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CAV - Centro di Accoglienza alla Vita Vogherese ODV

Via Mentana n. 43
27058 Voghera (PV)
Tel: 349 4026282
email: cavvoghera@virgilio.it
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di Francesco Riccardi
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 12 gennaio 2024

È un bene che la questione del declino demografico oggi sia sotto i riflettori in tutta la sua attualità e drammaticità. E che, finalmente, si sia tornati a discutere di temi come paternità e maternità, conciliazione tra lavoro e impegni di cura, sostegni e welfare per la famiglia. Perché il netto calo delle nascite nel nostro Paese è certamente preoccupante sul piano economico e sociale. Ma lo è ancor di più per ciò che indirettamente dice della nostra capacità di avere fiducia, progettare il futuro, sperare. In definitiva della nostra umanità. O c’è forse qualcosa di più umano, di più intrinsecamente legato alla nostra natura e insieme alla nostra razionalità, del generare un figlio? Del chiamarlo alla vita, prendersene cura, educarlo?

Ma un figlio – anche questo è un dato ontologico – è sempre il frutto dell’unione tra un uomo e una donna. Unione fisica tra una femmina e un maschio, certo, ma più ancora oggi l’esito di un progetto di vita comune tra due persone. E invece, da ultimo, affiora sempre più e si fa strada un’idea diversa di generazione: singolare, privata, un autoriprodursi che sembra somigliare più a una partenogenesi che alla filiazione, più alla soddisfazione di un singolo desiderio personale che alla realizzazione appunto di un progetto di coppia. Un cambiamento che oggi si arriva a proporre perfino come rimedio alla crisi demografica.

Così, sul “Corriere della sera” di oggi, Walter Veltroni conclude il suo editoriale auspicando oltre che per «le coppie di qualsiasi forma» anche «per le donne singole che decidono di mettere al mondo una creatura (…) un welfare della natalità, capace di allargare giuridicamente le maglie delle possibilità di procreazione, di assistere economicamente e socialmente chi si vuole sottrarre al destino della crescita zero (…)». Il fraseggio è un po’ contorto, ma si intuisce chiaramente come l’obiettivo sia l’accesso libero delle singole donne alla fecondazione assistita, in Italia riservata invece alle coppie di sesso diverso (sposate o solo conviventi, di età potenzialmente fertile).

Una privatizzazione della maternità, l’aiuto artificiale alla realizzazione del desiderio della singola persona, non necessariamente e non più inserito - come finora, come da sempre - in un progetto di vita di coppia. Con la definitiva cancellazione della famiglia come unità generativa di soggetti diversi, come nucleo “ideale” di crescita delle persone. Dietro l’auspicio di maggiori possibilità per tutti, di utilizzo di ogni tecnica riproduttiva disponibile, i rischi di un profondo cambiamento antropologico. Lo stesso Veltroni conclude il suo editoriale riprendendo la metafora coniata dal Censis di una società italiana “sonnambula” che rischia di muoversi «freneticamente senza vedere dove sta andando». Appunto, attenzione a che la direzione verso la quale ci si orienta non sia quella del post-umano.


di Milena

da www.cav-voghera.it
@Riproduzione Riservata del 30 dicembre 2023

Gentili lettori,
la generosità e la presenza che la città di Voghera ha manifestato nei nostri confronti in questo anno, per noi, è un grande valore.
Grazie a tutti coloro che ci hanno messo cuore, anima, energia, e con le loro iniziative solidali in nostro favore, sono riusciti a regalare a mamme bambini e ad intere famiglie, momenti felici.

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Noi volontari CAV ringraziamo Voi che credete nella nostra mission, grazie per averci scelto e per darci la Vostra fiducia, tutto ciò ci aiuta ad andare avanti per continuare ad essere una piccola spiaggia sicura per i tanti bambini poveri, per strappare qualche bel sorriso e dare momenti di serenità a tutte le famiglie.

Buon Anno 2024 pieno di salute, che l'affetto delle persone a Voi più care possa circondarVi ogni giorno, e abbiate sempre il cuore aperto all'amore e alla positività.
Che la fede in Dio sia sempre presente nella Vostra vita.

Un abbraccio a tutti.

La Presidente Costantina Marzano
Il Vice Presidente Stefano Angeleri
Il Consiglio Direttivo
I Volontari

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di Monsignor Mario Delpini, Arcivescovo di Milano
da www.chiesadimilano.it
@Riproduzione Riservata del 01 dicembre 2023

Monsignor Delpini scrive alle Comunità religiose non cristiane, affidando il testo ai parroci in relazione con loro perché lo consegnino ai rispettivi responsabili: «Insieme possiamo essere custodi e portatori del dono che tanto invochiamo».-

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Alle Comunità religiose non cristiane e ai loro responsabili

In questo tempo che vede noi cristiani impegnati a prepararci alla festa di Natale, celebrazione del dono a cui è giunto Dio per amore delle sue creature, ho chiesto ai miei fedeli di intensificare la preghiera di intercessione per la pace. Ho chiesto che, proprio perché figli amati da Dio, operino e preghino ogni giorno per la pace. Perché non possono tacere né sottrarsi ad annunciare la Parola di Dio che condanna il gesto fratricida delle guerre. Continuiamo a pregare perché non ci rassegniamo all’impotenza. Continuiamo a pensare e a parlare, a sognare e a impegnarci con il gesto minimo e l’animo nobile di chi ha fiducia in Dio, ha fiducia nella gente e si ostina a credere che il bene vince sul male.

Mi permetto allora di estendere questo invito anche a voi, perché di fronte al male che ci divide e ci schiera gli uni contro gli altri, facendoci più soli e incapaci di vedere le ferite e le lacrime nostre e altrui, si elevi la voce degli uomini e delle donne che si uniscono nel chiedere a Dio quanto non sappiamo costruire con i nostri sforzi: che doni a tutti la pace, che avvenga il regno della pace. Dio della pace, non ti può comprendere chi semina la discordia; non ti può accogliere chi ama la violenza. Dona a chi edifica la pace di perseverare nel suo proposito, e a chi la ostacola di essere sanato dell’odio che lo tormenta, perché tutti si ritrovino in Te, che sei la vera pace.

Questo mio messaggio vi è stato consegnato dal parroco che già conoscete, con cui avete intessuto rapporti di stima e di fratellanza. Ringrazio per questi legami, convinto della importanza di testimoniare la fraternità che ci lega, perché possiamo essere tutti insieme custodi e portatori del dono della pace che tanto invochiamo.

Buon cammino e buona preghiera.

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da www.csvlombardia.it
@Riproduzione Riservata del 23 novembre 2023

Jonas Pavia e Telemaco Pavia promuovono “PER DIRE”, spazio gratuito di ascolto e supporto psicologico.

Lo spazio è dedicato ad adolescenti e giovani fra i 16 e i 20 anni che si trovano ad affrontare momenti di particolare difficoltà o sofferenza soggettiva.

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E’ possibile accedere senza appuntamento il martedì dalle 14 alle 16 in viale C. Battisti 15 a Pavia oppure prenotare un appuntamento chiamando il 329 2156818 dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 18:00 o scrivendo a telemacopavia@jonasitalia.it

Per informazioni: telemacopavia@jonasitalia.it

IL MANIFESTO

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di Alberta Mascherpa
da www.bimbisaniebelli.it
@Riproduzione Riservata del,21 novembre 2023

I genitori si chiedono spesso come insegnare ai bambini a riordinare la stanza. Si tratta infatti di un gesto utile per la loro autonomia. Vediamo quindi insieme all’esperta info e consigli utili.-

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Come insegnare ai bambini a riordinare la stanza? Ecco una domanda che i genitori si fanno spesso. Non si tratta infatti solo di una questione che riguarda il ménage casalingo: mettere a posto è un gesto che aiuta i piccoli a crescere, a diventare autonomi e responsabili. Ecco allora con l’aiuto dell’esperta le info e i consigli utili.

Come riordinare i giochi

«Insegnare ai nostri figli il valore dell’organizzazione e dell’ordine è fondamentale per la loro vita» è la prima precisazione di Sabrina Toscani, fondatrice di Organizzare Italia e autrice del libro “Facciamo ordine”, Mondadori, 16 euro «Imparare a tenere a posto la propria stanza, proprio come imparare a lavarsi da soli, aumenta infatti l’autonomia e il senso di responsabilità, permette ai più piccoli di mettersi alla prova e insegna a gestire le proprie risorse, senza trascurare il fatto che aiuta nella convivenza e nelle relazioni familiari e non solo». Insegnare ai bambini a fare ordine va quindi considerato come un vero e proprio compito educativo affidato ai genitori o comunque a chi si prende cura dei più piccoli. «C’è un punto da cui è importante partire e che va sempre tenuto presente: i bambini possono e dovrebbero contribuire al ménage familiare, secondo le loro capacità, e spesso sono più bravi di quanto pensiamo se offriamo loro la possibilità di mettersi veramente alla prova» spiega l’esperta. E imparare a fare ordine dovrebbe essere proprio uno dei primi compiti affidati ai bambini.

«Per insegnare loro queste competenze si può iniziare dalla zona della casa dove possono avere più libertà di movimento e di scelta: la loro camera» commenta l’esperta. Ma come insegnare ai bambini a riordinare la stanza? «Attorno ai due anni possono cominciare a riporre i propri giochini in contenitori che i genitori possono mettere a disposizione nella loro stanza» spiega l’esperta. «Attorno ai 3-4 anni arriva il momento in cui i bimbi possono cominciare a riporre i panni sporchi nell’apposito cesto e farsi il lettino (che andrà bene così come riescono a fare senza che mamma e papà intervengano), a 5-6 possono anche ripiegare i calzini e spolverare, sui 7-8 anni possono cominciare a passare l’aspirapolvere e lavare il pavimento della loro stanza e da 9-10 anni in su possono cominciare a gestire ancor più liberamente il loro spazio, cambiare le lenzuola e occuparsi delle pulizie con più costanza». Tutto naturalmente sempre sotto la supervisione dei genitori. «Che devono sempre essere pazienti e insegnare come fare le cose, senza sostituirsi ai figli, ma accompagnandoli nell’apprendimento» conclude Toscani.

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Come fare il gioco del riordino?

La strada più semplice per insegnare ai bambini a riordinare la stanza? Trasformare tutto in un gioco che li coinvolga, li appassioni e li diverta. Importante dare inizio al momento del riordino in modo molto chiaro così che i piccoli capiscano che è tempo di riporre i giochi e passare ad altre attività. E per fare questo può essere utile ricorrere a una canzoncina, una filastrocca o anche una semplice frase che permetta di mettere fine al tempo del gioco, ma in serenità, senza che il momento venga percepito come negativo. Ecco qualche esempio che può essere d’aiuto.

  • Mettere via, mettere a posto, ogni cosa va al suo posto
  • Uno, due e tre, metti a posto insieme a me
  • Gira la ruota, ruota la rima, che tutto ritorni come era prima
  • Questa è la corona di chi sa riordinare
    Questa è la corona di chi vuole imparare
    Per essere grandi ci vuole impegno
    Ed io come un re riordino il mio regno
  • Mettiamo via mettiamo a posto
    Ogni cosa al suo posto!
    Mettiamo via facciamo in fretta
    Ogni cosa sarà perfetta!
  • Un po’ d’ordine ci vuole
    Nelle case e nelle scuole,
    questo sopra, questo sotto,
    rimettiamo tutto a posto
  • La cameretta ordinata
    Non ci serve una bacchetta,
    per ordinar la cameretta!
    Basta un po’ di fantasia
    e il disordine va via!
    Pupazzi e costruzioni
    vanno dentro ai cestoni!
    I colori e i pennelli
    stanno insieme agli acquerelli!
    Quando finisco di giocare,
    è ora di riordinare!
    La mia cameretta è piena di magia,
    fuori il disordine, dentro l’allegria!

Lanciare una sfida ai bambini per incoraggiarli a sistemare

Ovviamente non si può negare che i genitori, magari stanchi dopo una giornata di lavoro, non abbino nessuna voglia di indossare i panni una Mary Poppins che tramuta tutto in gioco e in canto. In queste occasioni può essere d’aiuto cambiare la strategia e provare ad esempio a lanciare una sfida chiedendo ai bambini se saranno capaci di mettere tutto in ordine prima di cena oppure prima che cominci il loro cartone animato preferito. Oppure si può giocare al gioco delle domande: “le macchinine torneranno nella loro scatola? Le bambole si ricorderanno dove vanno a dormire?”.
In un pomeriggio di pioggia può essere un’attività divertente da fare insieme ai piccoli anche quella di creare piccole ceste dove riporre i giochi dando ad ognuna il nome di un animale: se la sera il gatto o il cagnolino non vedranno tornare i giochi saranno soli e tristi!

Come insegnare l’ordine, alcuni consigli pratici

Ecco alcuni preziosi suggerimenti dell’esperta riservati a papà o mamma sul come insegnare ai bambini a riordinare la stanza.

  • Lasciateli liberi di decidere: la loro camera è uno spazio esclusivo e per questo i bimbi dovrebbe essere lasciati liberi di decidere come impostarne l’organizzazione. Possono essere condotti e affiancati dai genitori a seconda dell’età, ma ascoltare da subito le loro esigenze e assecondarle aumenta la loro motivazione e le loro capacità di tenere poi effettivamente ordinata la stanza. In sostanza, se sono loro a decidere il sistema organizzativo è più facile per loro capirlo e mantenerlo.
  • Siate un esempio virtuoso: i bambini di tutte le età apprendono soprattutto attraverso l’imitazione. Se la camera degli adulti è ordinata è più facile che ne colgano la ragione e l’essenza. Non è detto che automaticamente saranno ordinati, ma avranno sempre il giusto esempio a cui ispirarsi.
  • Trattenetevi e lasciate fare: l’ordine e l’organizzazione impostati dai figli non sempre (o forse quasi mai…) sono esattamente rispondenti alle aspettative dei genitori. Tuttavia solo attraverso l’esperienza i bambini possono imparare a cavarsela e a trovare i migliori sistemi per organizzarsi. Quindi sì all’affiancamento e al supporto, no all’imposizione, che non funziona soprattutto sul lungo periodo.
  • Elogiate e premiate: i bambini hanno piacere di spingersi oltre e provare cose nuove e questo permette loro di acquisire un maggiore senso di responsabilità e autostima. Le cose da far provare devono essere graduali e seguite per un tratto dall’occhio vigile di mamma e papà, ma poi va data loro fiducia e soprattutto il giusto riconoscimento dell’impegno profuso (e non del risultato raggiunto che potrebbe essere inizialmente anche piuttosto lontano dalle vostre aspettative).
  • Pazientate e puntate lontano: le competenze di ordine e organizzazione che si insegnano nell’oggi non danno i frutti subito, ma mettono i semi per ciò che verrà in futuro. Siate quindi pazienti e continuate ad innaffiare quel seme: la pianta che crescerà non sarà perfetta ma sarà sicuramente meravigliosa!
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Cosa dice il metodo Montessori

Come in molti alti aspetti della vita infantile, anche sul tema del riordino il metodo Montessori può venire in aiuto dei genitori. Secondo Maria Montessori, infatti, l’ordine è basilare perché i bambini imparano a conoscere l’ambiente proprio attraverso la relazione che stabiliscono tra le cose. Grazie a un preciso ordine dato alle cose, i bambini creano una sorta di mappa con cui orientarsi trovando riferimenti che li rassicurano. E’ importante quindi che ogni cosa sia al proprio posto: per i piccoli l’abitudine, che consiste anche nel vedere un oggetto collocato sempre in un preciso punto dello spazio, è il passaggio chiave per riuscire a dare un senso al mondo che abitano. Abitudine e ordine si configurano quindi per Montessori come strumenti basilari per la crescita e dell’acquisizione dell’autonomia.

Ovviamente il come insegnare ai bambini a riordinare la stanza nell’ottica montessoriana non può prescindere da quelli che sono i cardini del metodo Montessori. Uno dei primi è che l’ambiente deve essere funzionale alla crescita e allo sviluppo dell’indipendenza dei bambini. Il che tradotto in pratica significa innanzitutto dire no a una cameretta stracolma di giochi. Il primo passaggio, affidato in toto ai genitori in questo caso, è quindi quello di liberare la stanza dei giochi da tutto quanto è inutile, non si usa più, è rotto, non ha più nessuna attrattiva per il bambino. Così diventerà più facile anche per i piccoli tenere in ordine la stanza rimettendo a posto i giochi dopo averli usati.

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Al proposito il metodo Montessori sconsiglia di usare un enorme baule o un contenitore XXL dove riporre tutti i giochi: per i bambini, soprattutto per i più piccoli, ammassare i giochi trasmette l’idea che tutto ciò che a loro è caro può essere buttato via. Meglio quindi predisporre una serie di scatole di varie dimensioni aggiungendo un’etichetta o un disegno che spieghi cosa dovrebbe contenere. Ci sarà quindi una scatola per i peluche e una piccola per le matite, una per le bambole e una per le costruzioni e così via. Per i giochi di dimensioni più grandi ideale è predisporre per ognuno un posto preciso su un armadietto, una mensola, una libreria che il bambino possa raggiungere facilmente: se il piccolo sa che ogni cosa ha una sua collocazione precisa si sentirà più invogliato a rimetterla nella stessa posizione una volta che non viene più usata per giocare. Il metodo Montessori suggerisce che, anche per quanto riguarda il riordinare così come per altri momenti educativi, i genitori dovrebbero dare direttive chiare e precise stabilendo regole da rispettare, salvo eccezioni che vanno sempre motivate ai bambini. Si potrebbe stabilire, ad esempio, che i giochi si ripongono ogni volta che si finisce di usarli oppure che lo si fa la sera prima di dormire. Ma attenzione che anche nel dare indicazioni ai bambini su come devono riordinare la stanza è importante fare attenzione alle parole e al tono della voce che si usano: piuttosto che urlare e dare imposizioni in negativo meglio usare motivazioni positive. In sostanza al posto di sbraitare “non andrai a letto finchè non hai riordinato” meglio sarebbe dire “dopo che avrai sistemato i giochi ti leggerò una favola a letto”.

In copertina foto di Polesie-toys da pexels.com

In breve

Come insegnare ai bambini a riordinare la stanza è uno dei compiti educativi dei genitori. Imparare a fare ordine, infatti, serve ai piccoli per crescere autonomi e sicuri. Importante quindi cominciare sin da piccoli facendo in modo che i bimbi imparino attraverso l’esempio di mamma e papà. Man mano che crescono potranno iniziare, in base alle loro capacità, a mettere in ordine i giochi: mettere a disposizione dei bambini scatole e piccole ceste può aiutarli nel compito. Così come trasformare il momento del riordino in un gioco da scandire con frasi e filastrocche divertenti.

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di Daniele Di Geronimo

da www.gravidanzaonline.it
@Riproduzione Riservata del 17 novembre 2023

Dall'esame del numero e della morfologia dei cromosomi si può scoprire la presenza di una malattia o un disturbo genetico; conosciamo tutte le caratteristiche del test del cariotipo fetale.-

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Tra gli esami che è possibile svolgere in epoca prenatale rientrano anche tutti quelli che analizzano i cromosomi. Normalmente un essere umano ha 23 coppie di cromosomi (22 coppie autosomiche e una coppia sessuale), per un totale di 46, ricevuti per metà da ciascun genitore.

I cromosomi, come spiega il Cleveland Clinic, sono parti delle cellule che contengono i geni che formano il DNA. Alcune patologie e disturbi, per questo dette genetiche o cromosomiche, hanno un’anomalia nei cromosomi: possono essere più o meno di 46 oppure avere dimensioni, forma o sequenza anormali.

L’esame del cariotipo fetale consente proprio di analizzare questa realtà e ottenere preziose informazioni genetiche e cromosomiche.

Cos’è il cariotipo?

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Il National Human Genome Research Institute definisce il cariotipo come il complesso insieme di cromosomi di un individuo.

Di per sé il termine fa riferimento anche all’immagine dei cromosomi ottenuta in laboratorio isolati da una singola cellula e disposti in ordine numerico. Questa immagine serve per individuare anomalie nel numero o nella struttura dei cromosomi in quanto il cariotipo descrive la quantità e la morfologia dei cromosomi.

Quando è necessario l’esame del cariotipo?

L’esame del cariotipo, proprio per le sue caratteristiche, si rivela utile sia in epoca prenatale, e si parla di esame del cariotipo fetale, che per effettuare analisi e indagini sulle malattie tumorali. Si rivela utile anche per comprendere le funzioni cellulari, le relazioni tassonomiche e per ottenere informazioni sugli eventi evolutivi.

Il ricorso all’esame del cariotipo, come riportato dal portale MedlinePlus, si rivela utile per indagare la presenza di malattie cromosomiche sul feto, analizzare una familiarità per una malattia genetica, ma anche per individuare la causa dell’infertilità (maschile e femminile), della poliabortività e di un feto nato morto.

Il test del cariotipo può essere condotto, quindi, sui futuri genitori che stanno pianificando una gravidanza o che hanno ottenuto risultati dei testi di screening prenatali anormali, in presenza di una storia familiare per un disturbo cromosomico, in presenza di sintomi di una particolare malattia genetica o a seguito di una diagnosi di tumore o malattia del sangue come leucemia, linfoma, anemia e mieloma multiplo.

Esame del cariotipo fetale: come si svolge

Per l’esame del cariotipo fetale esistono diverse tipologie di test. I principali sono il prelievo dei villi coriali (villocentesi) e il prelievo del liquido amniotico (amniocentesi). Il NIPT, il Non Invasive Prenatal Test (che consente di rilevare alcune trisomie fetali e le aneuploidie dei cromosomi sessuali mediante prelievo del sangue materno), consente un’analisi parziale del cariotipo fetale.

Per questi esami non è prevista una particolare preparazione se non la necessità, secondo le indicazioni del centro presso il quale ci si rivolge, di non urinare prima del test e bere molti liquidi. Entrambi gli esami sono invasivi e hanno una piccola percentuale di rischio di causare un aborto spontaneo.

Quali possono essere i risultati dell’esame?

Il risultato del test del cariotipo fetale può essere negativo o positivo. Nel primo caso il set genetico del feto non ha anomalie nel numero o nella morfologia dei cromosomi, mentre l’esito positivo indica un’anomalia.

Tra le più comuni anomalie cromosomiche rilevabili dal test del cariotipo fetale, come riportato dal portale WebMD, ci sono:

  • Sindrome di Down (Trisomia 21), nella quale il feto ha un cromosoma 21 in più.
  • Sindrome di Edwards (Trisomia 18), nella quale il feto ha un cromosoma 18 in più.
  • Sindrome di Patau (Trisomia 13), nella quale il feto ha un cromosoma 13 in più.
  • Sindrome di Turner, nella quale il feto di sesso femminile ha un cromosoma X assente o danneggiato.
  • Sindrome di Klinefelter, nella quale il feto di sesso maschile ha un cromosoma X in più (XXY).
  • Mosaicismo, nella quale vi è la presenza di due o più linee genetiche diverse.

Tra le anomalie strutturali dei cromosomi rilevabili con il test del cariotipo fetale, come evidenziato in questo approfondimento del National Human Genome Research Institute, troviamo:

  • Delezioni – manca una porzione del cromosoma.
  • Duplicazioni – una porzione del cromosoma è duplicata determinando la presenza di materiale genetico extra.
  • Traslocazioni – una porzione di un cromosoma viene trasferita su un altro cromosoma.
  • Inversioni – una porzione del cromosoma si separa per poi riattaccarsi capovolta.
  • Formazione di anelli – una porzione del cromosoma si è staccata formando un anello.

È bene precisare come la formazione delle anomalie genetiche conosce una grande variabilità. Alcune si verificano da subito al momento del concepimento e sono rilevabili da subito in ogni cellula del corpo. Per alcune condizioni, invece, l’anomalia avviene dopo il concepimento ed è rilevabile solo in alcune cellule.

Inoltre, le anomalie cromosomiche possono essere ereditarie, quindi ottenendo una copia alterata da uno o entrambi i genitori, o svilupparsi “ex novo”.

da www.diocesitortona.it
@Riproduzione Riservata del 09 novembre 2023

Anche quest'anno la Diocesi di Tortona, mediante un apposito Comitato Organizzatore, offre una Borsa di Studio per una Matricola dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

Il concorso è destinato agli studenti che posseggano i seguenti requisiti:

  • siano residenti sul territorio della Diocesi di Tortona;
  • siano iscritti per la prima volta al primo anno di un corso di laurea triennale o a ciclo unico presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore nell'anno accademi co 2023-2024;
  • siano in possesso del diploma dell'Esame di Stato con un punteggio non inferiore a 80/100.

La domanda di ammissione al Concorso dovrà essere datata e presentata completa in ogni sua parte dal 20 Novembre 2023 e non oltre le ore 12 del 20 Dicembre 2023.

Clicca per scaricare il bando e il modulo di iscrizione

da www.diocesitortona.it
@Riproduzione Riservata del 20 ottobre 2023

Venerdì 27 ottobre alle ore 21.00 nella Basilica "Madonna della Guardia" di Tortona si terrà la Veglia di preghiera per la pace in Terra Santa. 

Il Vescovo di Tortona, Mons. Guido Marini, invita tutti i fedeli della Diocesi ad unirsi spiritualmente alla preghiera che si avrà la  forma di Adorazione Eucaristica.

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da www.diocesitortona.it
@Riproduzione Riservata del 11 ottobre 2023

È disponibile per il download il libretto contenente l'Omelia-Lettera Pastorale 2023-2024 “Custodi dell'essenziale. Meravigliati da Gesù” e il calendario diocesano per il nuovo anno pastorale. Per scaricare il libretto cliccare qui.

La lettera pastorale è stata annunciata dal Vescovo, Mons. Guido Marini, in Cattedrale lo scorso 30 settembre 2023.

di Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus

da www.bambinopoli.it
@Riproduzione Riservata del 28 settembre 2023

 Disturbi e disagi alimentari non sono la stessa cosa. In entrambi i casi, però, spesso c'è una richiesta di attenzione da parte del bambino che attraverso il cibo manifesta problemi di altro genere.-

Il momento del pasto è una lotta!. Questa frase riecheggia spesso nelle stanze di consultazione dell’www.pollicinoonlus.it e Centro Crisi Genitori Onlus - Centro per la prevenzione e la clinica dei disordini del comportamento alimentare in età pediatrica.
A parlare sono le mamme e i papà chiamati a destreggiarsi tra le molteplici situazioni in cui il bambino non mangia, non mostra interesse nei confronti del cibo e dell’atto alimentare, rifiuta tutto o, al contrario, non è mai sazio.
L’atto nutritivo può diventare, infatti, anche molto precocemente, 'teatro' di una protesta, di atteggiamenti oppositivi, cioè di una forma di comunicazione nella quale il vero messaggio è celato nel rapporto alterato con il cibo e/o con l’atto alimentare. Si tratta sempre di una modalità adottata dal bambino per manifestare il proprio disagio interiore a cui è importante offrire un ascolto attento, considerandola come 'campanello d’allarme'.

A tal proposito, è opportuno distinguere fra comportamenti alimentari transitori nei quali il bambino prova ad esprimere la propria sofferenza attraverso il cibo e l'atto alimentare - disagi alimentari - e quadri più complessi dove l'ostinazione e l'opposizione del piccolo a tavola risultano essere più rigide e serie - disturbi alimentari.

I disagi alimentari, che spesso fungono da richiesta di aiuto rivolta all'ambiente familiare, non determinano conseguenze sul piano della crescita né implicano necessariamente una problematicità in altre aree (disturbi del sonno, del gioco, delle condotte evacuatorie). La lettura inappropriata di questi comportamenti alimentari, spesso considerati capricci, adombra il fatto che questi bambini usino il cibo come strumento per manifestare una protesta, un ribellione legata a specifiche difficoltà in un momento della crescita e/o della vita familiare. In linea generale, i disagi concernono il lavoro complesso di separazione dal luogo materno e la faticosa rinuncia all'oggetto d'amore primario.

É possibile, invece, che episodi di rifiuto del cibo o di una sua continua ricerca, che si accompagnano a espressioni emotive forti (collera, pianto eccessivo, ansia, inquietudine), rimandino a situazioni legate al perdurare nel piccolo di un malessere forte, non ancora compreso dal suo ambiente e possano favorire lo strutturarsi di veri e propri quadri sintomatici, inquadrabili nella categoria dei disturbi alimentari, nella quale rientrano l'anoressia e l'obesità. Il rifiuto o il divoramento del cibo non sono transitori, ma perdurano da più tempo con una determinazione tale da aver già compromesso la relazione del bambino con i genitori e, spesso, con l’ambiente scolastico.
Sovente, oltre alla sfera alimentare, sono presenti anche segnali di malessere quali, ad esempio, i disturbi del sonno, dell’interazione con i coetanei e con gli adulti, i disturbi della condotta e difficoltà rispetto alle condotte evacuatorie. Nei quadri di disturbo alimentare sono presenti anche compromissioni rispetto alla salute del bambino, alla curva di accrescimento e, nei casi più gravi, si rende necessario un ricovero, concordato con il pediatra.
In ottica preventiva, se da un lato si può asserire che l'alterazione del rapporto del bambino con il cibo sia trasversale alla normalità e alla patologia, ovvero se anche in uno sviluppo sano possono evidenziarsi comportamenti alimentari alterati, è bene ricordare che i disturbi alimentari (anoressia, iperfagia, obesità) possono insorgere anche in tenera età.

Per maggiori informazioni:
Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
Via Amedeo d'Aosta 6 - Milano
info@pollicinoonlus.it
www.pollicinoonlus.it
Numero Verde: 800.644.622
  

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