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Santa Marta. Papa Francesco: senza amore e servizio la Chiesa non va avanti

di Alessandro Di Bussolo
Nell'omelia della Messa a Casa Santa Marta, il Papa ha ricordato che nell'Ultima Cena Gesù con l’Eucaristia ci insegna l’amore, con la lavanda dei piedi ci insegna il servizio.-
Gesù con l'Eucaristia ci insegna l’amore, con la lavanda dei piedi ci insegna il servizio, e ci dice che un servo non è mai più grande di quello che lo invia, del padrone. Queste tre cose sono il fondamento della Chiesa. Così papa Francesco nell’omelia della messa del mattino celebrata a Casa Santa Marta, commentando il Vangelo del giorno, nel quale Giovanni riporta le parole di Gesù dopo la lavanda dei piedi.
Nell'Ultima Cena Gesù si congeda dai discepoli, spiega il Papa, con un discorso lungo e bello, riportato da Giovanni e “fa due gesti che sono istituzioni”. Due gesti per i discepoli e per la Chiesa che verrà, “che sono il fondamento, per così dire, della sua dottrina”. Gesù “dà da mangiare il suo corpo e da bere il suo sangue”, cioè istituisce l’Eucaristia, e fa la lavanda dei piedi. “Da questi gesti nascono i due comandamenti – spiega Francesco - che faranno crescere la Chiesa se noi siamo fedeli”.
Il primo è il comandamento dell’amore: non più solo “amare il prossimo come me stesso” ma un passo in più: “amare il prossimo come io vi ho amato”.
“L’amore senza limiti. Senza questo, la Chiesa non va avanti, la Chiesa non respira”. Senza l’amore, non cresce, si trasforma in una istituzione vuota, di apparenze, di gesti senza fecondità. Andare nel suo corpo: Gesù dice come noi dobbiamo amare, fino alla fine.
Amatevi come io vi ho amato e poi il secondo nuovo comandamento, chiarisce Francesco, che nasce dalla lavanda dei piedi: “servite gli uni gli altri”. Lavatevi i piedi gli uni agli altri, come io ho lavato a voi i piedi. Due nuovi comandamenti e un’avvertenza: “voi potete servire, ma inviati da me, mandati da me. Voi non siete più grandi di me”. Gesù chiarisce infatti: “un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato”. Questa e l’umiltà semplice e vera, non “l’umiltà finta”.
La consapevolezza che Lui è più grande di tutti noi, e noi siamo servi, e non possiamo oltrepassare Gesù, non possiamo usare Gesù. Lui è il Signore, non noi. Questo è il testamento del Signore. Si dà da mangiare e bere, e ci dice: amatevi così. Lava i piedi, e ci dice: servitevi così, ma state attenti, un servo mai è più grande di quello che lo invia, del padrone. Sono parole e gesti contundenti: è il fondamento della Chiesa. Se noi andiamo avanti con queste tre cose, non sbaglieremo mai.
I martiri e tanti santi, prosegue il Pontefice, sono andati avanti così: “con questa consapevolezza di essere servi”. E poi Gesù inserisce con un’altra avvertenza: “Io conosco quelli che ho scelto” e dice: “Ma so che uno di voi mi tradirà”. Per questo Papa Francesco conclude consigliando a tutti, in un momento di silenzio, di lasciarsi guardare dal Signore:
È lasciare che lo sguardo di Gesù entri in me. Sentiremo tante cose: sentiremo amore, sentiremo forse nulla… saremo bloccati lì, sentiremo vergogna. Ma lasciare sempre che lo sguardo di Gesù venga. Lo stesso sguardo con il quale guardava a cena, quella sera, i suoi. Signore tu conosci, tu sai tutto.
Come Pietro a Tiberiade: “Tu conosci, tu sai tutto. Tu sai che ti amo, sai cosa c’è dentro il mio cuore”. Amore fino alla fine, è il congedo del Papa, servizio, “e usiamo una parola un po’ militare ma che ci serve: subordinazione, cioè Lui è il più grande, io sono il servo, nessuno può passargli davanti”.
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 26 aprile 2018
 
 
 
 
 
 

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