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CAV - Centro di Accoglienza alla Vita Vogherese ODV

Via Mentana n. 43
27058 Voghera (PV)
Tel: 349 4026282
email: cavvoghera@virgilio.it

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Molino De Torti

@Riproduzione Riservata

Lions Castello Visconteo

di Paola Colombo
da www.avvenite.it
@Riproduzione Riservata del 29 aprile 2024

Il Centro Agape di Reggio Calabria ha avviato un progetto per sostenere donne vittime di violenza, ragazze madri e appartenenti a famiglie di 'ndrangheta, per un aiuto nell'educazione dei figli.-

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Avviato dal Centro Agape di Reggio Calabria un progetto rivolto a dare un aiuto a donne con figli minori che vivono una condizione difficile. Sono le cosiddette madri coraggio, donne di età e situazioni personali diverse, accomunate dal fatto di dovere crescere i figli senza avere un compagno accanto. Donne vittime di violenza, in uscita dai centri di accoglienza, vedove, separate, oppure divorziate o nubili, ragazze madri, donne appartenenti a famiglie di ndrangheta che vorrebbero rompere con il clan di appartenenza, donne che hanno detto no all’aborto accettando coraggiosamente una maternità difficile. Sono volti che raccontano storie di una povertà ancora nascosta, invisibile. Un pianeta complesso e poco conosciuto quello che si rivolge ai servizi sociali o alle associazioni, punta di un iceberg che ha dimensioni ben più vistose. Un numero in crescita anche in Calabria, dove secondo i dati Istat sono circa 30.000 il numero delle madri sole.

Ma al di là dei numeri, che contano relativamente quando si è di fronte a persone, chi sono queste donne? Per Giusi Nuri responsabile del progetto e presidente della Coop Soleinsieme, sono donne coraggiose, perché in contesti difficili, scelgono di portare avanti il ruolo genitoriale senza avere alcuna rete parentale su cui potere contare e senza alcuna sicurezza. Con il problema del lavoro, quando, con fatica, decidono di avviare un percorso di autonomia, qualsiasi sia il loro titolo di studio, (comunque solitamente basso), spesso senza avere avuto una formazione professionale, non trovano altro che attività di badanti, cameriere, donne delle pulizie, commesse nel migliore dei casi, ma quasi tutte soggette a sfruttamento pesante, senza alcuna assicurazione sociale né antinfortunistica.

Un caso a parte è quello delle donne straniere extracomunitarie, ad eccezione del gruppo delle orientali, solitamente integrato all’interno di famiglie come colf, mentre è drammatica la condizioni delle tante donne di origine africana: normalmente si tratta di persone con cultura medio-superiore, talvolta laureate e con conoscenza di numerose lingue, attirate dal miraggio di una vita migliore, e costrette nel migliore dei casi a lavori umilianti, non di rado in forma clandestina, e senza alcuna garanzia assicurativa ed infortunistica.

Ancora peggiore la situazione delle donne che vivono in contesti di ndrangheta, spesso con il compagno detenuto, che vorrebbero rompere con il clan per assicurare un futuro diverso ai loro figli, donne, ma che hanno bisogno di punti di riferimento. Queste donne vanno avvicinate con cautela e delicatezza e orientate dalle associazioni e dai servizi sociali in collaborazione con il Tribunale per i minorenni

Per Mario Nasone, presidente di Agape, altrettanto drammatica, per tutti, è l’esigenza di un alloggio. Difficile trovarlo, anche perché il reddito d’inclusione non rappresenta una garanzia per i proprietari. E nel settore si incontra tanto sfruttamento. Anche per alloggi miseri vengono richiesti fitti esosi e senza alcun contratto.

Per sperimentare un modello d’intervento su queste fasce di povertà, il Centro Agape ha avviato un progetto denominato “Ali della Libertà”, percorsi di autonomia per madri sole con il sostegno della Fondazione per il cambiamento e di ActionAid. L’attività prevede diversi interventi di sostegno e di affiancamento. Agape ha anche attivato un cento di ascolto e di accompagnamento con psicologi, assistenti sociali, legali. Per Daniela Rossi e Alessandra Lo Presti dell’associazione Tra Noi che stanno curando le attività di sensibilizzazione del progetto con parrocchie ed associazioni, è fondamentale l’attivazione di una rete di famiglie solidali e di appoggio a questi nuclei monogenitoriali. Una forma di solidarietà tra famiglie, per sostenere il compito educativo della madre, per aiutarla anche con piccoli gesti a fronteggiare i problemi della vita quotidiana e dell’educazione dei figli. Le famiglie, ma anche singoli volontari, che offriranno la loro disponibilità potranno frequentare alcuni incontri di preparazione. Sono stati già individuati i primi cinque nuclei madre-bambino per i quali sono state già attivati i primi interventi di aiuto.

Per informazioni: centro Comunitario Agape, tel. 0965/894706 o scrivendo a segr.agape@gmail.com

di Mimmo Muolo
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 19 aprile 2024

Francesco ha ricevuto oltre seimila ragazzi provenienti da tutta Italia, chiedendo loro di essere «artigiani» della convivenza pacifica che non è solo assenza di guerra. «Non perdete tempo sui social».-

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Un momento dell'udienza alle Scuole per la pace - ANSA

Il Papa chiama i bambini, i ragazzi e i giovani di oggi a «essere artigiani di pace» e « protagonisti e non spettatori del futuro». Un futuro che non si può costruire da soli ma insieme, ha sottolineato. «Mettersi in rete e fare rete»., Cioè «passare dall'io al noi» e «lavorare per il bene di tutti». In altri termini, ha aggiunto Francesco, si tratta di «essere svegli e non addormentati», dato che l'avvenire «lo si porta avanti lavorando, non dormendo; camminando per le strade, non sdraiati sul divano; usando bene i mezzi informatici, non perdendo tempo sui social; e poi – ascoltate bene – questo tipo di sogno si realizza pregando, cioè insieme con Dio, non con le nostre sole forze». Lo richiede il momento presente in cui «le sfide odierne, e soprattutto i rischi, come nubi oscure, si addensano su di noi minacciando il nostro futuro».

Il Pontefice ha incontrato oltre seimila ragazzi della Rete nazionale delle Scuole per la Pace, promosso dalla "Fondazione Perugiassisi per la cultura della pace", confluiti da tutta Italia a in una affollatissima Aula Paolo VI, colorata da striscioni inneggianti alla pace e al prendersi cura degli altri. Concetti che il Papa ha ribadito anche nel suo discorso, facendo riferimento a queste «due parole-chiave: la pace e la cura. Sono due realtà legate tra loro», ha detto. E poi ha parlato loro di «un sogno collettivo che animi un impegno costante, per affrontare insieme le crisi ambientali, economiche, politiche e sociali che il nostro pianeta sta attraversando». «In questo tempo ancora segnato dalla guerra - ha rimarcato -, vi chiedo di essere artigiani della pace; in una società ancora prigioniera della cultura dello scarto, vi chiedo di essere protagonisti di inclusione; in un mondo attraversato da crisi globali, vi chiedo di essere costruttori di futuro, perché la nostra casa comune diventi luogo di fraternità, di solidarietà e di pace. Vi auguro di essere sempre appassionati di questo sogno».

La pace, ha però spiegato il Vescovo di Roma, «non è soltanto silenzio delle armi e assenza di guerra; è un clima di benevolenza, di fiducia e di amore che può maturare in una società fondata su relazioni di cura, in cui l’individualismo, la distrazione e l’indifferenza cedono il passo alla capacità di prestare attenzione all’altro, di ascoltarlo nei suoi bisogni fondamentali, di curare le sue ferite, di essere per lui o lei strumenti di compassione e di guarigione. Questa è la cura che Gesù ha verso l’umanità - ha quindi sottolineato -, in particolare verso i più fragili, e di cui il Vangelo ci parla spesso. Dal “prendersi cura” reciproco nasce una società inclusiva, fondata sulla pace e sul dialogo». E parlando di pace, il Pontefice ha invitato a pensare ai bambini che sono in guerra, ai bambini Ucraini, ai bambini di Gaza che hanno fame, invitando anche a fare «un piccolo silenzio in cui ognuno di noi pensa a questi bambini».

Il Papa ha poi ringraziato i ragazzi presenti «perché con passione e generosità vi impegnate a lavorare nel “cantiere del futuro”, vincendo la tentazione di una vita appiattita soltanto sull’oggi, che rischia di perdere la capacità di sognare in grande. Oggi più che mai, invece - ha detto Francesco -, c’è bisogno di vivere con responsabilità, allargando gli orizzonti, guardando avanti e seminando giorno per giorno quei semi di pace che domani potranno germogliare e portare frutto». L'appuntamento da tenere presente è quello del Summit del Futuro, convocato a New York dall’ONU per affrontare le grandi sfide globali di questo momento storico e firmare un “Patto per il Futuro” e una “Dichiarazione sulle generazioni future”. «Si tratta di un evento importante, e c’è bisogno anche del vostro contributo perché non rimanga soltanto “sulla carta”, ma diventi concreto e si realizzi attraverso percorsi e azioni di cambiamento».

L'augurio finale del Papa - che poi è sceso tra i ragazzi, pur spostandosi sulla carrozzella, stringendo mani e distribuendo sorrisi, carezze e incoraggiamenti - è che «vi stia sempre a cuore la sorte del nostro pianeta e dei vostri simili; vi stia a cuore il futuro che si apre davanti a noi, perché possa essere davvero come Dio lo sogna per tutti: un futuro di pace e di bellezza per l’umanità intera».

All'incontro con il Papa hanno preso parte 137 scuole della pace provenienti da 94 città. Erano presenti tra gli altri Flavio Lotti, presidente della Fondazione, e padre Enzo Fortunato, che ha ricordato l'appuntamento della Giornata mondiale dei bambini il 25 e 26 maggio prossimi. Canti e testimonianze si sono alternati durante tutta la mattinata. E alla fine i seimila hanno intonato "Non abbiamo paura, we are not afraid". Un proposito di pace anche questo.

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di Roberta Raviolo
da www.bimbisaniebelli.it
@Riproduzione Riservata del 19 aprile 2024

Luoghi divertenti, pensati espressamente per i più piccoli e che offrono molti vantaggi per la crescita cognitiva e l’apertura mentale. Vediamo le motivazioni e parliamo dell'iniziativa " Un, due, tre...Musei" di Regione Lombardia che regala l'abbonamento ai musei per famiglie e bambini.-

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musei per bambini sono una parte importante dell’offerta culturale del nostro Paese. Inoltre sono un insostituibile strumento di crescita e di apertura sociale per i più piccoli. Stimolano la curiosità e lo spirito di osservazione, favoriscono la maturazione cognitiva, educano al bello e al rispetto del patrimonio comune. Per questo è importante frequentare i musei per bambini fin dai primi anni di vita dei piccoli, scegliendo i percorsi più adatti, cercando di coinvolgerli senza forzarli e approfittando delle iniziative che nascono per avvicinare i più piccoli alla cultura. Vediamo come.

Musei per i bambini, un’esperienza di crescita

L’Italia è una nazione dove la bellezza è a cielo aperto, grazie al suo passato di storia e cultura. In quasi ogni cittadina sono presenti monumenti, chiese ricche di opere d’arte, siti archeologici. Nel nostro Paese esistono anche molti musei per bambini da visitare con tutta la famiglia. È un’esperienza consigliabile a tutti perché si tratta di un’opportunità comunque positiva. Perché portare i bimbi al museo?

  • Le visite al museo rappresentano un’occasione culturale che aumenta e integra l’offerta didattica esclusivamente scolastica. I piccoli capiscono che il concetto di “apprendere” può esplicarsi anche al di fuori delle mura scolastiche, in modo vivo e coinvolgente.
  • I bambini sono spontaneamente abituati alla bellezza, tanto è vero che sono attratti da un paesaggio, da un cucciolo, da un fiore. In un museo dedicato a loro o in un antico castello i bambini ritrovano tutto questo in una dimensione nuova, di carattere ludico-ricreativo, spesso multisensoriale per la possibilità di vedere, ascoltare, interagire con supporti tecnologici.
  • Andare in un museo per bambini è anche un momento di coesione, che appiana le differenze sociali tra i piccoli perché si rivolge a tutti indistintamente. Abbatte le barriere e contrasta la povertà culturale, abituando fin dall’infanzia all’apertura mentale e all’accoglienza.
  • Il personale dedicato a mostre, esposizioni e musei per bambini è specificamente formato per porsi in modo comprensibile e accattivante, stimolando la curiosità dei più piccoli e spingendoli quindi a fare domande, ad approfondire un tema, a sviluppare gusti e interessi personali.

Come coinvolgere i bambini in una visita al museo

Una visita al museo è sempre un modo intelligente di trascorrere tempo di qualità con i propri figli, anche in giornate di pioggia, come alternativa al gioco in casa, al cinema o agli spettacoli teatrali pensati per i bambini. Non sempre, però, i piccoli si mostrano entusiasti all’idea di andare a visitarne uno. Spesso infatti si immagina il museo come un luogo noioso, in cui si è costretti a stare immobili trattenendo la propria vitalità. Ecco come fare per prepararli a una visita davvero indimenticabile.

Aspettare l’età giusta

E’ bene scegliere l’età giusta per portare il piccolo al museo. In teoria, ci si può andare anche con un neonato, ma è solo dai 4-5 anni in poi che i bimbi iniziano ad avere una sufficiente maturità cognitiva, una minima capacità di concentrazione e uno spirito di osservazione abbastanza sviluppato per cogliere le informazioni che gli vengono proposte. Andarci quando sono molto piccoli però aiuta loro ad allenarsi alla curiosità e abituarsi a frequentarli.

Invitare qualche amico

Se il bambino si mostra poco interessato, si può proporre una visita di gruppo, con qualche compagno di scuola e un paio di genitori. In questo modo il piccolo si sentirà maggiormente coinvolto e vivrà questa esperienza con più curiosità.

Stimolare il suo interesse

È consigliabile stimolare la sua fantasia cercando sui libri o in rete immagini e informazioni in tema con il museo che si andrà a visitare. Se, per esempio, si pensa di andare a visitare un museo di storia naturale, può essere divertente cercare con il bambino immagini e notizie di dinosauri, animali preistorici, rettili estinti e così via. Una volta nelle sale, sarà divertente cercarli nelle teche e nelle riproduzioni.

Scegliere il tema adatto

Anche l’approccio al museo è importante e può condizionare il rapporto del piccolo con questo tipo di istituzioni. Per questa ragione è bene scegliere proprio un museo dedicato specificatamente ai più piccoli o, al limite, qualcosa che possa stimolare la sua fantasia. Un’esposizione di quadri antichi è davvero troppo seria, mentre un castello medioevale può essere lo sfondo di racconti fantastici e una mostra di arte astratta può rivelarsi colorata e coinvolgente.

Un’iniziativa per i bambini in Lombardia e Valle d’Aosta

Proprio pensando ai bambini e alle famiglie il progetto «Un, due, tre…Musei!», nato dalla collaborazione tra Regione Lombardia, Associazione Abbonamento Musei e Oratori diocesi lombardo, vuole favorire l’avvicinamento di bambini e ragazzi al mondo della cultura. Dopo la pandemia infatti si è verificato un brusco calo delle visite ai musei, e per questo motivo si vuole rendere l’accesso alla portata di tutti.

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Circa 8000 nuclei famigliari riceveranno un abbonamento annuale gratuito valido in 249 musei tra Lombardia e Valle d’Aosta, con la possibilità quindi di visitare luoghi unici come la Pinacoteca di Brera, il museo della carta di Toscolano Maderno vicino a Brescia, il Palazzo Te a Mantova, il Forte di Bard in Val d’Aosta e molti altri luoghi unici che apriranno gratuitamente le porte a bambini e ragazzi tra i 6 e i 13 anni che frequentano gli oratori coinvolti nell’iniziativa. 
La tessera gratuita sarà annuale per i giovanissimi, mentre quella dell’accompagnatore adulto avrà validità bi-mensile e potrà essere estesa a un anno a prezzo agevolato. Si tratta di una iniziativa importante che potrà dare origine ad altri eventi dello stesso genere in tutta Italia e valida da aprile a fine dicembre 2024.

In breve

I musei per i bambini sono veri e propri mondi da scoprire, pensati espressamente per i piccoli dai 4-5 anni in poi: stimolano l’apertura mentale, aiutano a sviluppare il gusto personale, abbattono le barriere sociali e culturali. In Italia, oltre ai numerosi musei dedicati ai bambini, continuano a nascere iniziative che favoriscono l’avvicinamento dei più piccoli alla cultura, come il progetto “Un, due, tre…Musei!” della Regione Lombardia.

da www.vogheranews.it
@@Riproduzione Riservata del 17 aprile 2024

VOGHERA – Per gli amanti del trekking dal 28 al 31 maggio è possibile partecipare alla traversata della Via del Sale. Per gli interessati il ritrovo è alla Stazione FS di Voghera.

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La partenza sarà invece da Castellaro o da Colle Seppa. Le tre tappe saranno, Capanne di Cosola, Torriglia e Uscio, con arrivo a San Fruttuoso e partenza con il battello alla volta di Camogli.
Il rientro a Voghera in treno nella serata del 4° giorno.

La gita prevede 3 pernottamenti a mezza pensione in albergo o B&B; e il trasporto di piccolo bagaglio personale con auto al seguito. Le prenotazioni vanno fatte entro il 20 aprile 2024.
Per informazioni più dettagliate: scrivere o telefonare a Mario Panizza (mario.panizza@libero.it tel. 3917302479) accompagnatore ambientale escursionistico professionale.

da www.vogheranews.it
@Riproduzione Riservata del 18 aprile 2024

VOGHERA – Per il 160° anniversario del Collaudo definitivo della Caserma di cavalleria, nel fine settimana in città si terrà una tre giorni culturale in onore del monumento vogherese.

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A seguire il programma

VENERDÌ 19 APRILE 2024
Mattinata riservata alle scuole.
Conversazione sulla caserma di cavalleria e visita guidata all’ex quartiere militare a cura di Pier Vittorio Chierico

SABATO 20 APRILE 2024

ore 16:00
Presso la sala conferenze del Museo Storico G. Beccari via Gramsci 1/bis a Voghera, la presentazione del libro “Voghera, soldati a cavallo Storia di una caserma e dei suoi reggimenti” di Pier Vittorio Chierico.

DOMENICA 21 APRILE 2024

ore 15:30 – 18:00
Le uniformi dei soldati a cavallo di guamigione a Voghera.
Mostra delle opere a tempera di Tino Vescovo della collezione conservata presso il Museo Storico Beccari
(visitabile anche venerdì mattina e sabato pomeriggio).
ore 16:00
Conversazione sulla caserma di cavalleria e visita guidata all’ex quartiere militare a cura di Pier Vittorio Chierico

da www.vogheranews.it
@Riproduzione Riservata del 18 aprile 2024

VOGHERA – Domenica 21 aprile sarà un giorno speciale per il Tempio Sacrario della Cavalleria italiana di Voghera. Proprio nella ricorrenza di san Giorgio sarà infatti inaugurato il percorso storico e didattico dedicato alla chiesa più antica della città, la cosiddetta “chiesa rossa”. Lo rende noto la Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia, che sarà presente con il presidente Giancarlo Albini.

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Il percorso arriva al termine (quasi) dei lavori di riqualificazione dell’area esterna del Tempio, che sono stati co-finanziato dalla Fondazione, grazie ai fondi territoriali di Fondazione Cariplo, con un contributo di 24.000 euro all’interno del II Bando del 2023 dedicato al settore della “tutela, promozione e valorizzazione di beni di interesse storico e artistico”.

Un progetto nato dall’idea del cancelliere del Tempio Giovanni Giorgi. La direzione dei lavori, invece, è stata affidata all’atelier di architettura di Melegnano di Luigi Carafoli. Fra gli sponsor la patronessa benemerita Gabriella Lanzuolo Gandini, recentemente scomparsa, che ha devoluto le sue offerte in ricordo del colonnello Luigi Lanzuolo, ultimo comandante del Reggimento “Cavalleggeri di Monferrato” alla cui memoria sarà dedicata la riqualificazione.
Come molti già sanno, attorno al Tempio si estende un’area verde, che è stata riqualificata attraverso la sistemazione del terreno sul quale è stato tracciato un percorso didattico, storico e culturale.

Sono infatti oggi presenti 7 totem illustrativi (che spiegano le origini del Tempio e gli eventi storici della gloriosa Arma di Cavalleria), che segnano il camminamento pedonale in pavimentazione graniglia calcarea calcestre con cordoli di contenimento interrati, di circa 60 metri.

Completano il progetto un’isola circolare posta frontalmente alle panchine in acciaio cor-ten; il ripristinato del manto erboso e delle essenze arboree; l’impianto di illuminazione notturno con lampade a led.
Il percorso potrà essere visitato di giorno, in particolare ogni domenica mattina, quando il Tempio è aperto ai turisti; oltreché in occasione di richieste specifiche.
Una particolare attenzione è stata rivolta ai gruppi e alle scolaresche accompagnate dai loro docenti che, sempre più frequentemente, si recano al monumento e, per questo motivo, è stata pensata un’area con panchine, in modo tale da permettere un ascolto della guida nelle migliori condizioni.

Tutta la comunità è stata coinvolta in questa iniziativa di valorizzazione, fra cui il Comune di Voghera che ha rilasciato il benestare ai lavori facendosi anche carico di supportare l’esecuzione di alcune sue fasi. Insieme al Comune – come detto – hanno partecipato l’impresa di costruzioni vogherese e l’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria con i suoi associati che si sono fatti carico personalmente delle incombenze organizzative e delle spese relative alla stesura del progetto stesso.
L’evento di domenica prossima prenderà il via alle ore 10.

Spiega il Priorato “Il prossimo 21 aprile, presso il Tempio Sacrario della Cavalleria in Voghera, si terrà la solenne celebrazione di San Giorgio, Patrono Celeste di tutti i Cavalieri d’Italia. Al termine della cerimonia religiosa seguirà l’inaugurazione del Percorso Storico “La Cavalleria dal XVII al XX secolo”, dedicato al Col. Luigi Lanzuolo M.O.V.M., attualmente in fase di completamento”.

(fonte Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia)

di Costanza Oliva

da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 18 aprile 2024

Gli specialisti guidati dal direttore del Dipartimento di Pediatria dell'ospedale Buzzi, chiedono al sindaco che la statua sia valorizzata: «È un messaggio di vita ed è un messaggio per tutti».-

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Statua della donna che allatta il suo bambino - ANSA

«È un messaggio di vita», non di parte. Ed è un messaggio più che mai importante. I pediatri milanesi prendono posizione e difendono la statua raffigurante la donna che allatta il suo bambino al centro delle polemiche nei giorni scorsi. Capofila, il direttore del dipartimento di Pediatria dell’ospedale dei bambini Buzzi di Milano, Gian Vincenzo Zuccotti, che il testo ha deciso di inviare al sindaco di Milano Beppe Sala in persona, in questi giorni impegnato a decidere con la sua giunta dove collocare la statua.

L’opera in bronzo “Dal latte materno veniamo”, realizzata da Vera Omodeo, è presto stata rinominata la statua della discordia. I figli dell’artista avrebbero voluta donarla alla città di Milano affinché venisse esposta in una piazza intitolata a un’altra donna, Eleonora Duse. Ma la commissione tecnica di Palazzo Marino, che si occupa di valutare le opere d’arte da inserire negli spazi pubblici, ha bocciato la proposta all’unanimità perché «rappresenta valori certamente rispettabili ma non universalmente condivisibili da tutte le cittadine e i cittadini». Dichiarazioni che hanno suscitato polemiche sia nel Centrodestra che nel Pd, in maggioranza in Consiglio comunale.

I pediatri sottolineano nella lettera che «la maternità non può essere un tabù ed è la cosa più naturale che ci sia». Un messaggio chiaro indirizzato al sindaco Giuseppe Sala, che peraltro aveva dichiarato di essere rimasto in prima persona sorpreso dalle dichiarazioni della Commissione, alla quale avrebbe chiesto di riesaminare la decisione. La statua era poi stata “invitata” in Senato dal presidente Ignazio La Russa e alla Regione Lombardia dall'assessora alla Cultura Francesca Caruso.

Il gruppo di medici specialisti è convinto che «la proposta di esporre la statua di Vera Omodeo a Milano, nel contesto di un pubblico luogo, aperto a tutta la cittadinanza, come era stato inizialmente proposto, sia una idea valida, condivisibile e di grande significato civile specie in questo momento storico». La questione del luogo in cui collocare la statua è ancora aperta. Il sindaco Sala aveva fatto sapere, tramite il proprio profilo su X, che si stava valutando l’ipotesi di ospitarla nei giardini che circondano l’ospedale Mangiagalli. Il primo cittadino aveva sottolineato che si sarebbe trattato di un «gesto oltremodo simbolico, proprio in questo momento storico in cui la denatalità è uno dei problemi principali del nostro Paese».

Anche il tema della denatalità viene affrontato con forza nella lettera dei pediatri, che sottolinea come l'esposizione pubblica della statua sia proprio un’occasione per riparlare di maternità in questo periodo così difficile: «È un modo per sensibilizzare, per dare un ruolo centrale alla maternità, alla donna e anche all'allattamento». Ricordano anche il ruolo fondamentale dell’allattamento come prima fonte di protezione del neonato. I pediatri ritengono che «l'atto di allattare il proprio bambino, e renderlo visibile all'esterno può avere oggi un significato più grande: ci può fare riflettere sul valore complessivo della maternità, in un mondo nel quale i bambini sono sempre meno e la sensibilità su questo tema è sempre più appannata». Anche per questo, riprendono i medici nella loro lettera, «come pediatri milanesi, da sempre sensibili ai temi della maternità, della salute fisica e mentale del bambino e della sua famiglia, riteniamo che portare questo tema umanitario all'attenzione delle istituzioni cittadine e dei milanesi tutti sia non solo importante, ma doveroso». Il dottor Zuccotti e i suoi colleghi ci tengono a precisare: «Non si vuole affatto stigmatizzare chi non riesce ad allattare, perché ci sono alcune donne che purtroppo, per motivazioni pur molto contingentate, non possono farlo e non vanno certo fatte sentire inadeguate». Ma quella statua serve, e serve a tutti.

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di Mario Pischetola

da www.chiesadimilano.it
@RiproduzIone Riservata del 18 aprile 2024

Il 25 e il 26 maggio a Roma festa all'Olimpico e Messa in San Pietro (per partecipare iscriversi entro il 21 aprile). Ma si potrà vivere l'evento anche nella propria comunità, secondo le indicazioni per l'animazione e la preghiera fornite dalla Fom.-

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Gli oratori ambrosiani celebreranno la prima Giornata mondiale dei Bambini (GMB), in comunione con papa Francesco che l’ha indetta per sabato 25 e domenica 26 maggio. Come previsto dal Dicastero per la cultura e l’educazione, a cui è stata affidata l’organizzazione e la promozione dell’evento, la Giornata si celebrerà a un duplice livello: universale, con sede a Roma, e diocesano, lasciando l’organizzazione alla creatività delle singole comunità e ponendosi in sintonia con il desiderio di papa Francesco di incontrare i bambini e le bambine di tutto il mondo.

Le parrocchie e le comunità, i gruppi e le famiglie che vorranno partecipare agli eventi di Roma, in particolare al pomeriggio di festa allo Stadio Olimpico di sabato 25 maggio, dovranno iscriversi entro domenica 21 aprile sul sito www.giornatamondialedeibambini.org (seguendo le istruzioni per la registrazione), per assicurarsi i posti che saranno richiesti. Chi andrà a Roma, alla festa all’Olimpico e alla Messa della domenica 26 maggio in piazza San Pietro, rappresenterà i bambini del mondo e parteciperà al cuore dell’iniziativa. A chi non andrà a Roma la Fondazione Oratori Milanesi propone di celebrare in oratorio la Giornata nell’ambito di una festa finale dell’anno oratoriano, da fissare in coincidenza con le date indicate dal Papa: si potrà così condividere con i bambini e le bambine che saranno a Roma la dimensione della festa e lo spirito della proposta, che mette al centro i bambini nella logica della comunione e dello “stare insieme” secondo lo stile del Vangelo.

Il Papa: «Dobbiamo tornare come voi»

Rivolgendosi direttamente a loro, papa Francesco ha scritto il suo primo Messaggio per la Giornata Mondiale dei Bambini che fa comprendere la “portata” dell’iniziativa: «Ci ricordate che siamo tutti figli e fratelli, e che nessuno può esistere senza qualcuno che lo metta al mondo, né crescere senza avere altri a cui donare amore e da cui ricevere amore». Parlando ai più piccoli, il Papa dimostra di parlare a tutti, richiamando la necessità di “tornare come bambini”: «Gesù ci dice: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5); sono le parole che ho scelto come tema per la vostra prima Giornata mondiale. Queste parole ci invitano a diventare agili come bambini nel cogliere le novità suscitate dallo Spirito in noi e intorno a noi. Con Gesù possiamo sognare un’umanità nuova e impegnarci per una società più fraterna e attenta alla nostra casa comune, cominciando dalle cose semplici, come salutare gli altri, chiedere permesso, chiedere scusa, dire grazie. Il mondo si trasforma prima di tutto attraverso le cose piccole, senza vergognarsi di fare solo piccoli passi».

Le sollecitazioni del Papa nel suo Messaggio, richiamando anche le sofferenze dei bambini in tantissime parti del mondo, aiuteranno a impostare la Giornata nelle comunità, mettendo al centro naturalmente la celebrazione dell’Eucaristia e considerando alcuni momenti di animazione e di gioco, in cui le diverse generazioni comunicano il desiderio di «crescere insieme».

CAV Voghera

L'Associazione Vogherese di volontariato, che aiuta gratuitamente la donna in difficoltà ad accogliere la vita, superando le difficoltà.

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