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MISERICORDES, NASCE L'AMBULATORIO DELLA SOLIDARIETÀ

nella foto: don Massimiliano Canta
di Lorenzo Montanaro

Fondato da don Massimiliano Canta, un sacerdote infermiere, conta sul lavoro volontario di circa sessanta specialisti (medici, infermieri, ma anche farmacisti, tecnici, addetti alla reception), L'esperienza è raccontata sul numero 7 di Famiglia Cristiana in edicola dal 15 febbraio, all'interno di un'inchiesta sugli ultimi, oggi, in Italia: dal Nord al Sud viaggio per le strade degli invisibili. E di chi li aiuta.-

Medici, infermieri e attrezzature di altissimo livello a disposizione di chi non può curarsi, perché troppo povero o troppo fragile. L'ambulatorio Misericordes di Torino è nato con un obiettivo semplice quanto prezioso: offrire cure mediche alle persone più disagiate (uomini e donne senza dimora, stranieri in difficoltà, ma anche famiglie italiane prostrate dalla crisi). E' uno di quei miracoli possibili solo grazie alla dedizione di chi, ogni giorno, dona il suo tempo e la sua professionalità ricevendo in cambio solo un grazie (e certe volte, a essere onesti, neppure quello). L'ideatore è don Massimiliano Canta, prete da 4 anni dopo aver lavorato a lungo come infermiere caposala e responsabile di strutture sanitarie. E' stata proprio questa sua “doppia missione” a mettere in moto il progetto.
Nel 2016, coinvolgendo una decina di amici, il sacerdote ha fondato l'associazione Misericordes Onlus. E dopo mesi di intenso lavoro, grazie al contributo di tanti, l'ambulatorio medico è divenuto una realtà. A dicembre è entrato a pieno regime e ha già offerto assistenza a molti malati. Fin dall'inizio, la Diocesi ha appoggiato il progetto con convinzione.
Quartiere Lingotto, a due passi dagli ex stabilimenti Fiat trasformati in uffici e centri fieristici. Case popolari nate per gli operai, oggi abitate da anziani, famiglie monoreddito e molti stranieri. In via Baiardi c'è una porta di vetro: a prima vista potrebbe celare un negozio o un ufficio come tanti. Invece è una porta che si apre all'accoglienza. L'ambulatorio è equipaggiato con attrezzature all'avanguardia, perché (questo il “chiodo fisso” di don Canta e dei suoi collaboratori) «ai poveri bisogna offrire il meglio». Nello studio dentistico, ad esempio, è presente uno strumento digitale di ultima generazione per l'acquisizione e il trattamento delle immagini. Sterilizzazione e pulizia sono garantite da protocolli rigidissimi e dall'uso di centraline computerizzate. Ma il risultato non è un ambiente freddo e impersonale. Al contrario, le pareti sono decorate con vedute cittadine e l'atmosfera è familiare (soprattutto negli spazi frequentati dai più piccoli). Tante le specialità disponibili, dalla pediatria all'ortopedia, dalla ginecologia all'oncologia.
L'intero ambulatorio si regge sul lavoro di una sessantina di professionisti (medici, infermieri, ma anche farmacisti, tecnici, addetti alla reception), tutti volontari. Sono loro l'anima del progetto. Il lavoro è molto e, avendo a che fare con persone particolarmente fragili, serve un'attenzione particolare. «Non bisogna trascurare nulla. Anche una banale influenza, se contratta da una persona che vive in strada e che è costantemente esposta al freddo, può avere esiti gravi, così come una ferita superficiale, se non medicata a dovere. E' un lavoro di strada, di frontiera» spiega Maria Costanza Calia, oncologa. I pazienti presi in carico arrivano su segnalazione di servizi sociali, parrocchie, centri Caritas, cappellanie di strutture sanitarie e altre istituzioni. La casistica è molto ampia. «Ci sono persone appena dimesse dagli ospedali, che hanno bisogno di aiuto per la convalescenza. C'è chi non può permettersi di pagare un ticket, chi ha bisogno di cure urgenti e si scontra con le lunghe liste d'attesa della sanità pubblica» racconta Vittoriano Petracchini, specialista in medicina interna. A bussare alla porta dell'ambulatorio sono in prevalenza stranieri, «però non mancano i casi di persone italiane rimaste bruscamente senza lavoro». Le cure sono gratuite: «chi può, paga il prezzo simbolico di un euro» spiega don Canta. Odontoiatria e medicina generale i servizi più richiesti.
La salute è al centro, ma non è tutto. La sfida è dedicare attenzione alla persona, nel suo insieme. «L'aspetto sanitario non è che una parte del problema» sottolinea il sacerdote. «Alle spalle ci sono storie complesse, di povertà materiale e non solo. Quando arrivano da noi, spesso i pazienti non conoscono i loro diritti oppure si sono persi nel groviglio della burocrazia. Qui cerchiamo di aiutarli anche in questi aspetti. E mobilitando la nostra rete di amici, compresi alcuni volontari delle parrocchie, puntiamo a contrastare la solitudine e l'abbandono».
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 16 febbraio 2018
 
 

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