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Bambino Gesù-Fatebenefratelli. È Kevin il primo nato all'ospedale del Papa

Grazie all'accordo con la Regione e tra i due ospedali romani il nosocomio della Santa Sede diventa un punto nascita per i casi ad alto rischio. Trenta i parti previsti nel 2017, quattro a giugno.-
Ora dorme serenamente tra le braccia della mamma. Kevin ha un mese e mezzo di vita ed è il primo nato al Bambino Gesù. Il parto nell’ospedale pediatrico della Santa Sede è stato possibile grazie al via libera della Regione Lazio e alla convenzione siglata con l’ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma, un’eccellenza nel campo dell’ostetricia. Il piccolo, venuto alla luce l’8 aprile scorso grazie all’aiuto di una équipe mista e già dimesso, era affetto da ernia diaframmatica congenita ad alto rischio, una patologia rara e complessa che richiede un’assistenza altamente specialistica al momento della nascita per scongiurare il pericolo di morte. Un secondo neonato, affetto da un difetto cardiaco, è venuto inoltre alla luce il 28 aprile scorso ed è stato sottoposto nei giorni scorsi a un’operazione chirurgica che gli ha consentito correggere in modo definitivo il suo problema al cuore.
«Con l’ok della Regione Lazio abbiamo potuto unire le forze di un’eccellenza ostetrica e di una neonatale», sottolinea il professor Pietro Bagolan, direttore del dipartimento di Neonatologia dell’ospedale pediatrico della Santa Sede. «Il risultato ­– aggiunge - è un esempio di buona sanità al servizio del bambino gravemente malato e della sua famiglia». Ora questo risultato, gli fa eco il dottor Marco Bonito dell’ospedale San Pietro Fatebenefratelli, «è motivo di grande orgoglio e soddisfazione poter condividere con una eccellenza come il Bambino Gesù un percorso così importante e stimolante avente un solo obiettivo: tutelare la salute della donna e del bambino, offrendo loro la migliore assistenza possibile».

Un punto nascita per bambini ad alto rischio

Il Bambino Gesù copre tutte le specialità mediche e chirurgiche pediatriche, compresa la diagnostica prenatale e la ginecologia, ma non ha un reparto di degenza ostetrica. Con l’autorizzazione della Regione Lazio e l’accordo con il San Pietro, diventa a tutti gli effetti un punto nascita per i casi ad alta complessità che possono richiedere interventi in emergenza. Con l’intesa - siglata a marzo 2017 - si ottimizzano i tempi del parto, evitando a nascituri particolarmente vulnerabili i rischi del trasporto da una struttura all’altra e si rendono immediatamente disponibili, in un’unica sede, tutte le possibili competenze ostetriche e medico-chirurgiche neonatali. Sono circa 30 le nascite programmate nel 2017, quattro delle quali nel mese di giugno. Le future mamme vengono selezionate per il parto al Bambino Gesù da un apposito comitato di entrambi gli ospedali che valuta le caratteristiche della gravidanza e la gravità delle condizioni del bambino.

Le patologie che mettono a repentaglio la vita del neonato

Le patologie che possono comportare un intervento in emergenza alla nascita e che richiedono un’assistenza altamente specialistica sia chirurgica che tecnologica, sono quelle che impediscono al bambino di respirare o che non consentono al sangue di circolare come dovrebbe. Si tratta di bambini talmente delicati che il solo disturbo provocato dall’applicazione del gel per eseguire un’ecografia può alterare i loro parametri vitali. In questi casi il trasporto incide sensibilmente sulla prognosi: ne mette a rischio la sopravvivenza e può comportare danni cerebrali anche molto gravi. Rientrano in questa categoria le tumefazioni del collo tanto voluminose da ostacolare la respirazione; le patologie toraciche che influiscono sullo sviluppo dei polmoni (come l’ernia diaframmatica congenita, malattia di cui era affetto il primo nato al Bambino Gesù) e alcune cardiopatie congenite potenzialmente letali alla nascita.
da www.avvenire.it
@ Riproduzione Riservata del 26 maggio 2017
 
 
 
 

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