Bambini e Coronavirus: osservazioni e riflessioni
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Il Coronavirus ha colpito il nostro Paese rendendo necessari cambiamenti e trasformazioni che, in particolar modo, hanno coinvolto la vita familiare. Come è stata vissuta la pandemia dai più piccoli e cosa resterà loro da raccontare?
Il lockdown ha determinato una sospensione della routine frenetica dei bambini, dando spazio invece a un lungo tempo entro le mura domestiche in compagnia di mamma e papà. È proprio all’interno di questo contesto che è stato possibile scoprire quanto stava accadendo nel mondo.
Fin dai primi anni di vita, i discorsi degli adulti sono una grande fonte di apprendimento: non solo le parole, ma anche tutto ciò che le sostiene, come le emozioni e le intenzioni, viene captato e utilizzato per costruire l’architettura infantile della realtà, che talvolta è fantasiosa e che in certi casi può tuttavia risultare anche spaventosa.
Nel corso della pandemia, infatti, sempre più bambini hanno manifestato difficoltà legate al sonno, all’alimentazione oppure regressioni rispetto a conquiste evolutive che hanno suscitato particolare preoccupazione negli adulti. Il corpo, in età evolutiva, è il mezzo privilegiato per esprimere se stessi e le proprie fatiche: in questo senso, i fenomeni di somatizzazione possono essere letti come sintomi di un malessere del bambino, malessere legato alla particolarità del contesto nel quale sta vivendo. Al tempo stesso, anche l’attuazione di piccoli rituali di stampo ossessivo-compulsivo (come, ad esempio, controllare più volte che la porta di casa sia ben chiusa) può essere un modo per esprimersi in questa situazione, finalizzato in particolare a difendersi da paure, perdita di controllo o ansia. I cambiamenti avvenuti con l’emergenza sanitaria hanno, quindi, creato disordine nella routine dei bambini, i quali hanno bisogno di ritrovare una stabilità: tutto questo si può tramutare in azioni ripetitive e comportamenti peculiari.
Ecco perché è importante che gli adulti siano disposti ad ascoltare e accogliere la lettura dei piccoli. Poter offrire loro un senso alle parole sentite e spiegazioni adatte all’età può aiutarli a conoscere una realtà meno spaventosa e a scacciare ansia e paure.
Inoltre, non solo preoccupazione e paura hanno caratterizzato le giornate infantili durante la quarantena, ma anche rabbia, noia e gelosia dovute alla condizione di reclusione e all’impossibilità di giocare con mamma e papà, in quanto immersi nello smartworking o in aiuto ai fratelli più grandi per la didattica online!
Certamente ci saranno effetti sui piccoli testimoni del momento, data la sua criticità, ma sarà possibile conoscerli solo una volta che l’evento, che si presenta e si caratterizza come traumatico, sarà stato elaborato. In ogni caso, è vero anche – ed è bene ricordarlo – che gli adulti possono aver trasmesso ai bambini, in maniera sensibile e utilizzando discorsi adeguati all’età, le regole fondamentali richieste da questo periodo, e possono aver inoltre supportato i figli anche nella regolazione delle emozioni: questo avrà un impatto sulla percezione dell’emergenza sanitaria, ma anche su pensieri, sensazioni e comportamenti che in futuro rimarranno ai più piccoli.