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I SALESIANI DI SESTO SAN GIOVANNI: 70 ANNI NEL NOME DI DON BOSCO

di Giuseppe Gazzola

Arrivati nella città operaia alle porte di Milano per volere del cardinale Schuster, oggi i Salesiani offrono una proposta scolastica all’avanguardia e soprattutto attenta alla crescita di ogni singolo giovane.-

Compiono «settant’anni di futuro» le Opere sociali Don Bosco di Sesto San Giovanni, nella cintura milanese. Arrivati nel quartiere Rondinella di Sesto in una piccola baracca di fortuna l’8 dicembre del 1948, su invito dell’allora arcivescovo, cardinale Ildefonso Schuster, e con il contributo fattivo della famiglia Falck, i Salesiani festeggeranno il 26 maggio, con tutti i ragazzi, le famiglie e la cittadinanza, il significativo traguardo che hanno raggiunto. Per capire da vicino quali percorsi, desideri e sfide vivono ogni giorno, siamo andati a incontrare la comunità salesiana, i professori, i ragazzi che ogni giorno arrivano alle Opere sociali Don Bosco per frequentare la Scuola media, i Corsi di formazione professionale, l’Istituto tecnico, uno dei licei qui offerti – Scientifico, Scienze applicate, Scienze umane – i corsi di Formazione post diploma (Its).

FORMAZIONE INTERATTIVA

«Appena sono entrata qui, mi sono sentita in famiglia», ci racconta Giulia Mastrapasqua, che sta finendo la terza media. «Restando anche il pomeriggio a studiare, dopo la scuola, con i docenti e i compagni di classe, già dai primi mesi abbiamo creato un gruppo vivo, in cui mi sento a casa». La Scuola media accoglie ogni giorno 540 ragazzi in 18 classi e da tre anni ha compiuto la scelta tipicamente salesiana di muoversi sui territori della novità, come spiega il preside, don Stefano Mascazzini: «Ci siamo tuffati nell’educativo digitale, come vuole un’innovativa progettualità del Ministero dell’istruzione. Con lo strumento digitale interattivo del tablet, i docenti preparano le lezioni in modo nuovo e i ragazzi imparano in modo personalizzato, interagendo attivamente con insegnanti e compagni».
È l’ispirazione quotidiana di Don Bosco, come racconta il direttore dell’Opera, don Elio Cesari, a fare di questo “piccolo universo”, frequentato ogni giorno da qualche migliaio di ragazzi, una «scuola che è più di una scuola»: «Don Bosco concludeva la giornata con il pensiero della “buonanotte” e noi iniziamo ogni giornata di scuola con il “buongiorno”, un pensiero per aprire una finestra di senso che vada oltre le singole materie. Se forniamo un terreno nutriente, i giovani hanno la capacità di fare grandi cose».
Partiti da un piccolo seme, «oggi lavoriamo con 3 mila aziende del territorio. Ma tutto inizia sempre dai ragazzi», spiega il direttore. «In uno dei mille colloqui che faccio ogni anno con le famiglie che iscrivono qui i loro figli, un genitore mi ha raccontato che, senza conoscerci prima, ha incontrato i ragazzi che mandiamo al tirocinio nella sua azienda in Brianza. “Vogliamo che nostro figlio diventi come questi ragazzi”, mi ha detto. Il vero successo è questo, quando la vita dei nostri ragazzi diventa racconto eloquente del nostro impegno, il cuore del futuro che costruiamo».

I RAGAZZI AL CENTRO
Lo conferma Simone Campeggio, 20 anni, alunno del quinto anno del’Istituto tecnico nel corso di “Meccatronica”, che unisce meccanica ed elettronica: «Qui ho incontrato una formazione innovativa, intessuta di tante cooperazioni anche con grandi aziende. Ma è molto preziosa soprattutto la parte “umana”: vengo da un altro liceo, dove ero stato bocciato. Lì non ero seguito né come studente né come persona, qui ci sono date possibilità non solo di recuperare il percorso scolastico, ma di crescere come persone protagoniste».Proprio questo è il segreto di una proposta di fede che, in piena sintonia con la strada tracciata dal prossimo Sinodo dei giovani, non manca di interpellare la libertà dei ragazzi, in questa «scuola che è più di una scuola»: «Per appassionarsi alla vita della fede», conferma don Cesari, «i giovani hanno bisogno di sentirsi protagonisti e non solo destinatari passivi di una proposta, pur buona, che sta tutta nelle mani degli adulti. Insieme, hanno bisogno di incontrare una comunità accogliente, che faccia incontrare Gesù vivo, proprio come ha fatto Don Bosco».
Il ritratto di Don Bosco, appeso ovunque, ispira storie piccole e grandissime come quella di Alessandro Lietti, che qui ha fatto le scuole professionali e oggi è insegnante di laboratorio nel corso di Termoidraulica: «La formazione professionale», dice, «è una carta vincente, contribuire affinché altri ragazzi come me imparino un mestiere spendibile per una vita dignitosa mi rende contento, ogni mattina, di alzarmi per venire a lavorare».

VERSO IL BENE CHE C’È

La stessa passione educativa ha “chiamato”, da Genova e da un lavoro di ingegnere, il professor Andrea Cereda. Coordinatore del progetto di Fondazione Its Lombardia meccatronica, che offre speciali percorsi post-diploma di alta specializzazione tecnica, Cereda svolge anche il ruolo particolare di “consigliere”, una tipicità salesiana: «Oltre ai docenti», racconta, «la nostra scuola mette a disposizione dei ragazzi un catechista-confessore, sempre presente al piano, e la figura particolare di un “consigliere”, un docente che segue ciascun ragazzo globalmente, come persona, negli aspetti disciplinari, nell’andamento scolastico complessivo ma anche nella relazione con compagni, insegnanti e genitori».
Proprio per arrivare a tutte le persone, il primo seme della presenza salesiana a Sesto San Giovanni sono stati e continuano a essere la parrocchia, la Caritas e l’oratorio, come racconta don Giovanni Conti: «La parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice è nata il 7 dicembre 1948 e il 23 maggio 1952 è stata consacrata la chiesa. Oggi siamo “comunità pastorale” di due parrocchie, animate da una comunità di sette salesiani. In un contesto popolare, con una crescente presenza di immigrati, continuiamo come voleva Don Bosco a cercare il punto accessibile al bene che c’è in ogni persona».

IN FESTA IL 26 MAGGIO
Il 26 maggio sarà dedicato alla festa dei 70 anni di presenza dell’Opera salesiana Don Bosco di Sesto San Giovanni. La giornata vedrà l’inaugurazione del Palazzo Schuster con il nuovissimo laboratorio di Industria 4.0 per la formazione professionale e si concluderà alle ore 21 al Palasesto, in piazza Primo Maggio, con un concerto dei The Sun, gruppo di rock italiano che è rinato da una profonda crisi grazie all’incontro con la fede cristiana. Un appuntamento cui sono invitati tutti i giovani (e anche i meno giovani). Il biglietto (10 euro) può essere acquistato presso le Opere sociali don Bosco e il Cinema Rondinella (via Matteotti 425). Info: www.salesianisesto.itwww.70salesianisesto.itwww.thesun.it.

 

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