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Come sopravvivere alle coliche di tuo figlio

di Elena Mori

da www.gravidanzaonline.it

@Riproduzione Riservata del,20 febbraio 2020

Questo è il racconto sincero di un periodo duro, quello delle coliche di mia figlia. Le abbiamo provate tutte - anche stalkerare il pediatra per farci dare un rimedio miracoloso - ma alla fine il mantra  “è solo una fase” che ti ripeti in testa per convincerti che passerà non è poi così campato in aria. Perché sì, passa davvero!.-

Come sopravvivere alle coliche di tuo figlio

Sono le 3 del mattino e piange. Poi arrivano le 4, e piange ancora. Le 6, siamo ancora allo stesso punto. E se torno indietro alle 7 di ieri sera, non era uguale?

La storia è sempre questa da un bel po’ di settimane, ormai: c’è la piccola Giulia, due mesi, che strilla come una pazza, il suo papà (Paolo) che fa avanti e indietro e lancia sguardi preoccupati una volta all’una e una volta all’altra e poi ci sono io, Elena: neomamma del figlio numero uno che prima di queste nottate effervescenti non aveva mai sentito parlare di coliche dei neonati.

A dire il vero non avevo sentito parlare neanche di allattamento, ragadi e tutte quelle altre cose che spuntano fuori insieme a un bambino quando nasce, ma la vita ti mette davanti a mille sfide, no?

Questi siamo noi: un quadretto allegro ma incasinato. Sì comincia all’ora che una volta era dell’aperitivo e ora è della tetta o del biberon: anche la ricerca di quello perfetto che evitasse le bollicine d’aria nella pancia di Giulia ci ha fatto impazzire e ci ha spinti a provare ogni modello disponibile sul mercato, facendoci diventare dei tester di tettarelle da 10 e lode.

Ci credereste che una volta anche io ho provato a tirare su dell’acqua da una tettarella per provarlo sulla mia pelle? Alla fine abbiamo visto la luce grazie a un nuovo biberon anti-colica di Sauvinex che ci ha risolto le serate e le nottate…ma è come ci siamo arrivati, a vedere la luce, che resta la parte divertente.

La storia di cui siamo protagonisti tutti e tre ha avuto per settimane lo stesso copione: la piccola si lamenta perché ha male e aria nella pancia – così ci ha detto il pediatra da cui siamo andati circa 7 volte per chiedere consiglio (senza considerare le visite post-nascita) e che già ci odia – e se piange il più delle volte vuole dirci qualcosa o raccontarci un disagio e strilla perché non ha altro modo per farlo.

Così io e il mio compagno, a tutte le competenze che abbiamo sul curriculum guadagnate in anni di studio ne abbiamo aggiunta una nuova di zecca: interpretazione di vagiti di neonato, mescolata a un’innata capacità di intrattenimento.

Alle 4 del mattino queste capacità crollano spesso sotto il peso del sonno, ma avere dei trucchetti per comprendere cosa sta cercando di dirti tua figlia di due mesi aiuta e ti consola. “Se ci sono loro, ce la farai” ti dici, quando capisci che le benedette coliche sono tornate e Giulia non ha nessuna intenzione di smetterla di piangere.

Primo tra tutti: l’amico phon. Quando abbiamo scoperto che esistono app che riproducono i rumori bianchi che piacciono ai bimbi tra cui quello dell’asciugacapelli, abbiamo spento quello vero e cominciato a risparmiare sulla bolletta.

E poi, la barba del mio compagno. Giulia adora vederla muovere come se prendesse vita e più di una volta alle 5 di mattina ho visto Paolo mettersi a fare ginnastica facciale solo per spostare qualche pelo e ipnotizzarla.

Una delle nostre migliori amiche è la canzone Soldi di Mahmood. Perché una bambina di due mesi dovrebbe lasciarsi distrarre da una canzone così complicata questo ancora devo capirlo, ci ho provato a cantarle Pollon Combinaguai ma non ha funzionato.

Lei vuole “Soldi, Soldi” e poi che io e suo padre battiamo le mani in sincrono. In quei momenti smette di piangere e mi sembra quasi di vederla sorridere (grazie, Mahmood). Immaginateci così mentre alle 3 del mattino siamo in cucina alla sola luce della cappa e canticchiamo una canzone pop facendo pure il balletto.

Quando ti dici “andrà tutto bene”

Poi, la svolta. “Andrà tutto bene” (frase che mi sono ripetuta tutte le sere prima di andare a dormire, visto l’andazzo) è arrivata con un biberon anti-colica che stiamo usando in questo periodo in cui abbiamo avviato l’allattamento misto, che dà un po’ di tregua al mio seno nei periodi più difficili e permette anche a Paolo di fare il suo e di trascorrere del tempo con Giulia, attimi in cui io non sono “ammessa”.

Ed è bellissimo perché quello che prima era un qualcosa che legava me e lei adesso è diventato qualcosa che possiamo condividere in tre… e ovviamente mi permette di riposarmi un pochino nel ciclo infinito delle poppate, cosa, che, lo ammetto, non disdegno affatto.

Di bibe ne abbiamo provati a decine – per non parlare di quelli che ho comprato mentre ero incinta totalmente a caso, com’ero ingenua – ma poi abbiamo scoperto il nuovo biberon anti-colica Suavinex ZERØ.ZERØ: a quel punto eravamo disposti a tutto pur di dare tregua alla piccola e dopo mille prove e scambi di tettarella ci siamo messi a cercare un biberon più specifico per il piccolo disturbo di Giulia.

La descrizione del biberon che stiamo usando ora ci ha convinti: è stato brevettato in modo tale che la suzione imiti quella naturale, con uno speciale sacchettino al suo interno che si contrae quando Giulia succhia per evitare che la aria che le provoca le coliche arrivi nel suo pancino.

Così finisce la storia delle coliche più tragicomica di sempre: tra un battito di mani e una ricerca incessante del biberon giusto – ma finita bene – per evitare la parte “tragica”.

Alla fine la svolta è arrivata anche per noi

Al netto dei trucchi per sopravvivere al periodo delle coliche (“Passerà” e “Tranquilla, è solo una fase” sono le due frasi che mi sento dire più spesso dalle amiche che hanno figli in grado di verbalizzare i loro malumori e non piangono soltanto) avere intorno cose e persone in grado di supportarti è una gran consolazione.

Paolo ogni tanto va in pappa perché ci vede disperate entrambe e vorrebbe fare qualcosa, ma la sua barba o il fatto che sia più intonato di me aiutano un sacco. E usare il biberon giusto a cui affidare uno dei momenti più importanti per la crescita di tua figlia non è affatto secondario, tanto più che ti evita di ritrovarti alle 6 del mattino con un neonato urlante in braccio senza sapere bene cosa fare.

Forse è davvero come dicono le mie amiche mamme più navigate, che la frase “è solo una fase” (che fino a ora mi era sembrata una bugia bella e buona) a un certo punto diventa realtà. Passerà davvero e mi mancherà… ehm no, non mi mancherà per niente. Ce la faremo, mi dico sempre più spesso. E sapete che c’è? Ce la stiamo facendo davvero.

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