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Covid-19: con sforzi fisici intensi contagio più severo

di Miriam Cesta

da www.peopleforplanet.it

@Riproduzione Riservgta del 29 aprile 2020

La gravità dell’infezione può dipendere da quantità di esposizione virale, debolezza immunitaria e sforzo fisico durante l’incubazione.-

Che la debolezza del sistema immunitario sia uno degli elementi in grado di predire la gravità dell’infezione da SARS-CoV-2 è ormai noto: sappiamo infatti che le persone con il sistema immunitario compromesso (ad esempio gli anziani e i soggetti con altre patologie) sono quelle più a rischio. Ma la gravità del contagio può dipendere anche dall’esposizione cumulativa al virus e dallo svolgimento di esercizio fisico intenso e/o prolungato durante l’incubazione.

A rivelarlo è il primo modello scientifico elaborato da tre ricercatori italiani sulla base delle evidenze pubblicate fino ad oggi e descritto nella pubblicazione “The first, comprehensive immunological model of COVID-19: implications for prevention, diagnosis, and public health measures” a cura di Paolo Maria Matricardi (Charité Universitätsmedizin Berlin, Germany), Roberto Walter Dal Negro (National Centre of Pharmacoeconomics and Pharmacoepidemiology di Verona) e Roberto Nisini (Reparto Immunologia dell’Istituto superiore di sanità) e proposto per la pubblicazione alla rivista Pediatric Allergy and Immunology, dove è attualmente in fase di revisione, e pubblicato come pre print sul sito. Secondo lo studio la severità dell’infezione da Covid-19 si potrebbe definire già nei primi 10-15 giorni dal contagio e può dipendere dalla debolezza immunitaria, dall’esposizione virale o da uno sforzo fisico intenso nei giorni dell’incubazione.

Tre fattori da valutare

Secondo lo studio il virus ha maggiori possibilità di contagiarci se:

  • la risposta immunitaria è debole, condizione che si realizza in molti anziani e nei soggetti privi di anticorpi per difetti genetici;
  • l’esposizione cumulativa al virus è enorme, situazione che si realizza per esempio tra medici e operatori sanitari che hanno curato molti pazienti gravi senza le opportune protezioni;
  • si compie un esercizio fisico intenso e/o prolungato, con elevatissimi flussi e volumi respiratori, proprio nei giorni di incubazione immediatamente precedenti l’esordio della malattia: in questo modo si facilita la penetrazione diretta del virus dalle vie aeree superiori alle vie aeree inferiori e negli alveoli.

Grave infiammazione e complicazioni

Se SARS-CoV-2 supera il blocco dell’immunità innata e si diffonde dalle vie aeree superiori agli alveoli già nelle prime fasi dell’infezione, allora può replicarsi senza resistenza locale, causando polmonite e rilasciando elevate quantità di antigeni. La successiva risposta immunitaria adattativa, ritardata, incontrando grandi quantità di virus nel frattempo già replicato in moltissime copie provoca grave infiammazione e innesca reazioni a catena che portano a complicazioni che spesso richiedono la terapia intensiva e in alcuni casi possono causare il decesso.

Un navigatore per la diagnosi

“Il modello – scrive l’Istituto superiore di sanità in una nota – è di per sé un importante passo avanti nella lotta al virus, perché mette insieme tutte le tessere di un enorme puzzle e offre a medici e ricercatori il primo ‘navigatore‘ per meglio orientarsi nella prevenzionediagnosi, sorveglianza e provvedimenti di salute pubblica”. Che, si spera, potrà contribuire a orientare al meglio i provvedimenti mirati alla gestione della seconda fase della pandemia nel nostro Paese.

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