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CAV - Centro di Accoglienza alla Vita Vogherese ODV

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di Alessia Altavilla
da www.bambinopoli.it
@Riproduzione Riservata del 21 settembre 2023

Che la colazione sia un pasto fondamentale è noto. Quello che, forse, non si sa è che proprio la colazione aiuta a prevenire obesità, diabete, ipoglicemia... Anche nei bambini.-

Alzi la mano chi per colazione beve un caffè e via.
E alzino la mano quei genitori con figli che al mattino si limitano a sorseggiare un po' di latte o tè e nulla più.

Eppure la colazione è un pasto importante della giornata, alcuni dicono addirittura il più importante, con effetti positivi per la salute sia per gli adulti che per i bambini.
Saltare la prima colazione, quindi, non solo è sbagliato, ma sarebbe anche dannoso per il benessere con effetti a breve e lungo termine anche importanti.
Ecco almeno 3 ragioni per abituarsi, al mattino, a sedersi a tavola e prendersi il tempo di mangiare, dando al primo pasto della giornata il ruolo che merita.

  • LA COLAZIONE PREVIENE L'OBESITA

    La colazione del mattino è essenziale per tenere a bada il senso di fame e influenzare positivamente l'introduzione corretta delle calorie prevista per la giornata. La maggior parte degli studi sull'argomento, infatti, hanno evidenziato che i bambini abituati a dedicare al primo pasto della giornata il tempo necessario introducendo il corretto fabbisogno energetico giornaliero, corrono meno rischi rispetto agli altri di avere problemi di sovrappeso se non addirittura obesità.
    Inoltre, l'abitudine alla prima colazione aiuta a prevenire la comparsa del diabete pediatrico, una malattia con conseguenze anche gravi sulla salute del bambino.
     
  • SALTARE LA COLAZIONE AUMENTA L'IPOGLICEMIA SECONDARIA

    L'ipoglicemia è il rapido abbassamento del livello di glucosio nel sangue. Le cause sono molteplici, prime tra tutte il diabete. Nei bambini sani, però, spesso è causata da un digiuno prolungato non compensato dalla corretta introduzione di alimenti che vadano a riequilibrare il livello di zuccheri nell'organismo.
    Le conseguenze della glicemia secondaria sono sia fisiche che cognitive: mal di testa, sonnolenza, difficoltà di concentrazione...
    Ecco perché al mattino, dopo il lingo digiuno delle ore notturne, è molto importante abituarsi a mangiare apportando all'organismo circa il 15-20% del fabbisogno calorico previsto per la giornata. La tazza di latte (o, peggio ancora, te) e via non sono sufficienti e non posso essere considerati 'colazione'.
     
  • I BAMBINI CHE NON FANNO COLAZIONE HANNO MENO MEMORIA E SI DISTRAGGONO PIÙ FACILMENTE

    Uno studio effettuato qualche anno fa dalla Clinica Pediatrica dell’Università di Verona ha messo per la prima volta in relazione la colazione alle performance cognitive.
    In particolare, è stato evidenziato che i bambini che saltano il primo passo della giornata hanno meno capacità di attenzione e memorizzazione rispetto a quelli che, invece, fanno una colazione quantitativamente e qualitativamente adeguata.
    In particolare, una colazione ricca di carboidrati complessi e fibre aiuta a mantenere alti i livelli di attenzione e di creatività favorendo un’ottimale utilizzazione del glucosio necessario per mantenere elevati i livelli delle performance cognitive.
    Fondamentale, quindi, soprattutto per i bimbi che frequentano la scuola primaria, educarli sin da piccoli a fare colazione tutte le mattine, dolce o salata è indifferente, ma con il giusto equilibrio di carboidrati, proteine, zuccheri e sali minerali.

di Redazione

da www.orizzontescuola.it
@Riproduzione Riservata del 07 settembre 2023

L’uso improprio degli smartphone tra gli adolescenti è un fenomeno preoccupante. Ma chi è il principale responsabile? Secondo lo psichiatra Paolo Crepet, in un’intervista a Il Messaggero, la colpa ricade sui genitori.-

“Se un ragazzo usa continuamente lo smartphone in maniera inappropriata, compiendo atti di violenza o registrando contenuti discutibili, è responsabilità dei genitori che non lo controllano”, afferma con fermezza.

Crepet sottolinea l’importanza dell’educazione e del rispetto delle regole, sottolineando come a scuola gli smartphone non dovrebbero mai essere utilizzati. Ma come possono i genitori assicurarsi che i loro figli usino le nuove tecnologie in modo appropriato?

Il problema, spiega Crepet, risiede nel fatto che sono spesso gli stessi genitori a desiderare che i propri figli possiedano un cellulare, ignorando o sottovalutando i rischi associati. La questione, sottolinea, dovrebbe essere affrontata a monte. Molte volte, dopo una lunga giornata di lavoro, i genitori potrebbero non avere l’energia per monitorare le attività online dei loro figli. Ma ciò non giustifica la mancanza di responsabilità.

di Riccardo Mensuali

da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 24 agosto 2023

L’articolata analisi di Assuntina Morresi sul tema della maternità surrogata uscita su “Avvenire” martedì 22 agosto ha risposto in maniera puntuale e chiara alle più comuni motivazioni che da qualche parte si levano per giustificare una pretesa eventuale legittimità morale della gravidanza surrogata così detta “solidale”. L’articolo è efficace soprattutto perché mostra che una visione cristiana conduce a posizioni ragionevoli, ben fondate sia per il diritto che per il buon senso. In sintesi, al termine del pezzo, si capisce che nessuna gravidanza per altri potrà mai dirsi solidale. E il “consenso” sta divenendo l’idolo assoluto dei nostri tempi. Se mai fosse possibile completare e perfezionare il discorso, aggiungerei un’ulteriore considerazione.

Dato il benessere e la ricchezza diffusa di tante persone, nel nostro mondo, non ci sarebbe da stupirsi se una donna benestante intendesse veramente rinunciare a qualsiasi pur minimo rimborso spese per i nove mesi di gravidanza, portata avanti a favore di una parente o di un’amica. Il caso va contemplato, non viviamo su Marte e di gente che non ha bisogno di soldi e che intende essere generosa ce n’è. L’eliminazione di qualsivoglia riscontro economico sarebbe sufficiente per gettare una luce benevola e morale sulla gravidanza surrogata? La risposta è un chiaro no. Uno di quei casi, pochi ma essenziali, in cui il progresso tecnico della medicina deve fermarsi davanti al rischio di uno stravolgimento antropologico. Non si dona la gravidanza, si può donare la maternità. Si può fare da madri di figli altrui, bambini, vecchi soli, persone fragili. Si può anche passare per il dramma di non farcela a tenere un figlio proprio tanto da decidere di lasciare che un’altra donna gli diventi madre. Ma il mancato riconoscimento di un figlio che lo rende adottabile è gesto sofferto, è ferita e atto traumatico, come ben sappiamo. Se fosse un “dono”, lo si farebbe volentieri, a cuor leggero.

Oggi si preferisce, o si è costretti a vivere una vita di esperienze che durano quel che riescono e che possono, come in una vita a pezzi, a singhiozzi. Si dirà, allora: che problema c’è a vivere l’esperienza di una gravidanza come un episodio di nove mesi, che fra l’altro fa contenti altri? Ma la gravidanza non è un episodio. È l’inizio di un’intima ed efficace relazione, quella madre/figlio, che rimarrà per sempre e che già comincia a incidere sulla vita di chi nasce così come segna la donna che la porta in grembo. Sono già capitati casi per nulla estremi, di madri surrogate che alla nascita non si sono più volute staccare dal “loro” figlio. Nell’imbarazzo o nell’impotenza di qualunque giudice. Una donna benestante che vuole fare un regalo alla sorella le farà dono di una indicazione, quella che è l’essenza della maternità: prendersi cura di un altro, di altri, di chi è già vittima della cultura dello scarto. Si diventa madri attraverso vie diverse e complesse.

Ma se si rimane incinta, si è madri per sempre, qualunque sia la sorte cui destiniamo il frutto della nostra maternità. Il tema, ad ogni modo, ha una radice su cui varrà la pena riflettere di più, con toni pacifici: il desiderio di dare vita e di prendersene cura. Chi pensa ad avere un figlio, anche se tardi e senza accorgersi dell’assurdità di produrlo, di costruirselo, esprime in fondo un desiderio di vita e di cura. Che non va trascurato ma, con sana creatività, accolto.

di Ylenia Carrassi, Neuropsicomotricista
da www.uppa.it
@Riproduzione Riservata del 29 maggio 2023

In natura nessun animale ha una destrezza manuale pari alla nostra, e sono proprio le abilità fino-motorie, frutto del processo evolutivo, che hanno permesso alla nostra specie di evolversi e adattarsi a ogni tipo di ambiente.-

Cos’è la motricità fine o abilità fino-motoria? Si tratta di una caratteristica dell’essere umano che non ha eguali nel regno animale, ossia la capacità di usare la mano per eseguire movimenti precisi grazie all’uso indipendente delle singole dita e alla coordinazione oculo-manuale. Grazie a questa abilità, indispensabile per uno sviluppo armonico e per il raggiungimento dell’autonomia, possiamo afferrare e manipolare in svariati modi oggetti diversi ed eseguire azioni altamente specializzate ed evolute. 

In questo articolo cercheremo di approfondire come funziona la motricità fine, come si sviluppa e come stimolarla nei bambini.

Cos’è la motricità fine?

Per spiegare in modo semplice cosa si intende per motricità fine possiamo dire che questa abilità viene utilizzata ogni volta che muoviamo in maniera precisa ed efficace le mani e i piedi (e relative dita) e i piccoli muscoli del viso e della bocca. Comunemente, però, quando si usa l’espressione motricità fine (o fino-motricità) si fa riferimento in particolare alle abilità che consentono a ciascuno di noi di utilizzare le dita delle mani per eseguire movimenti coordinati con un elevato grado di destrezza (indicare, prendere un oggetto e utilizzarlo secondo uno scopo, lavarci, vestirci, mangiare, scrivere…). Si tratta di un’abilità complessa che coinvolge sia le capacità motorie (saper utilizzare in maniera selettiva i muscoli), sia la capacità di elaborare le informazioni sensoriali per poi integrarle con il movimento (come la coordinazione oculo-manuale, la coordinazione visuo-motoria, la coordinazione bimanuale).

Le differenze con la motricità grossa (o “grosso-motricità”) risiedono nel fatto che quest’ultima coinvolge principalmente i muscoli lunghi e la muscolatura deputata al controllo della postura, dei movimenti del corpo nello spazio e dello spostamento degli arti; la motricità fine, invece, implica il controllo di piccoli muscoli delle estremità del corpo (polsi, mani, caviglie, piedi, dita…) e serve per compiere movimenti precisi e accurati.

Le abilità fino-motorie sono implicate anche in molte attività che sembrano interessare solo la grosso-motricità: per esempio, calciare una palla o tirarla con le mani sono azioni compiute con la grosso-motricità, ma implicano anche l’utilizzo della motricità fine per eseguire piccoli movimenti e aggiustamenti affinché il gesto risulti preciso e accurato.

Perché la motricità fine è così importante?

Cerchiamo di capire ora perché la motricità fine è importante. In natura nessun animale ha una destrezza manuale pari alla nostra, e sono proprio le abilità fino-motorie, frutto del processo evolutivo, che hanno permesso alla nostra specie di evolversi e adattarsi a ogni tipo di ambiente.

La motricità fine è importante perché ci consente di svolgere le azioni quotidiane necessarie per la nostra sopravvivenza (alimentazione, cura si sé, attività utili per la vita sociale…), ci permette di rispondere alle richieste dell’ambiente e di interagire con gli oggetti e le persone.

Nel processo di crescita e sviluppo, le mani sono di fondamentale importanza per la maturazione psicomotoria del bambino, che attraverso di esse tocca, esplora, manipola e interagisce con sé e con il mondo, raccogliendo così le informazioni necessarie per conoscere il proprio corpo e l’ambiente circostante e creare pian piano un sistema di conoscenze più ricco, complesso e articolato.

Quando ad esempio un lattante impara a prendere un bicchiere e a maneggiarlo, inizialmente lo esplora con la bocca, ma già qualche settimana più tardi è in grado di esplorarlo minuziosamente con le piccole dita, scoprendone tutte le potenzialità; qualche mese più tardi, l’accresciuta destrezza manuale gli permetterà di utilizzare l’oggetto anche per travasi e giochi di precisione.

In età prescolare i giochi che stimolano ed esercitano la motricità fine susciteranno nel bambino interesse e piacere. Lo vedremo quindi spesso intento a incastrare puzzle, infilare, ritagliare, disegnare, modellare, scrivere…

In merito all’importanza dell’esercizio della motricità fine, Maria Montessori ha sottolineato che «la mano è lo strumento espressivo dell’umana intelligenza: essa è l’organo della mente. La mano è il mezzo che ha reso possibile all’umana intelligenza di esprimersi ed alla civiltà di proseguire nella sua opera. Nella prima infanzia la mano aiuta lo sviluppo dell’intelligenza e nell’uomo maturo essa è lo strumento che ne controlla il destino sulla terra».

Recenti studi e scoperte in ambito neuropsicologico hanno messo in luce l’importante ruolo delle abilitá fino-motorie all’interno dell’evoluzione del linguaggio, dello sviluppo del pensiero e dell’apprendimento della letto-scrittura e della matematica.

La motricità fine, quindi, è uno degli strumenti indispensabili di cui il bambino dispone per conoscere il mondo, evolvere nel suo pensiero e crescere in modo armonico.

Come si sviluppa la motricità fine e da quando

Il processo di acquisizione delle abilità di afferramento e prensione degli oggetti è caratterizzato dalla presenza di movimenti inizialmente più “grossolani” che, grazie alla maturazione neurologica e all’esercizio, diventano via via più accurati e precisi.
Ma vediamo nel dettaglio come e quando si sviluppa la motricità fine.

Alla nascita la motricità è caratterizzata da riflessi e automatismi che limitano l’esecuzione dei movimenti volontari, ma la rapida maturazione neurologica permette al bambino di progredire velocemente nelle sue abilità motorie.

Già a 2 mesi, il neonato inizia ad afferrarsi le manine e nelle settimane successive si dedica all’esercizio della motricità globale spontanea. A 4 mesi è in grado di afferrare gli oggetti, per poi portarli alla bocca ed esplorarli. Verso i 6 mesi inizia a ruotare il polso e maneggiare gli oggetti nella loro globalità, con una crescente abilità. A 8 circa impara a rilasciare in maniera grossolana un oggetto per poterne afferrare un altro e a tenere contemporaneamente due oggetti, uno per mano. A 9 inizia a dosare la forza con cui tiene un oggetto e a utilizzare la vista per coordinare i movimenti del braccio.

L’effettivo sviluppo della motricità fine avviene proprio intorno ai 9 mesi, quando il bambino sviluppa la capacità di prendere piccoli oggetti attraverso l’opposizione di pollice e indice: inizialmente è una presa rudimentale, poi (intorno agli 11 mesi) diviene un vera e propria “presa a pinza” eseguita unendo il pollice e la punta dell’indice.

Poco prima del suo primo compleanno, il bambino è in grado di isolare il dito indice per indicare e nei mesi successivi (tra i 12 e i 18) inizia a compiere azioni come tirare fuori/mettere dentro, a utilizzare il cucchiaino, a girare le pagine, a impilare (a questa età si limita a una torre di due cubetti).

Tra i 18 e i 24 mesi apprende ed esegue in modo rudimentale azioni come infilare, svitare, impugnare e usare la matita. Verso i 2 anni è in grado di manipolare la plastilina, usare la forchetta, lavarsi le mani, avvitare, scarabocchiare.

Al suo terzo compleanno il bambino, oltre ad affinare le azioni già apprese, riesce a sbottonare i bottoni, usare le forbici, separare i puzzle.

Durante la scuola dell’infanzia la crescente destrezza manuale permette al bambino di dedicarsi con movimenti sempre più accurati alla manipolazione di piccoli oggetti – per svolgere giochi e attività “statiche”, cioè attività che necessitano di molta attenzione, precisione o ragionamento per essere eseguite e che si possono svolgere “da fermi” (seduti a un tavolo, per terra o in piedi) poiché non prevedono l’utilizzo dell’intero corpo: ne sono un esempio le attività creative (come ritagliare, incollare, modellare, infilare…), le costruzioni (con mattoncini, chiodini, viti e bulloni…), i giochi in scatola (puzzle, giochi di logica o con le carte…).

Tra i 3 e i 6 anni, inoltre, il bambino si specializza nell’uso di diversi strumenti grafici per eseguire disegni, forme e segni grafici (tutte competenze indispensabili per approcciarsi all’apprendimento della letto-scrittura) e si dedica a queste attività sia per creare seguendo  la propria ispirazione, sia per riprodurre o copiare dei modelli.

Al suo sesto compleanno, il bambino sa utilizzare abilmente matite e penne e padroneggia con destrezza ed efficacia le abilità fino-motorie per realizzare ciò che desidera.

Cosa proporre per stimolare la motricità fine

Come abbiamo visto, lo sviluppo della motricità fine avviene gradualmente e viene favorito dal tipo di stimolazione a cui il bimbo è esposto e dalle occasioni di fare esperienza attraverso il proprio corpo e la motricità. Affinché possa acquisire una buona destrezza manuale è importante, dunque, che sia messo nelle condizioni di poter sperimentare e di utilizzare mani e dita fin dalla primissima infanzia.

Lo sviluppo della motricità fine, inoltre, viene favorito da un soddisfacente e corretto esercizio della motricità grossa: ogni bambino, infatti, prima di dedicarsi in maniera importante all’esercizio della destrezza manuale, deve aver soddisfatto il suo bisogno di movimento, affinare le proprie competenze motorie di base e possedere un buon controllo posturale.

A tal proposito, è importante, soprattutto nei primi anni di vita, limitare al massimo l’utilizzo di dispositivi elettronici per permettere ai piccoli di esplorare e conoscere il mondo attraverso il proprio corpo, i sensi e la motricità (sia fine sia grossolana).

Le migliori attività per sviluppare la motricità fine sono quelle che il bambino vive normalmente nella propria quotidianità, le quali, oltre a essere stimolanti, gli permettono di acquisire sempre maggior autonomia grazie all’esercizio dei movimenti necessari all’esecuzione delle azioni abituali.

Seguendo il pensiero di Maria Montessori, la motricità fine viene stimolata e perfezionata attraverso l’esercizio: è fondamentale fornire al bambino occasioni di apprendimento, permettendogli di provare, sbagliare e correggersi, lasciandogli tutto il tempo che gli occorre.

È importante, inoltre, assecondare il desiderio di esplorazione e autonomia del bambino e consentirgli di “provare a fare da solo”, intervenendo il meno possibile e limitando gli aiuti al minimo indispensabile.

Per esempio, un’ottima attività per esercitare la motricità fine di un bambino di 2-3 anni è quella di fargli indossare le scarpine in autonomia: l’adulto metterà il piccolo in condizione di poter fare da solo fornendogli delle scarpe senza lacci e dandogli il tempo per provare a eseguire l’azione, intervenendo quando sarà il piccolo a chiederlo espressamente ed eseguendo (con lentezza, in modo che il bambino possa osservare e coglierne i dettagli) insieme a lui (guidando fisicamente le sue mani) o al posto suo solo le azioni che per lui sono ancora troppo complicate.

Le situazioni e le attività per sviluppare motricità fine sono innumerevoli. Vediamone alcune:

  • afferrare oggetti via via più piccoli e/o con differenti dimensioni, superfici, materiali;
  • manipolare ed esplorare gli oggetti sia nella loro interezza sia nei minimi dettagli e scoprirne le caratteristiche, gli usi e le potenzialità (lanciare, tirare, mettere dentro, infilare, travasare…);
  • dedicarsi alla cura si sé (lavarsi il viso, i denti e le mani, pettinarsi, mettere la crema…);
  • attività connesse all’abbigliamento (vestirsi o svestirsi, abbottonare, allacciare le scarpe, usare la cerniera, annodare…);
  • attivitá connesse all’alimentazione (bere, usare le posate, apparecchiare, piegare tovaglia e tovagliolo…);
  • attivitá creative e di manipolazione (ritagliare, incollare, appallottolare, piegare, modellare il pongo, dipingere…);
  • giochi da fare “al tavolo” (incastri, mattoncini, bastoncini, costruzioni, puzzle, L’allegro chirurgo, Shangai, pesca dei pesci…)
  • attivitá con strumenti e oggetti vari (usare ago e filo, suonare uno strumento, usare le pinzette, giocare a fare bricolage o con attrezzi da lavoro…);
  • attivitá di pre-grafismo e scrittura, da eseguire sia con sia senza strumento grafico, su superfici di diverso tipo (disegnare, colorare, tracciare linee e segni, seguire piste o percorsi sul piano, scrivere lettere…).

Può essere utile anche proporre in forma ludica al bambino degli esercizi per la motricità fine, incentrati proprio sull’esecuzione di specifici e precisi movimenti delle mani o delle dita, con l’obiettivo di rendere ancora più efficace il controllo del gesto, incrementare l’attenzione al movimento e migliorare la coordinazione.

Si tratta di giochi con o senza oggetti, come per esempio: far “baciare” il pollice con le altre dita secondo una precisa sequenza, creare ombre con le mani, tamburellare con le dita sul tavolo, far ondeggiare un nastro con i movimenti del polso…

Esercizi specifici per le abilità fino-motorie e oculo-manuali si rivelano utili anche in vista dell’inizio della scuola primaria, per favorire la completa maturazione della motricità fine e una buona padronanza nell’uso dello strumento grafico e permettere al bambino di approcciarsi al meglio all’apprendimento della letto-scrittura.

di Giacomo Gambassi, inviato a Firenze 
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 14 luglio 2023

Parlano i ragazzi arrivati a Firenze da 18 Paesi per il Consiglio dei giovani del Mediterraneo, progetto promosso dalla Cei insieme con i vescovi di tutto il bacino.-

A Firenze i giovani di 18 Paesi che formano il Consiglio dei giovani del Mediterraneo - Gambassi

Trentasette giovani di diciotto Paesi diversi e tre continenti: Europa, Asia e Africa. Pronti a mettersi in gioco e a impegnarsi per avvicinare le sponde del Mare Nostrum. Sono i protagonisti del Consiglio dei giovani del Mediterraneo promosso dalla Cei come lascito a Firenze dell’Incontro dei vescovi del Mediterraneo che si era tenuto nel febbraio 2022 nel capoluogo toscano e aveva visto in contemporanea il summit dei sindaci dell’area. La consulta si è insediata a Firenze, sede del progetto, dove per una settimana si ritrovano i ragazzi indicati dai vescovi delle nazioni legate al grande mare. Fede, fraternità, giustizia, riconciliazione, attenzione alla politica, dialogo, accoglienza, gemellaggi ecclesiali e culturali sono le sfide che i ragazzi sono pronti ad accettare, con i bagagli culturali che si portano con sé e con le sensibilità, le contraddizioni, le speranze che ciascun Paese vive. Unire i giovani per unire le nazioni è la scommessa che lanciano le Chiese del bacino. Ecco le storie e le voci di alcuni dei ragazzi che fanno parte del nuovo Consiglio.

Emile: «Io, la Chiesa e la politica. Il Libano, faro di dialogo»

A Giorgio La Pira sarebbe piaciuto Emile Fakhoury. Perché a 24 anni crede nella politica e ne parla con passione. Nonostante nel suo Paese, il Libano, l’immobilismo politico e i partiti autoreferenziali abbiano scatenato proteste di piazza a più riprese e siano finiti sul banco degli imputati per il tracollo economico che sta mettendo in ginocchio l’ex “Svizzera del Medio Oriente”. «Il Mediterraneo, compreso il Libano, è stato ed è testimone di molte sofferenze e divisioni - racconta -. Noi giovani siamo chiamati a impegnarsi sul fronte politico e così agire sui processi decisionali. Ad esempio, possiamo svolgere un ruolo importante nella progettazione di nuove politiche che rilancino le economie dei Paesi del sud della regione, che abbiano al centro l’uguaglianza sociale, che aiutino la gente a restare nelle proprie terre e non a fuggire per lasciarsi alle spalle guerre e povertà».

Emile Fakhoury, 24 anni, esperto di media e originario del Libano - Gambassi

È cattolico maronita, Emile. Come dice il suo percorso di studi all’Università dello Spirito Santo di Kaslik, vicino a Beirut, dove si è laureato in cinematografia. Esperto di media, ha lavorato per una serie di organismi ecclesiali come Missio Svizzera e YouCat Germania, il catechismo “giovane” della Chiesa cattolica. Ma ha anche curato alcune campagne per la municipalità di Bsharre, cittadina nel nord del Paese che lega il suo nome alla millenaria foresta dei cedri del Libano celebrati nella Bibbia. Fede, comunicazione e vocazione politica fanno parte del bagaglio con cui Emile è arrivato a Firenze per l’esordio del Consiglio dei giovani del Mediterraneo. «Ciò che sta accadendo nel bacino non è una guerra di matrice religiosa o uno scontro di civiltà. Ma è un conflitto economico e geopolitico crudele e senza cuore che cavalca le paure e le insicurezze delle persone. Perciò sostengo che la pace non va ritenuta un’utopia e può essere costruita tenendo conto della geografia e della storia che condividiamo». Come direbbe il sindaco “santo” che ha ispirato l’organismo voluto dai vescovi. Unire le sponde partendo dai popoli. «I miei coetanei che abitano la riva nord - afferma Emile - hanno un compito cruciale verso chi vive nei Paesi del versante orientale o meridionale: aiutare a cambiare certe dinamiche politiche nei confronti delle altre nazioni, incoraggiare l’integrazione dei rifugiati, incentivare colloqui di pace. Tutte azioni che possono fare molto per instaurare la giustizia e alimentare l’armonia».

Una sinergia di prossimità che la comune appartenenza alla Chiesa cattolica può incentivare. «È la nostra unione che ci rende più forti di fronte alle tante sfide del Mediterraneo, mentre le tensioni e le divisioni storiche minano la credibilità dei cristiani. Questo ci fa chiedere ulteriori sforzi». Una pausa. «L’idea di partire dai giovani per avvicinare le Chiese è interessante. Cominciamo dalle nuove generazioni per tessere relazioni che avranno un riflesso sia ecclesiale, sia civile». Poi Emile torna con la mente al suo Paese. «Il Libano è una nazione con una resilienza vigorosa. Come sosteneva Giovanni Paolo II, è un “Paese messaggio”, ossia mostra che la fraternità e la convivenza fra cristiani e musulmani sono possibili. Abbiamo alle spalle una storia di continue persecuzioni e oppressioni. E l’eredità dei martiri ha consolidato la nostra fede».

Sophia: «Il grido della mia Cipro per superare le divisioni»

È il simbolo delle divisioni che si toccano con mano lungo le sponde del Mediterraneo. Cipro, ovvero l’isola del muro. Separata in due dalla linea verde: da una parte, la Repubblica di matrice greca; dall’altra, il segmento occupato dalla Turchia. «C’è bisogno che le persone, le comunità, i popoli si uniscano per combattere le ingiustizie e le divisioni che pervadono il bacino», dice Sophia Kalou. Diciotto anni, il diploma appena ottenuto alla scuola superiore, è nata e cresciuta nel fazzoletto di terra conteso che il mare circonda. «Ma sono metà cipriota e metà scozzese», scherza. A Firenze arriva consapevole che «il cristiano è chiamato a portare ogni giorno la sua croce», osserva mentre si siede per prendere parte alla prima sessione del Consiglio dei giovani del Mediterraneo voluto dalla Cei e ospitato nel capoluogo toscano.

Sophia Kalou, 18 anni, studentessa appena diplomata a Cipro - Gambassi

«Siamo ragazzi di tutte le sponde. Non solo vogliamo testimoniare la ricchezza delle nostre realtà, ma dobbiamo anche iniziare a costruire un’identità mediterranea che abbia al centro l’uguaglianza e la sostenibilità. Ecco perché considero questa iniziativa un’opportunità; anzi, un primo passo per contribuire a cambiare le società in cui viviamo, che fanno i conti con le disuguaglianze di razza e genere, con le discriminazioni, con l’ignorato dramma del cambiamento climatico. Intendo ascoltare come i miei coetanei di altri Paesi vedano il mondo e come si viva il Vangelo in aree vicine o lontane. La conoscenza reciproca è essenziale se si desidera costruire relazioni di vera prossimità».

Per quattro anni Sophia ha guidato il gruppo di San Barnaba, un’esperienza di incontro e dialogo fra i ragazzi cristiani di Cipro «per discutere in maniera libera su temi comuni e per riflettere intorno ad argomenti che rafforzano la nostra fede», racconta. E aggiunge: «Il Signore ci insegna che vanno affrontate le sfide di fronte a cui siamo posti. Anche a costo di sacrifici personali». Lei considera la sua isola un osservatorio privilegiato sulle contraddizioni che si sperimentano nel grande mare. «È fondamentale dare voce all’intero Mediterraneo. Il che significa partire dall’Europa ma soprattutto avere uno sguardo privilegiato sulle ferite dimenticate: penso a quelle delle genti del Medio Oriente e del Nord Africa. Anche loro ritengono il Mediterraneo la propria casa». Una pausa. «Ci sono questioni cruciali che minacciano la sicurezza e la pace: ad esempio la crisi migratoria, il conflitto israelo-palestinese, la crisi libica, l’instabilità politica. Le opinioni pubbliche devono aver ben chiaro qual è la posta in palio».

Ma che cosa fare? «Come giovani possiamo lanciare progetti mirati che provino a indicare soluzioni a problemi condivisi». Iniziative dal basso. Concrete. Com’è nello spirito del Consiglio ai nastri di partenza, su cui scommettono i vescovi. «Alle Chiese del Mediterraneo chiediamo di adottare un atteggiamento più aperto che favorisca l’inclusività. È innegabile che noi ragazzi sogniamo una Chiesa che sappia superare le barriere e abbracci tutte le comunità, ma anche che declini nel concreto la carità». Sorride Sophia. «Il bacino è stato culla di grandi civiltà che hanno collegato le rive. Noi ne siamo eredi. E quindi abbiamo la responsabilità di continuare a solcare il nostro mare, ma stavolta nel segno della solidarietà e della cooperazione».

Barbara: «Così la mia Bosnia testimonia che le differenze sono un tesoro»

«La Bosnia ed Erzegovina è una terra che accoglie popoli, religioni e culture diverse. Sono convinta che le differenze siano una ricchezza anche nel nostro Paese. Ma la storia ci consegna pagine di scontri e guerre su cui occorre riflettere». Barbara Damjanović porta le speranze di una nazione in bilico fra convivenza e discordia al Consiglio dei giovani del Mediterraneo. Ventidue anni che compirà il 10 agosto, è arrivata a Italia da Mostar, la città martire divisa in due e sotto assedio nel conflitto che dal 1992 al 1995 ha insanguinato l’ex Jugoslavia. Il suo ponte, abbattuto dai colpi d’artiglieria e poi ricostruito, è lo specchio di una comunità che si sente di poter unire Occidente e Oriente. «Se il bacino di cui la Bosnia ed Erzegovina fa parte intende essere un “mare di pace”, tocca ai giovani lasciarsi alle spalle un passato segnato dalle divisioni e guardare avanti. Non possiamo continuare a commettere gli errori che finora i popoli hanno collezionato», sostiene Barbara.

Barbara Damjanović, 22 anni, vive Mostar in Bosnia ed Erzegovina - Avvenire

È una social manager, con una laurea in filosofia. «Purtroppo il Mediterraneo ci mette di fronte a contraddizioni che spesso si sono tradotte in periodi bui o eventi tragici. Si tratta di aspetti negativi che non possono essere cancellati. Ma ci dicono anche che soltanto attraverso il dialogo e il confronto possiamo progredire. E siamo proprio noi nuove generazioni a saper andare oltre le barriere mentali e culturali, a essere capaci di individuare i punti di forza dei nostri Paesi per utilizzarli in modo proficuo, ma anche di riconoscere le debolezze delle società che abitiamo per trasformarle in vantaggi».

L’elemento religioso è uno dei pretesti che sono stati usati per alimentare le tensioni. Nella nazione di Barbara essere cattolici significa venire considerati per lo più croati, uno dei “popoli” che compongono la Bosnia ed Erzegovina. Sono poco meno del 15% dei tre milioni e mezzo abitanti: la metà è bosniaca, quindi musulmana, e oltre un terzo serba, cioè ortodossa. L’accordo di Dayton che ha chiuso il conflitto ha congelato gli attriti, senza indicare vie per superarli. «Noi cristiani viviamo la propria fede in maniera attiva. Ma ognuno a modo suo. Si va alla Messa domenicale, si partecipa alle preghiere, si seguono gli incontri di catechesi, si fa volontariato nelle parrocchie ma con uno stile individuale». Allora ecco che il Consiglio voluto dalla Cei può aiutare a fare squadra. «Lo considero un’ottima opportunità per chi lavora con i ragazzi e a favore del bene comune. Come giovani del Mediterraneo ci troviamo di fronte a numerose sfide ma abbiamo il medesimo obiettivo: contribuire a creare una società migliore. Partendo dalle nostre differenze che non vanno cancellate ma armonizzate».

di Maurizio Carucci
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 13 luglio 2023

A fronte di tre milioni di giovani che non studiano e non lavorano, le imprese faticano a trovare personale con le competenze adatte. La necessità dell'orientamento e della formazione.-

In Italia, il numero dei giovani che non studiano e non lavorano - i cosiddetti Neet (dall'acronimo inglese ​Not in education, employment or training) - è cresciuto drasticamente nel periodo post-pandemico fino a interessare il 25,1% della popolazione compresa tra i 15 e i 34 anni (tre milioni di persone), mentre le aziende faticano a trovare personale con competenze necessarie. Per il quinquennio 2022-2026 il fabbisogno occupazionale consiste in 1,3 milioni di laureati e 1,5 milioni di diplomati. Dal confronto domanda-offerta mancherebbero circa 50mila laureati all’anno (-22mila nelle lauree Stem, -19mila nel settore medico-sanitario, -17mila nell’area economico-statistica), mentre per i diplomati l’offerta sarebbe superiore alla domanda, ma vi è un evidente disallineamento concentrato in alcuni specifici settori (edilizia, trasporti-logistica e socio-sanitario). In forte disequilibrio è anche il rapporto fra il fabbisogno di diplomati nell’Iefp-Istruzione e formazione professionale e l’offerta disponibile, inferiore di 38mila unità per ogni anno di previsione, riferita in particolare agli operatori meccanici, edili e elettrici, della logistica e dei servizi di vendita. Sempre secondo Anpal-Unioncamere sono previste delle difficoltà di reperimento dei profili altamente specializzati in linea con le tendenze del 2021, caratterizzato da una domanda di competenze digitali pari a 646mila posizioni, delle quali il 44% rivolta a personale laureato. Più nel dettaglio la domanda di lavoro inevasa è concentrata sulle funzioni di «implementazione dei processi di digitalizzazione» e nell’area delle competenze legate alla transizione ecologica (+49% secondo Linkedin). In particolare, l’ultimo rapporto Invalsi rileva che gli studenti che hanno conseguito il diploma, ma non hanno raggiunto le competenze necessarie per entrare nel mondo universitario e lavorativo, sono passati dal 7,5% nel 2019 al 9,8% nel 2021. Dal rapporto di AlmaLaurea 2022, emerge, inoltre, un calo delle immatricolazioni di circa il 3% rispetto all’anno accademico 2020/21, con un decremento più evidente negli Atenei del Sud Italia (-5%).
Oltre a un problema di abbandono scolastico, quindi, ne esiste anche uno legato alla necessità di orientare e formare in maniera adeguata.

Mecspe: il fabbisogno dell'industria e gli Its

L’industria italiana, con oltre 453mila imprese attive, si conferma solida e pilastro fondamentale dell’economia del nostro Paese. Secondo l’analisi condotta da Mecspe, la fiera internazionale di riferimento per l'industria manifatturiera organizzata da Senaf a Bari, entro luglio si prevede l’inserimento di oltre 400mila risorse, ma resta la difficoltà oggettiva nel reperire personale qualificato, in particolare operai specializzati, come riscontrato dal 63% delle imprese. Ed è proprio questa la sfida che il comparto dovrà affrontare nei prossimi anni per rispondere a un’industria che sta cambiando pelle, sempre più tecnologica, innovativa, sostenibile, ma anche più attrattiva per i giovani.
Le nuove generazioni sono infatti un bacino interessante per le imprese, soprattutto se in possesso di una formazione adeguata. Con questo obiettivo sono nati gli Its–Istituti Tecnici Superiori,che insieme alle Università rappresentano un importante ponte tra il mondo dell’industria e quello del lavoro, fornendo agli studenti una solida preparazione tecnica e professionale in settori strategici come la meccanica e l’industria 4.0. Gli imprenditori hanno già capito l’importanza di questo canale per trovare giovani talenti in parte qualificati e predisposti, tanto che il 32% già collabora con loro e il 35% è interessato a farlo prossimamente.
Ad oggi sono 130 gli Its in Italia, di cui 14 del Sistema Meccanica, e stando agli ultimi dati di Indire, il 91% dei diplomati ha trovato un lavoro coerente con il percorso di studi a un anno dal diploma, costituendo di fatto una soluzione alla difficoltà delle aziende di reperire figure specializzate. Tutto questo grazie alla collaborazione diretta delle imprese. Ed è proprio per agevolare l’incontro tra gli imprenditori e queste realtà che Mecspe ha rinnovato la collaborazione con un’eccellenza barese, la Fondazione Its A. Cuccovillo (Istituto del Sistema Meccanica-Meccatronica), per organizzare La Piazza della Formazione 4.0.
Uno spazio dove l’istituto e le aziende partner racconteranno, con il contributo attivo degli studenti e con dimostrazioni pratiche, le proprie esperienze e le opportunità per il territorio, a conferma dell’importanza del legame tra azienda e formazione.

Nel Sud corsi a misura di Neet

In Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, i numeri dicono che ci sono molti ragazzi in condizione di disagio tra i 16 e i 19 anni, una fascia di età in cui si lascia la scuola, non si lavora e non ci si forma. Questa è la base da cui è partito il progetto. 
A Napoli i corsi, oltre al tirocinio nei diversi luoghi di lavoro, si sono tenuti al Parco Quartieri Spagnoli. «In questa città sin dagli anni '90 realizziamo progetti con l'Associazione Quartieri Spagnoli, e ora abbiamo una grande esperienza preziosa in Se.Po.Pas. lavorando su un gruppo ragazzi che hanno carenze familiari e su cui la scuola non funziona. Noi lavoriamo per risarcirli, dandogli motivazione e fiducia su iniziative di lavoro ma soprattutto per avere l'atteggiamento costruito nei laboratori e nella prima esperienza di lavoro che insegna a come muoversi nel mondo lavorativo, un diritto di cittadinanza basilare», racconta Giovanni Laino, vicepresidente dell'Associazione Quartieri Spagnoli e coordinatore nazionale di Se.Po.Pas.
Reggio Calabria si è partiti nel primo anno con 36 ragazzi, diventati poi 22 a dicembre del secondo anno, e 19 che alla fine hanno seguito il corso e attivato il tirocinio. Cristina Ciccone, pedagogista e coordinatrice del progetto in Calabria, fa il punto: «Abbiamo risposto in maniera mirata e precisa a bisogni reali di ragazzi che vivono in rioni di forte disagio e che non volevano frequentare la scuola. Abbiamo tentato di creare le condizioni per poter dare loro pari opportunita' e, quindi, garantirgli il diritto alla crescita e allo studio. Ciò grazie alla sinergia tra le diverse risorse territoriali, ma avendo come valore aggiunto una rete nazionale che si è offerta come contenitore di confronto per mettere a punto buone prassi di intervento nell'affrontare emergenze sociali».
Anche a Messina oltre la metà dei 25 ragazzi iscritti stanno concludendo positivamente il percorso. La pedagogista Antonia Rosetto Ajello, supervisore della didattica del Polo di Messina sottolinea come «le attività laboratoriali realizzate per piccoli gruppi hanno consentito ai ragazzi di acquisire consapevolezza delle proprie capacità e una maggiore sicurezza personale. Per altri ancora è stata l'occasione di relazionarsi con adulti e contesti diversi da quelli cui sono abituati: non tutti hanno accettato la sfida del cambiamento. Tuttavia i risultati positivi ci rendono soddisfatti. Già dopo il primo anno ponte, e ora anche a seguito del tirocinio, qualcuno ha deciso di riprendere il percorso scolastico per conseguire il diploma».

Dallo sport alla formazione

Acquisire le competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro a conclusione dell'esperienza sportiva: questo l'obiettivo di Terzo tempo, il progetto di formazione ideato dalla Corporate Academy Bosch Tec in collaborazione con la Lega Pro.
L'iniziativa, in partenza il prossimo ottobre, consentirà ai calciatori dei club di Serie C di intraprendere un percorso di formazione per diventare tecnici delle vendite. Terzo tempo rientra nel progetto NeetON, avviato nel 2019 da Bosch Tec, in collaborazione con LabLaw, ManpowerGroup e Fondazione Human Age Institute, con l'obiettivo di favorire l'occupabilità dei Neet attraverso specifici corsi di formazione. A differenza di NeetONTerzo tempo sarà dedicato ai club di Serie C e ai loro calciatori che, dopo la carriera sportiva, hanno necessità di introdursi nel mondo del lavoro. I partecipanti avranno così l'opportunità di accrescere il proprio bagaglio esperienziale attraverso un percorso formativo, personale e professionale. Il corso sarà erogato in modalità ibrida, in presenza e online, per un totale di 40 ore. I partecipanti, infatti, seguiranno lezioni in aula o in live streaming e potranno consultare contenuti e approfondimenti tramite piattaforma digitale.
A questo, si aggiungeranno i project work, grazie ai quali gli atleti avranno l'opportunità di applicare concretamente le nozioni apprese, confrontandosi con le aziende per facilitare così il processo di ingresso nel mondo del lavoro. «La formazione rappresenta da sempre per Bosch un elemento imprescindibile per la crescita personale e professionale. In questo senso, sono tanti i progetti e le iniziative che portiamo avanti dentro e fuori l'azienda, coinvolgendo realtà differenti, dalle scuole ai Neet, giovani tra i 15 e i 29 anni che non si formano, non studiano e non lavorano. Ora, con il progetto sviluppato in sinergia con la Lega Pro, facciamo un ulteriore passo avanti, consentendo agli atleti di costruire le basi per un nuovo futuro professionale, in linea con i valori di responsabilità e sostenibilità sociale cari a Bosch», dichiara Roberto Zecchino, deputy general manager & corporate vice president Human Resources Bosch Group South Europe.

L'esperienza di Piazza dei mestieri

Dopo aver coinvolto decine di migliaia di ragazzi a Torino e Catania (5mila nel solo 2021), arriva a Milano la Piazza dei mestieri: un luogo di aggregazione e un innovativo modello di imprenditoria sociale, inclusione ed educazione per i giovani, in cui sperimentare un approccio positivo alla realtà, dall’apprendimento al lavoro, dal modo di usare il proprio tempo libero alla valorizzazione dei talenti di ciascuno.
È un’esperienza di comunità che coinvolge imprese, scuole, istituzioni e terzo settore che formano una rete a sostegno dei giovani in difficoltà, dando una risposta efficace al fenomeno della dispersione scolastica - che, secondo l’Istat, interessa in Italia 543mila ragazzi (il 13,1%, una delle quote più alte nell’Ue) - e favorendo al contempo lo sviluppo di un quartiere, l’incontro generazionale ed etnico, la ripartenza dell’occupazione giovanile e la diffusione della cultura.

Elis, aziende e scuole insieme contro l'abbandono scolastico

Da segnalare il progetto promosso da Elis - ente non profit di formazione e consorzio che raccoglie intorno a sé oltre 100 grandi gruppi e pmi italiane - e da 11 grandi aziende (Ansaldo Energia, Banco Bpm, Enel, Eni, Fincantieri, Fondazione Ernesto Illy, Intesa Sanpaolo, Leonardo, Poste Italiane, UniCredit e Fondazione Snam) per contrastare l’abbandono scolastico degli studenti delle scuole superiori. School4Life - della durata di due anni - prevede attività di orientamento rivolte ai giovani a rischio di abbandono e iniziative a supporto di famiglie e docenti. L’obiettivo è di coinvolgere complessivamente 15mila studenti su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione alle regioni in cui il fenomeno è più diffuso. Secondo i dati del ministero dell’Istruzione, nell’ordine, principalmente: Sardegna, Campania, Sicilia, Lombardia e Liguria. 
Rispetto agli obiettivi fissati da Bruxelles con la strategia Europa 2020 per riportare i tassi di abbandono sotto la soglia del 10%, il Rapporto Istat sui Livelli di Istruzione 2021 rileva che nel nostro Paese la percentuale si attesta al 13,1, sul totale della popolazione scolastica. Un problema che si ripercuote direttamente sulle prospettive occupazionali e, più in generale, sulla capacità progettuale dei giovani. Incontri di orientamento si alternano con la realizzazione di progetti di gruppo, maratone di creatività (creathone altre attività pensate per offrire momenti di confronto e apprendimento su base esperienziale. Programmi formativi per docenti, webinar per genitori e lo sportello “Noi Restiamo” per il recupero di situazioni a rischio, sono invece gli strumenti rivolti agli adulti che accompagnano i ragazzi nel loro percorso scolastico. Il programma mira anche a promuovere l’avvicinamento della popolazione studentesca femminile alle materie Stem.

Gi Group, al via i Summer Open Day: la tua scelta matura.

Quasi 1.000 eventi organizzati ad hoc, 300 istituti raggiunti, circa 30.000 studenti delle scuole superiori e universitari coinvolti. Sono questi i numeri dell’attività di orientamento e formazione di Gi Group per l’anno scolastico 2022-2023. Grazie alle competenze dei tanti esperti, Gi Group è da sempre impegnata nell’accompagnare e orientare studenti e universitari alla scoperta del mondo della formazione e del lavoro,
affiancandoli nella scelta del percorso formativo-professionale e favorendo l’incontro con le aziende che cercano talenti per lo sviluppo dei propri team e il dialogo tra scuola e impresa. L’impegno prosegue anche questa estate: tutti i mercoledì di luglio, 80 filiali Gi Group su tutto il territorio apriranno le loro porte a diplomandi e diplomati 2023 per i Summer Open Day: la tua scelta maturaInsieme ai recruiter Gi Group, i ragazzi potranno scoprire come funzionano i processi di selezione, quali competenze vengono valutate positivamente in un candidato e le opportunità formativoprofessionali del territorio. Gli appuntamenti saranno anche l’occasione per apprendere qualche piccolo trucco per dar risalto al cv e capire come costruire il proprio percorso di avvicinamento al mondo del lavoro. Per iscriversi: https://www.gigroup.it/summer-open-day.

Multiversity, oltre un milione di euro in borse di studio

Multiversity, pioniere e leader in Italia nel mercato dell'e-learning e della formazione digitale, ha lanciato From Neet to Next Gen, un progetto che mette a disposizione oltre un milione di euro in borse di studio, con l’obiettivo di contrastare il fenomeno dei Neet.
Le risorse stanziate da Multiversity (1,16 milioni di euro) consentiranno l’accesso gratuito ai corsi di laurea degli Atenei digitali Universitas Mercatorum, Università Telematica Pegaso, Università telematica San Raffaele di Roma e all’offerta formativa della coding factory Aulab. Nell’ambito del progetto sono stati creati anche tre specifici percorsi di alta formazione, che riguarderanno la sicurezza nel mondo digitale, il coaching per l’E-sports e la comprensione e gestione dei digital media. LV8 - il learning game di Fondazione Vodafone Italia che permette ai ragazzi di acquisire competenze digitali di base certificate – è stato scelto come unico strumento di accesso per le borse di studio per questi tre percorsi. Per partecipare, i candidati con specifici requisiti dovranno superare gli otto livelli e dimostrare quindi di aver acquisito le skill digitali fornite dal gioco – tra cui Seo, Google Workspace e Trends, Digital Marketing, coding di base. Gli studenti, una volta completato il percorso, potranno richiedere una nuova borsa di studio per poter proseguire nella propria formazione, iscrivendosi al secondo e al terzo anno di specifici corsi di laurea.

In Piazza Galdus si incontrano aziende e formazione

Piazza Galdusè l’appuntamento annuale promosso dall’ente di formazione e orientamento al lavoro Galdus per raccontare l’incontro tra aziende e mondo della formazione. Approdato alla VI edizione, l’appuntamento quest’anno ha preso il titolo di Formazione e imprese, insieme si può! con focus sull’orientamento al lavoro: tema reso attuale anche dell’emergenza dei Neet universitari e/o over 18 che non studiano, non lavorano né sono coinvolti in percorsi formativi, Guardando allo scenario più specifico dei Neet universitari, la quota degli studenti che lascia il proprio percorso universitario al termine del primo anno si attesta intorno al 12,2% (Rapporto Alma Laurea 2022). Proprio ai Neet si rivolgono alcuni incentivi alle assunzioni contenuti nel decreto Lavoro e proprio grazie all’alleanza tra il mondo delle Academy (Its- Ifts), delle Università e delle aziende è oggi possibile costruire percorsi in cui l’acquisizione di competenze specifiche riesce a incontrare la domanda di un mercato del lavoro in grande evoluzione.

Corsi di formazione nel digitale

Fondazione Italiana Accenture Ets e Fondazione Vodafone Italia, in partnership con organizzazioni profit e non profit che operano nel campo della formazione digitale e della ricerca e selezione del personale, annunciano l’avvio di ReadyForIT+, uno tra i progetti vincitori del bando Onlife promosso dal Fondo per la Repubblica Digitale, grazie al quale giovani che non studiano e non lavorano possono accedere gratuitamente a percorsi formativi brevi per costruire o migliorare le competenze digitali più richieste dalle aziende, e a un programma di orientamento e accompagnamento all’inserimento lavorativo. I giovani dai 18 ai 34 anni non impegnati in percorsi di studio o lavorativi, possono candidarsi per partecipare ai diversi corsi di formazione e conseguire le competenze e le certificazioni utili per diventare professionisti in ambito It e trovare lavoro, in particolare nella cybersecurity e/o nella programmazioneIl progetto ReadyForIT+ prevede percorsi formativi di tre o sei mesi, articolati su due livelli di complessità crescente e tra loro indipendenti. I corsi sono erogati da remoto e partiranno da settembre 2023. Al termine di ogni percorso formativo, verrà avviato il contatto con le funzioni Hr e It delle aziende, al fine di facilitare le opportunità di occupazione, anche grazie al coinvolgimento di agenzie specializzate nella ricerca e selezione del personale, partner del progetto ReadyForIT+. Per informazioni e candidature: https://readyforitplus.it/. Infine si chiama DigitHer – tra competenze ed empowerment, il futuro delle donne è digitale ed è tra i progetti selezionati dal Fondo per la Repubblica Digitale - Impresa Sociale nell’ambito del Bando Futura, con l’obiettivo di accrescere le competenze digitali delle donne e garantire loro migliori opportunità di accesso e crescita nel mondo del lavoro. Il progetto di Valore D e Generation Italy intende formare 150 giovani donne disoccupate (o occupate in una condizione lavorativa non soddisfacente) tra i 18-34 anni, provenienti da tutta Italia, su professioni digitali e accompagnarle nella fase di inserimento lavorativo. DigitHer si pone un duplice obiettivo: da un lato, rispondere alla crescente richiesta di profili professionali specializzati in ambito digitale e la difficoltà di reperimento degli stessi da parte delle imprese. Dall’altro, il progetto ha l’obiettivo di contrastare l’evidente divario digitale tra uomini e donne, causato da pregiudizi e stereotipi che disincentivano la scelta di percorsi scolastici e professionali in ambito Stem da parte delle ragazze. I programmi di formazione si articolano in sei classi, ciascuna della durata di circa 14 settimane in formula full-time (9-18), e sono erogati on line, al fine di facilitare la partecipazione delle giovani donne su tutto il territorio nazionale. Oltre alla formazione tecnica, le studentesse matureranno competenze soft, attitudinali e trasversali (problem solving, team work, comunicazione) e, grazie ad un percorso di empowerment, svilupperanno una maggiore consapevolezza di sé e dei propri punti di forza, accrescendo così autostima e capacità di mettersi in gioco. Al termine della formazione, è prevista la fase di accompagnamento al lavoro con colloqui presso aziende partner di Valore D e Generation Italy. Il programma mette a sistema l’esperienza maturata dalle due organizzazioni nel corso degli anni: oltre 8mila professionisti formati da Valore D e più di 3.400 giovani formati in ambito digitale da Generation Italy con un tasso di occupazione dell’84% al termine dei corsi. Per candidarsi: https://italy.generation.org/digither/.

Krein assume a Firenze e a Milano

La start up Krein, con sede centrale a Firenze, e altre sedi a Milano, Mantova e New York, si prepara a ulteriori sviluppi. Attualmente conta 25 professionisti, sette dipendenti su dieci sono donne e l’età media del personale è di circa 30 anni. I settori a cui si rivolge includono Clean Energy, Rinnovabili, Life Science, Iot, Aerospaziale e Aviazione, Logistica, Manifatturiero, Finanziario e Fintech. Tra gli obiettivi futuri, ci sono l’apertura di nuove sedi negli Stati Uniti, l’assunzione di 12 nuove risorse. Le posizioni aperte sono: Account Director, Hr Manager, Administration Finance & Control Manager, Strategy Manager, Web Designer, Web Developer, B2B Copywriter, Crm manager e Digital Content Specialist, Full Stack Engineer e Full Stack Developer e due Business Development Manager per le location di New York e Texas. Le sedi di lavoro sono Milano, Firenze con alcuni profili con possibilità di remote working. Gli interessati possono consultare le posizioni aperte suhttps://www.krein.it/careers/e compilare il form di candidature.

di Daniele Di Geronimo

da www.gravidanzaonline.it
@Riproduzione Riservata del 21 giugno 2023

Essere madri, per scelta, senza il supporto di un partner; ecco un approfondimento sul mondo della mamme single.-

L’evoluzione sociale e culturale ha portato nel corso degli anni a diversificare (e ad aumentare la consapevolezza di alcune realtà esistenti) il mondo delle famiglie. Oggi, ancor più rispetto al passato, l’avere figli e crescerli non è una prerogativa delle coppie, tanto che sono in aumento il numero delle cosiddette famiglie monogenitoriali, ovvero quello nelle quali, molto semplicemente, vi è un solo genitore.

In questo quadro le famiglie monogenitoriali nelle quali l’unico genitore è la mamma sono la stragrande maggioranza, motivo per cui si pone l’attenzione sul fenomeno delle mamme single. Sebbene l’espressione possa apparire impropria, si tratta di donne che vivono con il proprio figlio senza la presenza del partner. È un fenomeno complesso e articolato che richiede alcune doverose precisazioni, al di là dei pregiudizi e dei luoghi comuni, per comprenderne le ragioni e le caratteristiche.

Anche a livello internazionale il trend è il medesimo, con circa il 15% del totale delle famiglie con figli con meno di 18 anni sono composte da un solo genitore e nell’86% dei casi questo è la donna. Va anche precisato come spesso sfuggano a queste indagini le donne che vivono con genitori o amiche (basti pensare al fenomeno delle mommune), facendo emergere la sensazione che il numero delle mamme single sia nettamente superiore a quello fotografato dalle statistiche ufficiali.

Mamme single, è sempre una scelta?

Nell’alveo delle possibilità di scelta esistono mamme single per volontà propria e altre per volontà altrui. La famiglia monogenitoriale può nascere innanzitutto per esplicita volontà della donna che non contempla la presenza del partner e scegliere di vivere da sola con uno o più figli. Ci sono poi quelle situazioni nelle quali le donne sono vittime della scelta del partner.

Un esempio è quello dell’uomo con il quale le donne hanno avuto un rapporto sessuale e che poi ha rinunciato all’assumersi la responsabilità della paternità e, non volendo ricorrere all’IVG, hanno deciso di portare avanti autonomamente la gravidanza. Ci sono poi le coppie (sposate o meno) che si separano nelle quali il figlio rimane con la donna e, ancora, le donne che rimangono vedove o comunque quelle nel quale il partner fisso è deceduto e quelle che non hanno un partner fisso.

Da questa sintetica casistica si può facilmente comprendere come non sempre essere delle mamme single sia una scelta. Soprattutto considerando come di fatto la legge italiana non consenta alle donne di usufruire autonomamente alla fecondazione assistita e questa sia una possibilità accessibile solo alle coppie e a seguito di una conferma diagnostica di infertilità.

Si continua inoltre a discutere del riconoscimento dei figli avuti tramite gestazione per altri, che in Italia resta vietata, ma che rappresenta un’altra forma di espressione delle famiglie monogenitoriali.

Cosa significa essere una mamma single

pregiudizi culturali, le diffidenze e le inevitabili criticità logistiche rendono la vita di una mamma single non sempre agevole. Questo perché spesso non si tiene conto di cosa significhi crescere un figlio e dell’impatto, non solo economico, che esso ha sulla vita del genitore.

Specialmente per le donne c’è tutto l’annoso problema delle conseguenze che la genitorialità ha sulla loro carriera e sul rientro (o inserimento) nel mondo del lavoro. Senza dimenticare come, di fatto, c’è un gender gap economico (l’ISTAT ha evidenziato come le donne guadagnino in media il 15% in meno rispetto agli uomini) che rende il tutto estremamente più complicato. A tutto questo vanno aggiunti i problemi infrastrutturali legati all’assenza degli asili nido o alla loro inaccessibilità e alla necessità, laddove possibile, di dover far ricorso ai nonni e alla cerchia parentale.

Quello che abbiamo fino a questo momento descritto è il “punto di vista del bambino”, ovvero dell’essere mamma, ma cosa significa essere donna in questa prospettiva? Lo scenario non sembra essere certo migliore. Sia per le assurde pretese culturali per cui un figlio debba essere maggiormente a carico della donna (con tutto il pesante carico di sensi di colpa e giudizi che una prospettiva di questo tipo si porta dietro), sia perché si pensa che una donna, divenendo madre, cessi di essere tale, come se la sua femminilità ed esistenza si esaurissero nell’accudimento dei figli.

È evidente come, tra orari di lavoro troppo spesso inconciliabili con la vita familiare e l’assenza di un partner con il quale dividere la gestione e la cura di un figlio, tutto diventa estremamente più complicato.

Un mix esplosivo che spesso provoca frustrazione, disagio, sentimenti negativi di un fallimento costante e inevitabile per un circolo vizioso dal quale difficilmente si riesce a uscire.

Numeri, dati e statistiche

Il fenomeno delle mamme single e più in generale delle famiglie monogenitoriali è, come anticipato, in crescita. I più recenti dati ISTAT (che fanno riferimento al 2021 e al 2022) mostrano come tra il 16 e il 20% delle famiglie italiane siano monogenitoriali e nelle quali l’unico genitore è la donna.

Anche a livello internazionale il trend è il medesimo, con circa il 15% del totale delle famiglie con figli con meno di 18 anni sono composte da un solo genitore e nell’86% dei casi questo è la donna. Va anche precisato come spesso sfuggano a queste indagini le donne che vivono con genitori o amiche (basti pensare al fenomeno delle mommune), facendo emergere la sensazione che il numero delle mamme single sia nettamente superiore a quello fotografato dalle statistiche ufficiali.

Le agevolazioni per le mamme single

Le mamme single in alcuni casi rientrano nelle agevolazioni previste dallo Stato o dagli enti locali per il sostegno alle famiglie e alla gravidanza.

L’Assegno di maternità dei Comuni (o Bonus mamme disoccupate) erogato dall’INPS (che si aggira intorno ai 300€ per cinque mensilità) che spetta solamente entro determinati limiti di reddito, in caso di decesso o abbandono dell’altro genitore e la cui domanda va presentata entro 6 mesi dalla nascita del bambino.

di Antonio Sanfrancesco
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 23 gennaio 2023

Dopo la pandemia, il Grest torna a pieno regime con migliaia di strutture aperte in tutta Italia. Il responsabile nazionale della Pastorale giovanile della Cei, don Michele Falabretti: «C'è bisogno di stare insieme e guardarsi negli occhi». Ad agosto a Lisbona la Giornata mondiale della Gioventù con papa Francesco dove parteciperanno oltre sessantamila ragazzi italiani.-

Sete di comunità. Può sembrare banale, o una frase fatta, ma è questo il senso profondo dell’oratorio estivo, il Grest, che riapre le porte ai ragazzi dopo gli anni incerti della pandemia e la (parziale) ripresa dello scorso anno.

Da Nord a Sud, ottomila oratori sono pronti ad accogliere due e milioni e mezzo di ragazzi e quattrocentomila animatori.

Si torna alle modalità tradizionali e a pieno regime con una durata media delle attività di 3-4 settimane subito dopo la chiusura delle scuole.

«C’è bisogno d’inclusione, di relazioni», dice don Michele Falabretti, responsabile nazionale della Pastorale giovanile della Cei, «ma senza isterismi o paure. Nel metaverso le persone, in carne e ossa, vengono invitate a interagire in un luogo reale ma smaterializzato. Il Grest rappresenta l’occasione per costruire un sistema di relazioni alternativo, diverso, forse più umanamente gratificante».

Il responsabile del Servizio nazionale di Pastorale giovanile della Cei, don Michele Falabretti, 55 anni. Nella foto in alto, un momento dell'inaugurazione dell'oiratorio salesiano di Schio (Vicenza) completamente ristrutturato

Giochi, escursioni, preghiera, riflessione, svago. Gli ingredienti sono quelli di sempre ma lo stare insieme non è mai qualcosa di scontato, o banale: «Non ha senso», avverte Falabretti, «imprecare contro il mondo che cambia o sparare che ritorni indietro. Il metaverso, i social, l’intelligenza artificiale sono processi inarrestabili e irreversibili. Però noi, come educatori, possiamo aiutare i ragazzi a capire che oltre al metaverso esistono ancora il loro corpo, gli occhi, le mani, lo sguardo, e l’incontro più vero e profondo nella vita è quando si sta insieme, ci si parla, si scambiano esperienze. Il valore eterno della comunità, della comunione, dell’amicizia, dell’imparare a crescere insieme, caratteristica principale dei centri estivi, assume oggi un significato più forte perché siamo in un mondo dinamico e di grandi cambiamento. Il Grest ha la capacita di strappare i ragazzi dai dispositivi tecnologici e immetterli in una situazione nuova. Il fatto di andare in piscina o fare un’escursione insieme li riporta a relazioni che sono più vere e più umane».

Sui territori, soprattutto quelli delle periferie delle grandi città, il Grest è anche un potente fattore d’integrazione perché vi partecipano anche ragazzi di altre religioni, soprattutto musulmani: «È un altro segnale della vitalità e dell’importanza del Grest».

Questo è l’anno della Giornata mondiale della gioventù (Gmg) di Lisbona, in programma dal 1° al 6 agosto. Doveva svolgersi nel 2022 ma a causa della pandemia papa Francesco ha deciso di posticiparla di un anno. Un appuntamento che continua ad attrarre i giovani da ogni parte del globo anche se quest’anno, anche a causa dell’aumento dei prezzi dei trasporti, si sono avvertite più difficoltà.

Gli italiani iscritti sono circa sessantamila. Nella capitale portoghese arriveranno centootto vescovi, «è la conferenza episcopale più numerosa», sottolinea Falabretti, «più della metà dei vescovi italiani si muoverà per accompagnare i ragazzi».

Il 2 agosto nel quartiere di Algés si svolgerà la festa degli italiani: «Sarà una serata incentrata sulla riflessione e la meditazione a partire dal viaggio di Maria per andare a trovare la cugina Elisabetta che è anche il tema scelto dal Papa per quest’anno».

Qual è l’identikit dei ragazzi che vanno a Lisbona? «Oggi», è la riflessione di Falabretti, «non esistono più le categorie vicino/lontano. I gruppi dei ragazzi non sono omogenei e raccolgono sensibilità molto diverse: devoti, convinti, dubbiosi, ragazzi felicemente al mondo che non si fanno troppe domande e non si pongono problemi. Magari con alcuni di loro costruire un dialogo è più difficile ma non dobbiamo scoraggiarci né giudicare. Abbiamo nel cuore il nostro messaggio, quello del Vangelo, e se lo mettiamo davanti agli altri in maniera persuasiva farà la sua strada nel cuore delle persone anche se non è la strada che abbiamo immaginato o progettato noi. I processi sono lunghi, elaborati, tortuosi, imprevedibili».

Il quotidiano cattolico francese La Croix ha svolto un sondaggio per tracciare l’identikit dei trentamila giovani francesi che andranno a Lisbona definendoli “fervorosi e controcorrente”: «Rispetto alla Francia che esprime un cattolicesimo più identitario», commenta Falabretti, «noi abbiamo avuto sempre ragazzi diversi, che tengono insieme molte appartenenze. Alla Gmg ci saranno giovani curiosi, in ricerca, più convinti. È una grande ricchezza».

VOGHERA – Parte oggi e durerà una settimana la terza edizione del “Fuorisensia“, edizione 2023 (vedi il programma completo nell’articolo sotto). La partenza sarà alle ore 18, in Via Emilia di fronte al Teatro Sociale (vedi il programma della giornata nell’articolo sotto).

Per l’occasione il Comune ha ritenuto necessario adottare gli “opportuni provvedimenti a carattere temporaneo, in relazione alle esigenze del traffico e alle caratteristiche della strada, al fine di consentire lo svolgimento di quanto descritto al punto precedente salvaguardando la sicurezza delle persone e la fluidità della circolazione stradale.”

Per questo ha istituito diversi divieti:

1. Divieto di circolazione, eccetto veicoli autorizzati (contrassegni R, RB e TRA/ztl), veicoli di soccorso e delle forze di polizia, in via Bidone dalle ore 8.30 alle ore 20,30 dei giorni 13 e 14 maggio 2023;

2. Divieto di sosta con rimozione coatta e divieto di circolazione, eccetto residenti e veicoli di soccorso e delle forze di polizia, in via Emilia nel tratto compreso tra via Mazzini e via Dalverme dalle ore 18.00 alle ore 23,30, il giorno 13 maggio 2023;

3. Divieto di sosta con rimozione coatta in via Emilia all’altezza del numero civico 178 (3 stalli di sosta) dalle ore 8.30 alle ore 20,30 del giorno 13 maggio 2023;

4. Divieto di sosta con rimozione coatta in piazza Duomo stalli antistanti i civici 45-47-51 dalle ore 8.30 alle ore 20.30 dei giorni 10, 11, 12, 13, 14 maggio 2023.

A seguire il programma del Fuorisensia di oggi (nell’articolo più sotto il programma completo della settimana).

12/05, ore 18.00, via Emilia, angolo via Depretis: inaugurazione taglio del nastro e saluti istituzionali
introduzione al FuoriSensia a cura di Alessandra Bazardi e Camilla Sernagiotto
danza open air — esercizi alla sbarra ; sfilata di “Le spose di Andrea” ; artigianato e commercio protagonisti
12/05 — 21/05: mostra “Futurismo in danza: 110 anni di Giannina Censi”
12/05 | Inaugurazione, ore 18.00-20.00

GLI APPUNTAMENTI
12/05, ore 18.00, via Emilia, angolo via Depretis: inaugurazione
taglio del nastro e saluti istituzionali
introduzione al FuoriSensia a cura di Alessandra Bazardi e Camilla Sernagiotto
danza open air — esercizi alla sbarra
sfilata di “Le spose di Andrea”
artigianato e commercio protagonisti
12/05 — 21/05: mostra “Futurismo in danza: 110 anni di Giannina Censi”
12/05 | Inaugurazione, ore 18.00-20.00
13/05 — 14/05 | presso Teatro Sociale, ore 10.00-12.00, 15.30-18.30
15/05 — 18/05 | presso Castello Visconteo, su prenotazione
19/05 — 21/05 | presso Castello Visconteo, ore 9.30-12.30, 15.00-19.00
Idea e testi a cura di Simona Guioli. Graphic Design: Doris Berisonzi. Mostra realizzata con materiali messi a disposizione
dal MART di Rovereto e Trento e Maria Gabriella Negro
13/05, ore 11.30, Caffè Teatro, Giorgio Armani: “tra moda e mito, il re della moda attraverso le pagine della sua autobiografia ‘Per amore’”, incontro con Massimo Torti, Dario Casalini, Camilla Sernagiotto; modera Alessandra Bazardi
13/05, ore 16.00, casa Gallini (via Emilia): “A tavola con Gallini”, assaggi dall’800 in collaborazione con Istituto ENAIP Voghera e visita guidata al palazzo
14/05, ore 17.30, Caffè Teatro, “Giannina Censi — Ritratto della ballerina futurista”: Alessandra Bazardi incontra l’esperta di danza Elvira Bonfanti e Marina Rossi, allieva e assistente. Saranno presenti alcune ex allieve della Scuola di Danza di Voghera
13/05-14/05 Esercizi alla sbarra ed esibizioni di danza all’aperto con le scuole:
Tarditi Studio Dance, Voghera Mocambo ASD Tango Wine Project, Voghera
In punta di piedi, Torricella Verzate Caput Villae, Codevilla Formazione Arte Danza, Rivanazzano Terme Cicala Dance, Pizzale

VOGHERA DANZA — MOSTRA DIFFUSA
12/05 — 21/05 Mostra diffusa nelle vetrine di abiti da scena e fotografie dedicate alla danza e al teatro:
0337 tuttotelefonia (via Bidone 50) — Abyl, abbigliamento bambini (via Emilia 103 — Arata Cristiana 22 (via Emilia 95) — Arteca Gioielli (via Emilia 130) — Arte in oro (piazza Duomo 47) — Assover (via Don Minzoni 35) — Bijoux e C. (piazza Duomo 34) — Boutique Paradiso (via Emilia 156) — Busca (via Emilia 125)— Cafarchio Tendaggi (piazza Duomo 73) — Caffè Teatro (via Emilia 79) — Calzedonia (via Emilia 92) — Centri Dentistici Primo (via Emilia 113) —
Con le mie mani (via Bidone 7) — Farmacia Lugano (via Emilia 168) — Fotostudio Gat (via Bidone 49) — Gallot (via Emilia 28) — Glamour Fashion Store (via Grattoni 18) — Grazia e Vilma Boutique (via Grattoni 7) — Il Fiore (via San Lorenzo 73) — Insolito cafè (via Emilia 190) — Intimo è (via San Lorenzo 6) — Italian Optic (via Emilia 63) — JoMaison (via Emilia 84) — Johnatan Pieroni Jewels (via San Lorenzo 15) — Kasanova (via Emilia 120) — La bottega
del cartolaio (via Garibaldi 67) — Le Ragazze del Centro (via Emilia 100) — Libreria Ticinum Editore (via Bidone 20) —Mood by Cri (via Emilia 148) — Moroni elettrodomestici (via Emilia 86) — Nanà (via Emilia 121) — Ortopedia Noli (via Emilia 178) — Ottica Acrocet (via Plana 36) — Ottica Molinari (via Garibaldi 38) — Palonta calzature (piazza Duomo 74) — Parafarma (via Emilia 83) — PuntoBenessere PuntoRegalo (via Garibaldi 3) — Regina boutique (via Emilia 217) — Rocchi, la cantina del furmagè (via Emilia 116) — Savignoni Pasta Fresca (via Gabetta
31) — Tabaccheria Emilia (via Emilia 91)— Tabaccheria Il Gufetto fortunato (via Emilia 31) — Tesori di Pietra (piazza Duomo 62) — Ubik (via Emilia 102) — Vikylook (piazza Duomo 45)
I costumi di scena esposti sono di Lina Colombet, regista, costumista e anima della Compagnia Operettistica di Stradella, per gentile concessione della figlia Cristina Brega

LA BIBLIOTECA UMANA — MESTIERI ARTIGIANI PER VIA

13/05, dalle ore 16.00 • Arata Cristiana 22 (via Emilia 95) — workshop “Ilaria Ricci tra fili, tessuti e pelli: come nasce una borsa”
13/05, dalle ore 16.30 Sartoria Ghia (via San Lorenzo 11) — workshop “Un look su misura”
13/05, orario apertura attività • Ortopedia Noli (via Emilia 178) — il mestiere del calzolaio, allestimento con banchetto d’epoca e macchine da cucire
14/05, dalle ore 16.30 • Johnatan Pieroni Jewels (via San Lorenzo 15) — workshop “Speciale sposi: come creare le fedi personalizzate”

TUTTO FA MODA — LE SFILATE
13/05 piazza Duomo 80, ore 18.00 — sfilata Bar l’Artigianale via Emilia angolo via Depretis, ore 18.15 — sfilata Abyl, abbigliamento bambini via Emilia angolo via Depretis, ore 18.30 — sfilata Regina boutique con Palonta calzature e Italian Optic via Emilia angolo via Depretis, ore 19.00 — sfilata Mood by Cri
14/05 piazza Duomo 45, ore 17.00 — sfilata di abiti per bambini Vikylook in collaborazione con Ottica Molinari BOUTIQUE ALL’APERTO — POSTAZIONI, EVENTI, MENU
12/05 — 14/05, orario apertura singole attività 0337 tuttotelefonia (via Bidone 50) — postazione Abyl, abbigliamento bambini (via Emilia 103) — postazione Arata Cristiana 22 (via Emilia 95) — boutique all’aperto (fino al 21/05) Arteca Gioielli (via Emilia 130) — boutique all’aperto Arte in oro (piazza Duomo 47) — postazione; 14 maggio ore 16.00-19.30 “La ruota della fortuna” Bar 67 (piazza Duomo 67) — aperitivi del territorio Bar l’Artigianale (piazza Duomo 80) — aperitivi del territorio Bar San Lorenzo (via san Lorenzo 12) — menu del territorio, pranzo e merenda in collaborazione con Pizzeria 1058 Busca (via Emilia 125) — postazione
Cafarchio Tendaggi (piazza Duomo 73) — postazione Busca (via Emilia 125) — postazione
Cafarchio Tendaggi (piazza Duomo 73) — postazione Caffè Portici (piazza Duomo 75) — menu del territorio Caffè Teatro (via Emilia 79) — menu del territorio, piatto futurista, aperitivi, 13/05 musica dal vivo Con le mie mani (via Bidone 7) — postazione Farmacia Lugano (via Emilia 168) — postazione con articoli per la cura del corpo e bellezza Glamour fashion store (via Grattoni 18) — boutique all’aperto (fino al 21/05) Il Fiore (via San Lorenzo 73) — postazione artistico-floreale Insolito cafè (via Emilia 190) — solo 13/05: “tenda della sciamana”ritualistica, lettura carte, pratiche reiki, campane tibetane) e “angel rescue” (oggettistica realizzata a mano per raccolta fondi animali in difficoltà), ore 17.30 aperitivo Intimo è (via San Lorenzo 6) — postazione Le Ragazze del Centro (via Emilia 100) — postazione Libreria del Centro (piazza Duomo 51) —
14 maggio, ore 18.00, presentazione libro per bambini “Ali di vetro” di Mariella BarbieriMantra cafè (via Emilia 174) —
13 maggio, musica dal vivo sino alle ore 23.30 Mendino (via Plana 10) — postazione Mood by Cri (via Emilia 148) — postazione Moroni elettrodomestici (via Emilia 86) — postazione con articoli per la casa Mum & Daughter (via Emilia 65) — postazione Nanà (via Emilia 121) — postazione Nazionale Café Bistrot (via Emilia 58) — aperitivi del territorio (fino al 21/05)
Ortopedia Noli (via Emilia 178) — postazione con esposizione e prova scooter elettrici
Ottica Acrobet (via Plana 36) — postazione Palonta calzature (piazza Duomo 74) — boutique all’aperto Parafarma (via Emilia 83) — postazione Pescheria Bagnaschi (via San Lorenzo 18) — 13 maggio, cena di pesce Pingu’s English (via Depretis 28) —
13 maggio, ore 15.30-18.00, postazione didattica per bambini in via Grattoni “come join pingu and mommy for mother’s day” PuntoBenessere PuntoRegalo (via Garibaldi 3) —
14 maggio, postazione in piazza Duomo (area libreria del Centro) con foulards e articoli regalo Regina boutique (via Emilia 217) — postazione Rocchi, la cantina del furmagè (via Emilia 116) — tavoli all’aperto per assaggi del territorio e non solo
Sari (via Plana 37) — postazione con Micca dell’Oltrepò, pane medioevale, biscotti, focaccia e peperoni Tabaccheria Emilia (via Emilia 91) — postazione Tabaccheria Il Gufetto fortunato (via Emilia 31) — postazione Tesori di Pietra (piazza Duomo 62) — postazione Vecchi (via Emilia 112) — postazione “Impressioni istantanee nella scuola di danza di Giannina Censi”
Vikylook (piazza Duomo 45) — postazione UN CASTELLO DI LIBRI 8A EDIZIONE a cura di Libreria Ticinum Editore
13/05 ore 11.00, presso Associazione Artigiani, via Bidone 21 — Presentazione Collana La Stanza Landini: Giuseppe Porqueddu “Strategia di parole” e Paolo Repossi “Fuego”, Libreria Ticinum Editore ore 15.30, presso Casa Gallini, via Emilia 7 — Mari Caporale “Le voci segrete del mare” ed. Garzanti, dialogano con l’autrice Alessandra Bazardi e Simona Guioli ore 16.00, via Emilia angolo via Depretis — Cristina Aicardi, Ferdinando Pastori “Dolce da morire” ed. Laurana, dialoga con gli autori Patrizia Debicke ore 17.00, via Emilia angolo via Depretis — Paolo Jannacci, Enzo Gentile “Enzo Jannacci. Ecco tutto qui” ed. Hoepli, dialoga con gli autori Alfredo Turicci
14/05 ore 11.00, presso Associazione Artigiani, via Bidone 21 — Maria Monica Gentili “Stragi, banditi e povertà. Storia di un padre” ed. Artestampa, dialoga con l’autrice Mirella Gobbi
ore 15.30, via Emilia angolo via Depretis — Piersandro Pallavicini “Il figlio del direttore” ed. Mondadori, dialoga con l’autore Marina Carbone ore 16.30, via Emilia angolo via Depretis — Amanda Colombo “Meno male che ci siete voi” ed. Garzanti, dialogano con l’autrice Elisabetta Balduzzi e Alessandra Bazardi ore 17.30, via Emilia angolo via Depretis — Luca Saltini “Scrivimi dal confine” ed. Piemme, dialoga con l’autore Guido Conti °maggioDANZA
Un mese per celebrare la grande danza a Voghera, con un fiocco di tulle bianco, ricordando tanti personaggi:
05/05 morte di Giannina Censi, pioniera dell’Aerodanza
06/05 nascita di Alessandra Ferri, prima ballerina assoluta
10/05 nascita di Fred Astaire, ballerino, coreografo e attore
11/05 nascita di Martha Graham, danzatrice e coreografa statunitense
18/05 nascita di Margot Fonteyn, prima ballerina del Royal Ballet
27/05 morte di Carla Fracci, prima ballerina assoluta
Durante il #FuoriSensia saranno realizzate riprese video e fotografiche a cura del regista Marco Rosson, in collaborazione con Voghera Film Festival.
Fundraising e comunicazione: Pier Filippo Frisa.
* Location e orari potrebbero subire variazioni. Si invita a verificare eventuali avvisi sui canali social
dell’evento. In caso di maltempo, le iniziative all’aperto potrebbero essere rimodulate.

di Redazione
da www.bambinopoli.it
@Riproduzione Riservata del 12 maggio 2023

Con l'arrivo della bella stagione portare a spasso il bambino è quasi un obbligo. Anche per le neomamme che hanno partorito da pochi giorni. Ecco come vestire il bebè e quali accorgimenti prendere per non avere nessun tipo di problema e godersi il sole tiepido della primavera.-

Era convinzione ai tempi delle nostre mamme e nonne che uscire con un neonato di pochi giorni non solo fosse sconsigliato, ma addirittura pericoloso per il suo benessere e la sua salute.
Nulla di più sbagliato. I neogenitori, se se la sentono e riescono a organizzarsi con le poppate (soprattutto le neomamme che non allattano al seno) possono portare il bebè all’aria aperta sin dalle primissime ore di vita. Non solo, infatti, gli stimoli provenienti dall’esterno stimolano lo sviluppo intellettivo del piccolo, ma le uscite quotidiane lo aiutano al contempo a rilassarsi e a imparare a distingue il giorno dalla notte.

MEZZI DI TRASPORTO: QUAL È IL PIÙ INDICATO
Fino ai 3/4 mesi di vita i mezzi di trasporto più comodi per portare a spasso il bebè sono la carrozzina o la fascia. Eventualmente nei primi mesi, soprattutto per chi si sposta in macchina, è possibile anche utilizzare l’ovetto per l’automobile agganciato al telaio del passeggino. Quest’ultimo, invece, in particolare nella versione “light” andrebbe evitato all’inizio perché non adatto a sostenere correttamente la schiena del bambino. Dopo i 4 mesi è necessario, invece, abbandonare la carrozzina preferendole il passeggino appunto, rivolto verso la mamma nei primi tempi e verso l’esterno quando il piccolo comincia a manifestare chiaramente interesse per il mondo che lo circonda. Dopo gli 8 mesi e, comunque, quando la struttura ossea del bimbo è ben formata si può passare a un passeggino leggero, comodo e pratico soprattutto per gli spostamenti in città.

Carrozzina vs fascia: i pro e i contro dell’una e dell’altra

  • La carrozzina è senz’altro da preferire per le lunghe passeggiate in quanto consente al bebè di dormire e rilassarsi comodamente evitando di affaticare la schiena della mamma.
  • Per chi utilizza i mezzi pubblici è sicuramente più indicata la fascia, decisamente più agile e meno ingombrante da gestire.
  • Per le mamme che escono con il bebè per fare shopping, il consiglio è di usare la carrozzina, dal momento che la fascia potrebbe rappresenta d’impiccio qualora si debbano provare abiti o avere la possibilità di vestirsi e spogliarsi rapidamente (in inverno, per esempio, quando entrando nei negozi sarebbe preferibile spogliare il neonato per evitare che sudi).
  • Quando il bambino inizia a pesare oppure se la mamma dovesse avere problemi alla schiena, si può sostituire la fascia con il marsupio. Che sostiene meglio il bebè e si appoggia meglio sulle spalle del genitore.

COME VESTIRE IL NEONATO
A dispetto di quello che si pensa, anche nei primi giorni di vita, non è necessario coprire eccessivamente i bebè. Una tutina in ciniglia e una tuta imbottita sono perfetti nei mesi freddi (oppure il sacco nanna che spesso viene venduto con optional supplementare per carrozzine e passeggini). In primavera, la tutina in ciniglia può essere sostituita con una tutina in cotone e al tutone imbottito si può preferire una giacchina leggera in lana e, eventualmente, una copertina. In estate, perfetti i body e, in caso, un lenzuolo leggero.
In primavera i cappellini non sono obbligatori. È bene, però, tenere le orecchie coperte in condizioni di vento forte o qualora la temperatura esterna dovesse essere molto bassa.
In estate, un copricapo in cotone (o un ombrellino) sono necessario per proteggere la testina dai raggi diretti del sole.
Da tenere sempre presente che a essere dannoso per la salute di un neonato no0n è tanto il freddo, quanto gli sbalzi di temperatura. Durante l’inverno, quindi, scoprire subito il bambino quando si entra nei negozi e ricoprirlo quando si esce. In estate, proteggerlo con un lenzuolino o, eventualmente, con un maglioncino in cotone dall’aria condizionata.

QUANTO DEVONO DURATE LE PRIME PASSEGGIATE
I bimbi appena nati mangiano, generalmente, ogni due o tre ore. Se la mamma allatta il seno, soprattutto in primavera ed estate, non ci sono problemi. In qualunque momento, infatti, potrà fermarsi e dar da mangiare al suo bimbo. Per le altre è necessario organizzarsi con le poppate (eventualmente è possibile portare con sé un biberon e una confezione di latte liquido da scaldare al microonde oppure, in un thermos, la quantità di acqua calda necessaria e il corrispettivo di latte in polvere. A questo proposito, molto utili i contenitori monodose per trasportare il latte).
A parte questi piccoli accorgimenti, non ci sono limiti alla durata della passeggiata. Se il tempo è mite, le condizioni climatiche buone e non fa troppo freddo, mamma e papà possono stare in giro con il loro bimbo per tutto il tempo che desiderano.
Si sconsigliano, invece, lunghe passeggiate quando c’è troppo vento o freddo eccessivo.
Da evitare anche le ore di punta, quando il traffico è più intenso e l’aria, in particolare nelle grandi città, più inquinata e le zone particolarmente affollate. Nei primissimi giorni di vita è bene evitare anche i luoghi pubblici ad alta densità di frequentazione (centri commerciali, grandi magazzini, mercati) dove maggiore è la possibilità di contrarre virus e infezioni.

KIT DI SOPRAVVIVENZA FUORI CASA
Quando si esce con un bebè non bisognerebbe mai lasciare a casa:

  • Tre o quattro pannolini per il cambio, un telo da appoggiare sui fasciatoi pubblici, salviettine umidificate e una crema per il culetto
  • Un body di ricambio e una tutina nel caso in cui il bambino si sporcasse (nelle prime settimane, quando l’alimentazione del bambino è esclusivamente liquida questo può succedere).
  • Una copertina o un lenzuolino, a seconda della stagione, da tenere nel cestino della carrozzina/passeggino.
  • Copertina antipioggia e, nella stagione estiva, zanzariera per carrozzina/passeggino
  • Se il bambino lo usa, un ciuccio
  • Salviettine igienizzanti

CAV Voghera

L'Associazione Vogherese di volontariato, che aiuta gratuitamente la donna in difficoltà ad accogliere la vita, superando le difficoltà.

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