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«ABBIAMO BISOGNO DI MITEZZA, NON DI AGGRESSIONE E DIFESA»

di Annachiara Valle 
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 01 novembre 2020
 

Papa Francesco ricorda che soprattutto oggi, quando nella vita mondiale e quotidiana cresce l'aggressività, dobbiamo essere uomini e donne miti, capaci di ascoltare e rispettare.-


«In questo momento della vita anche mondiale dove c’è tanta aggressività, anche nella vita di ogni giorno  quello che esce da noi è l’aggressione, la difesa. Abbiamo bisogno di mitezza per andare avanti nel cammino della santità. Ascoltare, rispettare, non aggredire, mitezza». Papa Francesco, nella festa di tutti i Santi spiega due delle beatitudini che «sono la via della santità» Ricorda la seconda: «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati», sottolineando che «sembrano parole contraddittorie, perché il pianto non è segno di gioia e felicità. Motivi di pianto e di sofferenza sono la morte, la malattia, le avversità morali, il peccato e gli errori: semplicemente la vita di ogni giorno, fragile, debole e segnata da difficoltà. Una vita a volte ferita e provata da ingratitudini e incomprensioni. Gesù proclama beati coloro che piangono per queste realtà e, nonostante tutto, confidano nel Signore e si pongono sotto la sua ombra. Non sono indifferenti, e nemmeno induriscono il cuore nel dolore, ma sperano con pazienza nella consolazione di Dio. E questa consolazione la sperimentano già in questa vita».
E l’altra, la terza, «beati i miti, perché avranno in eredità la terra», ci dice invece che «la mitezza è la caratteristica di Gesù. Lui stesso dice di sé: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore». Ma chi sono i miti? Papa Francesco spiega che sono «coloro che sanno dominare sé stessi, che lasciano spazio all’altro, lo ascoltano, lo rispettano nel suo modo di vivere, nei suoi bisogni e nelle sue richieste. Non intendono sopraffarlo né sminuirlo, non vogliono sovrastare e dominare su tutto, né imporre le proprie idee e i propri interessi a danno degli altri. Queste persone, che la mentalità mondana non apprezza, sono invece preziose agli occhi di Dio, il quale dà loro in eredità la terra promessa, cioè la vita eterna. Anche questa beatitudine comincia quaggiù e si compirà in Cristo, la mitezza».
La solennità dei Santi ci aiuta proprio a percorrere questa strada affidandoci «al Signore nella povertà di spirito e nell’afflizione», impegnandoci «per la giustizia e per la pace», andando «contro-corrente rispetto alla mentalità di questo mondo, rispetto alla cultura del possesso, del divertimento senza senso, dell’arroganza verso i più deboli». I Santi ci hanno insegnato che è una strada che si può percorrere, sono «modelli sicuri per questo cammino, che ciascuno percorre in maniera unica, irripetibile, secondo la “fantasia” dello Spirito Santo. Basta pensare all’inesauribile varietà di doni e di storie concrete che c’è tra i santi e le sante, che la Chiesa ha riconosciuto nel corso dei secoli e che continuamente propone come testimoni dell’unico Vangelo».
Al termine dell’Angelus papa Francesco torna a pregare per il Nagorno Karabakh e rinnova l’appello per fermare la guerra che sta causando sempre più vittime. Un pensiero anche per la popolazione del mare Egeo colpita dal terremoto e alla Fondazione don Bosco, che anche in tempo di pandemia, non ha fatto mancare l’iniziativa della Corsa dei Santi.
Infine il Papa ha annunciato che celebrerà la messa per i defunti nel cimitero Teutonico, in Vaticano per essere così vicino a quanti «nel rispetto delle disposizioni sanitarie andranno a pregare sulle tombe dei propri cari.

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