«SOLO GESÙ POTEVA AVERE L’AUDACIA DI RIVOLGERSI A DIO CHIAMANDOLO PADRE»
di Antonio Sanfrancesco
Francesco all’udienza generale: chiedere a Dio non è una «forma debole della fede». La preghiera nasce dall’«uomo che ha fame, che piange, che lotta, che soffre e si domanda “perché”».-
Il Padre Nostro è una preghiera «audace perché, se non l’avesse suggerita il Cristo, probabilmente nessuno di noi – anzi, nessuno dei teologi più famosi - oserebbe pregare Dio in questa maniera», rivolgendosi cioè a lui chiamandolo “Padre” come fanno i bambini con il papà.
Il Pontefice invita a prendere esempio da Bartimeo, il cielo del Vangelo che chiede la guarigione a Gesù chiamandolo a gran voce alle porte di Gerico: «Intorno a sé», nota, «aveva tanta brava gente che gli intimava di tacere: “Ma stai zitto! Passa il Signore. Statti zitto. Non disturbare. Il Maestro ha tanto da fare; non disturbarlo. La preghiera non solo precede la salvezza, ma in qualche modo la contiene già, perché libera dalla disperazione di chi non crede a una via d’uscita da tante situazioni insopportabili».
LA PREGHIERA DI DOMANDA È AUTENTICA E SPONTANEA
Bergoglio riconosce che la preghiera è anche ringraziamento e lode a Dio però, avverte, di non «abbracciare la teoria che qualcuno in passato ha avanzato, che cioè la preghiera di domanda sia una forma debole della fede, mentre la preghiera più autentica sarebbe la lode pura, quella che cerca Dio senza il peso di alcuna richiesta. No, questo non è vero», spiega Francesco, «la preghiera di domanda è autentica, è spontanea, è un atto di fede in Dio che è il Padre, che è buono, che è onnipotente. È un atto di fede in me, che sono piccolo, peccatore, bisognoso. E per questo la preghiera, per chiedere qualcosa, è molto nobile. Dio è il Padre che ha un’immensa compassione di noi, e vuole che i suoi figli gli parlino senza paura, direttamente chiamandolo “Padre”; o nelle difficoltà dicendo: “Ma Signore, cosa mi hai fatto?”».
Al termine della catechesi, il Papa ha salutato, tra gli altri, i parlamentari austriaci arrivati a Roma in occasione del bicentenario del canto natalizio Stille Nacht, che, ha detto, «con la sua profonda semplicità, tale canto ci fa cogliere l’evento della Notte Santa». Ai fedeli polacchi ha ricordato che alla Vergine di Guadalupe che si celebra oggi, e che «si vede che è incinta, aspettando il Salvatore», Giovanni Paolo II «ha raccomandato alla sua materna protezione, la vita e l’innocenza dei bambini, soprattutto di quelli che corrono il pericolo di non nascere», ed ha pregato per «il dono della prole per le famiglie senza figli, il rispetto per la vita concepita e l’apertura dei cuori ai valori del Vangelo». Sempre per la «nostra patrona» dell’America Latina, «madre di Guadalupe» Francesco ha salutato in particolare i numerosi pellegrini messicani.
da www.famigliacristiana.it
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