicologo Thomas Gordon, il "messaggio Io" permette di esprimere ciò che si sente senza colpevolizzare l'altro, favorendo così il dialogo nella coppia.-

“Amare significa non dover mai dire mi dispiace”, si diceva in “Love story“, un famoso film degli anni ’70. Ma è davvero possibile riuscire a non fare mai qualcosa che possa dispiacere il partner? È davvero possibile riuscire a non ferire mai l’altro?
Il rischio è che, per non ferire l’altro, si rinunci ad esprimere parti di sé e si sa che ciò che si rimuove, in genere, trova strade sotterranee per manifestarsi. Meglio quindi essere in autentico contatto con se stessi ed esprimere al partner anche ciò che magari è meno condiviso e più difficile da accettare.
Ma come fare per esprimere senza ferire? Un primo suggerimento utile potrebbe essere quello di usare il “messaggio Io”. Il “messaggio Io” o in prima persona ideato dallo psicologo Thomas Gordon consiste nel comunicare esprimendo i propri sentimenti, bisogni, desideri, aspettative anziché accusare l’altro.
Il concetto chiave del “messaggio Io” è “Io sento”, piuttosto che “Tu sei”. Quando invece la persona non si assume la responsabilità di essere portatrice dei suoi sentimenti o delle sue emozioni, ricorre a forme direttive di interazione quali constatazioni generali, domande accusatorie, razionalizzazioni, interpretazioni.
Come si struttura il messaggio in prima persona? Si parte con una descrizione del comportamento, ad esempio anziché dire “tu mi fai arrabbiare”, si inizia la frase rivolta all’interlocutore descrivendone prima il comportamento, e cioè “quando tu arrivi in ritardo”, poi, la descrizione dell’effetto che provoca questo comportamento dal punto di vista oggettivo: “io provo rabbia”. Con il “messaggio Io”, non si colpevolizza l’altro, non si parla dell’altro, ma all’altro.
Tale tipo di comunicazione ha una sua struttura precisa e quattro passaggi:
- Quando tu…(e si descrive il comportamento che disturba, in modo concreto, specifico e circostanziato)
- Io mi sento…(e si descrivono le proprie emozioni)
- Perché… (e si descrive il motivo delle proprie emozioni)
- E ti chiedo di…(e si descrive il comportamento desiderato)
Con il “messaggio Io” ci si assume la responsabilità di ciò che si prova. Può sembrare che si adotti una posizione di debolezza, manifestando ad esempio che si è feriti ed esprimendo un proprio bisogno; in realtà è invece una posizione forte, di chi con fermezza manifesta una necessità o che venga rispettato un suo diritto senza aggredire o insultare, ma portando l’altro a ragionare sul proprio comportamento. È una tecnica spesso efficace in una comunicazione di coppia perché rende più probabile che l’altro, senza doversi difendere o controbattere, si metta davvero in ascolto e comprenda gli effetti dei suoi comportamenti, inducendolo con più facilità a modificarli. Le relazioni umane diventano più significative quando i partners si introducono come persone autentiche non celando o mistificando ciò che sentono.
Esprimere le proprie emozioni al partner è inoltre un fattore di protezione per il rapporto di coppia. Huston e collaboratori in uno studio sul futuro di coppie appena sposate hanno trovato che, dopo 5 anni, “la sensibilità emotiva” era il fatto che maggiormente determinava la soddisfazione.
Riuscire ad accedere alle proprie emozioni e comunicarle in maniera autentica permette inoltre di mostrare al partner i propri bisogni e le proprie paure, passando da una situazione di reattività ad una situazione di vulnerabilità. Questo fa una differenza sostanziale. Infatti una cosa è accusare l’altro reagendo, un’altra è parlare di sé. Questo raccontava una coppia alcuni giorni fa.
Michele: “Ho avvertito un salto di qualità nella relazione quando Maria, anziché accusarmi come al solito di rientrare tardi a casa, mi ha detto che per lei è difficile affrontare le ultime ore della giornata da sola quando la stanchezza si fa più sentire. Ascoltare questa sua difficoltà, piuttosto che sentirmi rimproverato, mi ha maggiormente bendisposto nei suoi confronti generando in me un senso di tenerezza”.
Ecco, è proprio questo che accade nelle dinamiche di coppia e in genere relazionali: laddove ci si prende la responsabilità di rappresentare le proprie istanze in una maniera assertiva, ma anche rischiando di mostrare i propri bisogni e le paure, in genere, l’altro si apre all’ascolto e all’accoglienza perché non si sente criticato o messo sotto accusa. È l’esperienza quotidiana e liberante che la reattività allontana e crea muri mentre la vulnerabilità avvicina e genera connessione.