Cenone da principi nel terminal dell’aeroporto per i senzatetto di Olbia
di Elvira Serra
L’evento a Capodanno si ripete dal 2013. Suor Luigia: «Organizzatori e ospiti sono seduti uno accanto all’altro e questo crea condivisione vera».-
I tavoli hanno le tovaglie rosse, posate e bicchieri brillanti, c’è un dono sopra ogni coperto, in genere articoli da toeletta. La vista è suggestiva: la pista dei voli privati. Il Terminal Eccelsa dell’Aeroporto Costa Smeralda di Olbia, quello destinato a chi viaggia sui jet, per la sera di Capodanno si prepara a ospitare un cenone molto speciale. Ci saranno il porcetto, la zuppa gallurese, il pollo, i salumi e i formaggi, i ravioli, il panettone. Il brindisi si farà con la coca cola o l’aranciata, non si berranno alcolici. A servire tra i tavoli saranno amministratori delegati, dirigenti, impiegati e volontari.
I destinatari di questo trattamento speciale sono i senzatetto di Olbia, quelli che fanno riferimento al dormitorio e al centro umanitario della Caritas diocesana, trenta e ventiquattro letti occupati ogni notte, non sempre dalle stesse persone, perché nel dormitorio, in particolare, si può entrare fino all’esaurimento dei posti. «Abbiamo cominciato cinque anni fa. È stato allora - racconta Silvio Pippobello, ceo di Geasar, società di gestione dell’aeroporto di Olbia - che abbiamo deciso di dare in beneficenza i soldi che impiegavamo ogni anno per i regali e gli auguri di Natale, settemila euro da cui sono nate tre iniziative». Una è stata l’acquisto, dai fornitori abituali dei nove ristoranti e bar dell’aeroporto, di prodotti alimentari per il dormitorio della Caritas: riescono a coprire sei mesi. Un’altra è il mercatino con gli oggetti smarriti e non reclamati dai passeggeri: il ricavato va sempre alla Caritas. La terza è il Capodanno per i senzatetto. Gli ospiti, in genere un’ottantina, sono indigenti, senza fissa dimora, poveri del posto o di etnie diverse, persone che non hanno capacità economica e che già usufruiscono dei servizi della Caritas. Arrivano sempre anche alcune ospiti dell’Istituto Bambin Gesù di Olbia, «ragazze» con disabilità gravi che si esprimono con grande ingenuità, ma sono felici di partecipare alla cena.
Suor Luigia Leoni è una delle anime di questa iniziativa. È stata responsabile della Caritas e di tutto il dormitorio. «La loro idea mi è piaciuta subito perché di cene e di pranzi benefici se ne fanno tanti, ma qui la cosa diversa è che si festeggia davvero insieme, organizzatori e ospiti sono seduti uno accanto all’altro e questo crea condivisione vera. Chi viene si sente importante, ascoltato, tenuto in considerazione». Tra i tavoli non manca mai il vescovo di Tempio-Ampurias, monsignor Sebastiano Sanguinetti. Tutte le religioni «Queste persone sfortunate hanno bisogno di una speranza positiva per il nuovo anno», prosegue il ceo di Geasar, che spiega perché hanno scelto di organizzare il cenone di Capodanno e non il pranzo di Natale. «Vogliamo simbolicamente augurare un nuovo inizio, a partire dal modo di celebrarlo. E poi abbiamo scelto una ricorrenza che potesse andare bene a tutte le religioni». Durante la serata, oltre ai panettoni, viene portata una torta di compleanno: il suo. «Me la fanno trovare sempre, per me è un modo molto speciale di festeggiarlo. Mi fa riflettere, sicuramente stare con loro è una esperienza che regala molto di più a noi. Un anno ci ho trovato il figlio di un amico di mio padre, che ricordavo facesse il commerciante: è la prova di come possa cambiare la vita da un momento all’altro». Tra i volontari c’è Anna Cadoni. «Ogni Capodanno per me è diverso, ed è sempre più bello. Resto impressionata dalla loro educazione, dal rispetto che hanno nei nostri confronti e verso gli altri. Certo, il momento più difficile è quando mi chiedono se ho qualche lavoretto da fargli fare, magari tramite la cerchia delle persone che conosco. Per loro è un circolo vizioso: se dicono di appoggiarsi al dormitorio nessuno gli dà un lavoro, ma è soltanto il lavoro che può dare dignità a ognuno di noi».
da www.corriere.it
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