Un mondo di bimbi da salvare
Alessia Guerrieri – da www.avvenire.it di domenica 17 marzo 2019
Sempre di più un punto di riferimento internazionale Dalle gemelline siamesi separate al ricovero di Alex, ecco perché 'l’ospedale del Papa' è in prima linea.-
Tutto cominciò da un salvadanaio di terracotta. Un 'dindarolo' contenente il gruzzoletto di risparmi che il duca Scipione Salviati, sua moglie Arabella e i figli decidono di rompere nel 1869 per aiutare i bambini ammalati di Roma. Un gesto che ha innescato una rete di donazioni diventate anno dopo anno 'mattoni' di solidarietà per costruire il Bambino Gesù. Il senso di quella struttura di Roma dedicata unicamente ai bambini era racchiusa in quell’unico foglio – che mostriamo in anteprima in questa pagina – con il primo regolamento dell’ospedale dei fanciulli.
A viverlo sulla loro pelle quattro bambine colpite da scrofola (forma di tubercolosi), le prime degenti dell’ospedale, curate da quattro suore vincenziane, tre medici, tre infermieri e un portantino in una stanza accanto all’orfanotrofio dei Santi Crescenzio e Crescentino in via delle Zoccolette (sulla riva sinistra del Tevere). Da allora sono passati 150 anni e quella stanza per la cura dei bambini di Roma è diventata un centro pediatrico internazionale di riferimento organizzato su quattro poli (Gianicolo, San Paolo, Palidoro e Santa Marinella).
In totale si contano 607 posti letto, 22mila ricoveri ogni anno, 339 trapianti, 22mila giornate di day hospital, 80mila accessi al pronto soccorso e oltre un milione e 700mila prestazioni ambulatoriali. Ma, al di là dei numeri, è soprattutto diventato 'l’ospedale del Papa', in cui arrivano da tutto il mondo bimbi malati da salvare. Così martedì prossimo alle 11 a Roma, nella sede di San Paolo fuori le Mura, l’ospedale Bambino Gesù celebrerà i suoi primi 150 anni. A rendere omaggio a questo traguardo e alla sua storia il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il ministro della Salute Giulia Grillo, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, il sindaco di Roma Virginia Raggi.
A fare gli onori di casa invece sarà la presidente dell’ospedale Bambino Gesù Mariella Enoc, dal 2015 al vertice del centro pediatrico. Solidarietà, eccellenza, ricerca scientifica sono ormai diventati i tratti distintivi di un secolo e mezzo di vita dell’ospedale dei bambini. Ma a restare intatto negli anni in corsia è il dono originario che si rinnova nel tempo, quella missione di alleviare le sofferenze dei più piccoli non solo con le tecniche d’avanguardia in ogni epoca storica ma con la forza dell’umanità.
Il Bambino Gesù lo ha fatto sin dalla nascita, così come durante la prima guerra mondiale – già nella sede del Gianicolo – curando l’epidemia di meningite cerebro-spinale, di vaiolo nero e di influenza spagnola. Un’accoglienza che è continuata anche durante il secondo conflitto mondiale, quando vennero aperte le porte dell’ospedale a ebrei e rifugiati politici. E, con un salto di molti decenni, il Bambino Gesù continua a farlo con i fanciulli di oggi. Pensiamo ad Alex, il bimbo di 20 mesi arrivato in condizioni disperate (non si trovava un donatore compatibile) dal Great Ormond Street di Londra con una grave malattia genetica (la linfoistiocitosi emofagocitica hlh) e sottoposto il 20 dicembre scorso a trapianto di cellule staminali emopoietiche da genitore. O ancora ai tanti piccoli che saranno curati nell’ospedale di Bangui appena inaugurato nella capitale centrafricana, fortemente voluto da papa Francesco e realizzato con il sostegno del Bambino Gesù, anche per la formazione dei medici.
E se si prova a sfogliare indietro le pagine delle 'prime volte', viene alla mente la storia di Saverio malato di distrofia che nel 2010 ha sentito battere nel suo petto di quindicenne un cuore artificiale con batteria ricaricabile posta dietro l’orecchio. E il suo è stato il primo impianto di cuore artificiale permanente al mondo, eseguito su paziente pediatrico portatore di distrofia di Duchenne. Fece parlare anche la storia della separazione nel 2017 delle gemelline siamesi del Burundi, Francine e Adrienne, che seguì di poche settimane quello delle sorelline algerine unite per il torace e addome Rayenne e Djihene.
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Esercizi spirituali on line: la proposta dei carmelitani
Filippo Rizzi da www.avvenire.it sabato 16 marzo 2019
Ogni settimana, il venerdì, è possibile scaricare meditazioni e video dedicati a Edith Stein, la religiosa oggi santa morta ad Auschwitz-Birkenau nel 1942
Sperimentare il silenzio, il deserto, le consolazioni spirituali dei grandi mistici e meditare la Parola di Dio da casa propria o dalla postazione di lavoro utilizzando semplicemente un computer, uno smartphone, un tablet. Corrono su Internet gli Esercizi spirituali di Quaresima. Come già accade da anni, anche nel 2019 l’Ordine dei carmelitani scalzi d’Italia, di Parigi e di Austria (assieme alla loro la casa editrice Ocd) ha lanciato la proposta controcorrente degli “Esercizi spirituali online” per vivere questo tempo forte lontano dalle tentazioni e alla scoperta dell’essenziale. Il tutto alla portata di un semplice clic.
Ad accompagnare il ritiro via web (che viene proposto anche per il tempo di Avvento) sono quest’anno le riflessioni di santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein (1891-1942), la religiosa e filosofa tedesca di origine ebraica che scelse di entrare nel Carmelo in età adulta e morta nel 1942 nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. «Abbiamo scelto questa grande mistica – spiega nel video di presentazione il carmelitano scalzo di Vienna, padre Roberto Maria Pirastu – per il suo speciale rapporto con il mistero pasquale». Una scelta singolare quella di aver pensato a una consacrata colta «complessa e semplice» come Stein – osserva ancora il carmelitano di origini sarde – proprio per il suo passaggio da «un’esperienza di agnosticismo» a una vita all’insegna del Vangelo.
Accedendo al sito www.esercizi-online.karmel.at o scrivendo direttamente alla mail esercizi-online@karmel.at si potrà, dopo aver compilato un modulo, ricevere settimanalmente le riflessioni e degli spunti per vivere al meglio i quaranta giorni che preparano alla Pasqua. La prima riflessione degli “Esercizi online” è stata lanciata lo scorso 6 marzo, Mercoledì delle Ceneri. «Ogni venerdì di Quaresima – si legge nella presentazione su Internet – riceverete un messaggio di posta elettronica settimanale». Un’opportunità offerta ogni fine settimana per aiutare a compiere un cammino di vero rinnovamento interiore. «Nel messaggio di posta elettronica troverete – si legge ancora nel sito www.esercizi-online.karmel.at – un commento alla prima Lettura della Messa di domenica, alcuni testi di Edith Stein con suggerimenti di riflessione, un riassunto video della settimana e il calendario della Quaresima con sei brevi meditazioni e immagini».
Gli Esercizi spirituali sul web sono stati pensati e curati da un’articolata équipe di carmelitani francesi: Philippe Hugelé, Jean-Alexandre, Dominique, Raphaëlle e Marie-Noëlle. A cadenzare l’iniziativa quaresimale sono anche parole come «conversione», «digiuno», «rinuncia». «Abbiamo voluto proporre per questo nuovo corso di Esercizi – racconta ancora nel video padre Roberto Maria Pirastu – alcuni spunti pratici rivolti alla vita di tutti i giorni. Ma soprattutto è un invito da parte nostra a leggere i testi di Edith Stein per meditarli e mettersi così in cammino con lei e ritornare a quella fonte che è Dio, il “Dio dei Padri”, il “Dio che salva” come direbbe la grande carmelitana».
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“Stare nella Chiesa. Stare nel mondo”
Credo che, da parte dei tanti estimatori di mons. Giuseppe Scabini (per tutti, don Pino), si debba gratitudine alla Chiesa di Tortona, e in particolare al Gruppo diocesano del Movimento ecclesiale di impegno culturale-Meic, per avere promosso un’iniziativa, che si annuncia come importante e interessante, in memoria del sacerdote tortonese, nel decennale dalla morte, avvenuta il 1° aprile 2009. L’iniziativa si svolgerà in due momenti.
Il primo, sabato 6 aprile a Tortona nel foyer del Teatro “Civico” dalle 10 alle 18, sarà il momento della riflessione sull’eredità spirituale e culturale di don Pino.
Il titolo già da solo rende ragione dell’attualità di siffatta memoria: “Stare nella Chiesa. Stare nel Mondo. L’eredità pastorale di mons. Pino Scabini”.
Chiesa e mondo, le due polarità di don Pino e della vita di molti di noi, con una cifra, la sua cifra, cioè la “pastoralità”, intesa come attitudine di una Chiesa prima e sempre madre, poi (con discrezione, ma con attenzione) maestra.
Una Chiesa che sta accanto, sta al fianco delle tante povertà materiali e spirituali, e che sa che non da se stessa, ma dal suo Signore e dalla Sua centralità possono derivare le risposte e le consolazioni nel cammino dei singoli e delle Nazioni. Una caratteristica che oggi, grazie a Papa Francesco, è tornata in prima linea, non per relegare i principi teologici e la dottrina in secondo piano, ma per poterli fare percepire dalla sensibilità dei tempi cambiati, dal cambiamento d’epoca.
Sarà una giornata intensa, con presenze d’eccezione, un po’ da tutt’Italia, perché un po’ in tutt’Italia don Pino è stato conosciuto, cercato, amato. I temi saranno quelli tipicamente scabiniani: famiglia, laicato, appunto pastoralità.
Vi saranno testimonianze, dette e lette, dei principali “luoghi” dell’impegno, locale e nazionale, di don Pino: Azione Cattolica e Meic certamente, ma anche Centro di orientamento pastorale, Seminario maggiore lombardo e naturalmente Tortona, la chiesa e la società civile.
E, prima dell’intervento finale del Vescovo Vittorio Viola, una tavola rotonda, per cogliere il messaggio di don Pino e proiettarlo nell’oggi e nel domani, così incerti.
Il secondo momento sarà domenica 7 aprile nella “sua” Pregola, con la concelebrazione eucaristica alle ore 11, presieduta dal card. Francesco Coccopalmerio, la visita alla tomba, il ricordo del sindaco e del parroco (già sappiamo il titolo: “Don Pino, uno di noi!”), la deposizione di una corona di fiori. Lassù, in quell’angolo di valle Staffora, il ricordo per molti di noi sarà più struggente. Gesti sobri, come sobrio fu il suo stile.
Ma non lasciati al caso, o all’improvvisazione: sarebbe tradirne la memoria.
Mi sono chiesto il senso e la prospettiva di un ricordo di don Pino, dieci anni dopo.
E la risposta che abbozzo credo di doverla a lui.
Fare memoria di don Pino ci aiuta a tenere insieme Chiesa e mondo, vita personale e vita professionale, sociale e politica, cielo e terra.
Questo fu don Pino: un instancabile predicatore, a sé e agli altri, di questa necessità di tenere insieme le diverse dimensioni dell’esistenza terrena, fondandoci sulla roccia del Cristo Signore.
Propongo ai lettori de “Il Popolo” di ricordarlo così.
Renato Balduzzi
Da www.ilpopolotortona.it del 7 marzo 2019
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Londra dice no anche a un secondo referendum. Ecco i cinque scenari possibili
Redazione Internet www.avvenire.it giovedì 14 marzo 2019
Michel Barnier, capo negoziatore Ue per la Brexit: di fronte a questa "situazione di incertezza, se siamo lucidi e responsabili ci dobbiamo preparare ad una Brexit senza accordo"
Ancora un no da parte del Parlamento britannico. Questa volta è stata bocciata la possibilità di andare alle urne per un second referendum sulla Brexit. Il no è stato secco: l'emendamento ha avuto appena 85 voti a favore e 334 contrari. Ha pesato l'astensione del Labour. La proposta era trasversale ed era stata presentata per collegare la richiesta di un rinvio dell'uscita dall'Ue (mozione destinata ad andare al voto più tardi) alla convocazione di una nuova consultazione referendaria ("Peoplès Vote") dopo quella del 2016. L'emendamento ha avuto appena 85 voti a favore e 334 contrari. Ha pesato l'astensione del Labour.
Da parte europea occorre registrare la dichiarazione di Michel Barnier, capo negoziatore della Ue per la Brexit: di fronte a questa "situazione di incertezza, se siamo lucidi e responsabili ci dobbiamo preparare ad una Brexit senza accordo, perché il 29 marzo è vicino". L'estensione sarà al voto stasera, "non mi permetto di intervenire su questo, ma voglio dire che la situazione è grave e che bisogna prepararsi" allo scenario di un 'no deal'. "Siamo pronti, ma raccomando di non sottostimare le conseguenze. Che sono innumerevoli e sono state ampiamente sottostimate nel Regno Unito, sia durante il referendum, che dopo".
La Camera dei Comuni ha anche respinto (314 voti contro 311) un emendamento bipartisan alla mozione sulla richiesta di un rinvio della Brexit che avrebbe imposto al governo May di consentire al Parlamento di proporre "voti indicativi" su piani di divorzio dall'Ue diversi da quello della premier Tory. Obiettivo del documento, firmato fra gli altri dai laburisti eurofili Hilary Benn e Yvette Cooper, era verificare l'esistenza di "maggioranze trasversali" alternative.
Sono 5, o almeno pare, gli scenari rimasti a disposizione del Regno Unito sulla strada sempre più caotica e piena d'incognite della Brexit.
1) NO DEAL. Nonostante il voto declamatorio della Camera dei Comuni britannica contro questo sbocco, l'incubo di un traumatico divorzio senz'accordo resta concreto. E continua a essere l'esito previsto di default per il 29 marzo, sulla base alle scadenze fissate nero su bianco in seguito alla notifica dell'art. 50 del Trattato di Lisbona per il recesso di Londra dall'Unione, almeno fin quando Westminster non ratificherà un accordo purchessia o Bruxelles non concederà un rinvio.
2) ACCORDO MAY. Bocciato già sonoramente due volte, l'accordo raggiunto a novembre da Theresa May con l'Ue potrebbe ancora resuscitare. La premier Tory spera di riproporlo per un terzo voto di ratifica martedì 19 o mercoledì 20, associato alla richiesta di un rinvio breve della data di uscita: dal 29 marzo al 20 giugno.
3) ACCORDO ALTERATIVO. Se il terzo giro di giostra del piano May fosse stoppato, la palla passerebbe al Parlamento con l'inevitabile richiesta a quel punto di un rinvio prolungato della Brexit (e la conseguente possibile partecipazione britannica alle elezioni europee di maggio). Si tratterebbe di cercare maggioranze trasversali diverse su ipotesi di accordo alternative a quella della premier. La prima sul tavolo è il piano B del leader dell'opposizione laburista, Jeremy Corbyn, per una Brexit più soft, quasi una 'semi Brexit', destinata a lasciare fra l'altro il Regno nell'unione doganale e parzialmente allineato al mercato unico. La seconda, molto simile, quella del cosiddetto modello 'Norvegia plus'. La terza infine, decisamente più hard, ma anche decisamente meno digeribile a una qualsiasi maggioranza allargata che vada oltre i Conservatori, sarebbe viceversa improntata al modello 'Canada plus', che di fatto ridurrebbe i legami futuri fra Gran Bretagna e Ue a una trattato di libero scambio privilegiato.
4) ELEZIONI POLITICHE ANTICIPATE. Se lo stallo si cementasse definitivamente, o se le voci ricorrenti di dimissioni della coriacea Theresa May diventassero realtà, il ritorno alle urne sarebbe la conseguenza più diretta. Verificata l'inesistenza di un coalizione di governo alternativa in seno alla Camera dei Comuni attuali, lo scioglimento dell'assemblea e la convocazione di un nuovo voto anticipato, dopo quello del 2017, diverrebbe automatico e il dossier verrebbe lasciato al futuro governo: anche accompagnato necessariamente da uno slittamento a lungo termine della Brexit, salvo no deal.
5) SECONDO REFERENDUM. È l'opzione preferita dai pro Remain più irriducibili. Politicamente difficile da gestire sia per i Tories sia per il Labour di Corbyn, potrebbe tuttavia restare alla fine l'unica soluzione sul piatto. Si tratterebbe d'indire un nuovo Peoplès Vote, verosimilmente con la possibilità di scegliere fra un qualunque accordo di divorzio, un no deal e la revoca tout court della Brexit. I problemi tuttavia sarebbero molti: occorrerebbe inventare una maggioranza favorevole certa ai Comuni (che finora non si è appalesata); superare i timori di una campagna referendaria bis inevitabilmente aspra, divisiva e carica di recriminazioni; e risolvere il nodo tecnico di un iter normativo di preparazione che secondo gli esperti darebbe lavoro al Parlamento per ben una decina di mesi.
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Da www.vogheranews.it 13 marzo 2019
VOGHERA – Questo pomeriggio negli ambulatori del reparto di Nefrologia dell’ospedale di Voghera si è svolta la cerimonia di ringraziamento per una recente importante donazione fatta in favore del presidio medico da parte dell’AMROP, l’associazione per la cura delle malattie renali dell’Oltrepo pavese.
Alla presentazione del materiale donato, del valore complessivo di 24.000 €, erano presenti il direttore generale dell’Asst Michele Brait, la presidente dell’associazione Cristiana Barbieri (insieme ad alcuni membri del direttivo, da Aldo Balma a Albertino Tartara); il primario di Nefrologia e Dialisi Fabio Milanesi.
Con loro, le autorità politiche (dall’assessore regionale Ruggero Invernizzi, al sindaco di Voghera Carlo Barbieri, al presidente del consiglio comunale di Voghera Nicola Affronti, all’assessore Gianfranco Geremondia) e tutti i primari delle unità operative dell’ospedale civile Voghera. Presenti alla cerimonia anche gli esponenti della compagnia dei carabinieri di Voghera, il comandante, maggiore Giuseppe Pinto, e il luogotenente Giovanni Galletta.
Il direttore generale Michele Brait, ha ringraziato l’associazione per questa importante donazione, descrivendo poi tutte le strumentazioni e l’apparecchio ricevuti dell’ospedale. Cristiana Barbieri ha sottolineato l’importanza di stare sempre molto vicini a questo tipo di malati e alle loro famiglie. L’ex primario della Nefrologia ha poi evidenziato – attraverso la citazione di un famoso discorso del presidente Kennedy – il valore del donare, e l’importanza per ognuno di noi, di chiedersi che cosa si può fare per gli altri… prima ancora di chiedersi che cosa gli altri possano fare per noi.
Il sindaco di Voghera infine ha ringraziato l’associazione, confermando la vicinanza dell’Amministrazione comunale all’ospedale e alle sue necessità.
La lista della donazione al reparto di Nefrologia comprende, sia le attrezzature (n. 39 coperte termiche per i pazienti in dialisi in grado di abbattere il rischio di trasmissione di infezioni; – n. 2 carrozzine pieghevoli per i pazienti dializzati con difficoltà motorie; – n. 12 carrelli portaoggetti da affiancare ai letti dei dializzati; – n. 400 medicazioni all’argento per catetere venoso centrale; – n. 1 registratore Holter pressorio con bracciale); sia un ecografo portatile di ultima generazione, utilizzato per il monitoraggio degli accessi vascolari dei pazienti dializzati, per l’esecuzione di ecografie dell’apparato urinario ed a supporto di procedure chirurgiche nella saletta intervento, come il confezionamento di fistole artero-venose e la venipuntura per posizionamento di cateteri venosi centrali.
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L'Onu: un quarto di morti premature causato da inquinamento
Redazione Internet www.avvenire.it mercoledì 13 marzo 2019
La mancanza di acqua potabile uccide ogni anno 1,4 milioni di persone. Le sostanze chimiche rilasciate nei mari provocano effetti dannosi sulla salute per più generazioni
Un quarto delle morti premature e delle malattie al mondo è dovuto all'inquinamento causato dagli esseri umani e dai danni ambientali. Lo rivela un rapporto delle Nazioni Unite, Global Environment Outlook (Geo), realizzato da 250 scienziati di 70 nazioni. Emissioni che causano inquinamento atmosferico, sostanze chimiche nell'acqua potabile, accelerazione della distruzione degli ecosistemi cruciali per la vita di miliardi di persone stanno causando una situazione che danneggia l'economia mondiale e ha ripercussioni sulla salute umana, secondo la relazione. C'è un crescente divario, inoltre, tra Paesi ricchi e poveri: il consumo eccessivo, l'inquinamento e lo spreco di cibo nel mondo "sviluppato" portano a fame, povertà e malattie nelle altre parti del globo.
Mentre le emissioni di gas serra continuano ad aumentare nel contesto di diffuse siccità, allagamenti e super-tempeste, con il livello del mare in crescita, aumenta il consenso politico sul fatto che il cambiamento climatico rappresenti una minaccia per miliardi di persone. Mentre i leader mondiali nel 2015 hanno trovato un accordo per ridurre le emissioni di Co2 nel tentativo di diminuire il riscaldamento globale, l'impatto di inquinamento, deforestazione e catena alimentare meccanizzata sono meno compresi, ritengono gli esperti. Il rapporto stila un lungo elenco di emergenze sanitarie legate all'inquinamento, sottolineando che le cattive condizioni ambientali «causano approssimativamente il 25% delle malattie e della mortalità globali», con nel solo 2015 circa 9 milioni di decessi.
La mancanza di acqua potabile causa ogni anno la morte di 1,4 milioni di persone, per malattie evitabili come diarrea e parassiti. Le sostanze chimiche rilasciate nei mari provocano effetti dannosi sulla salute «potenzialmente per più di una generazione», mentre il danneggiamento della terra con le coltivazioni intensive e la deforestazione avvengono in zone sulla Terra dove vivono 3,2 miliardi di persone.
Il dossier afferma che l'inquinamento atmosferico causa ogni anno tra 6 e 7 milioni di morti, mentre l'uso degli antibiotici nella produzione alimentare farà sì che superbatteri resistenti diventeranno la prima causa di morte prematura degli esseri umani entro la metà del secolo. «Azioni urgenti a una dimensione senza precedenti sono necessarie per fermare e ribaltare la situazione», raccomanda una nota allegata al rapporto, diretta ai leader mondiali, che chiede una «decontaminazione» del comportamento umano, insistendo sul fatto che la situazione attuale è insostenibile.
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“Dove bisogna stare”. Venerdì alla Fondazione Adolescere il film sulle migrazioni
L’Associazione “Insieme”, la Fondazione Adolescere, la sezione Anpi, Solidari Dimbalente, e il Centro Culturale Islamico, organizzano a Voghera, venerdì 15 marzo, alle ore 21 (presso la sala cinema-teatro di Adolescere, in viale Repubblica 25) la proiezione del film “Dove bisogna stare” di Daniele Gaglianone e Stefano Collizzoli L’ingresso è ad offerta.
L’iniziativa accoglie l’appello “Atto contrario” – promosso, tra gli altri, da Alex Zanotelli, Mimmo Lucano, Ascanio Celestini, Grazia Naletto, Nicoletta Dentico, Guido Viale, Fulvio Vassallo, Filippo Miraglia, Alberto Castagnola, Francesco Gesualdi, – che invita a promuovere ovunque dal 15 al 17 di marzo, iniziative di ogni tipo “contro il razzismo e le narrazioni tossiche che alimentano un sistema nefasto e incarognito. “
A seguire la scheda del film diffusa dagli organizzatori
C’è un paese raccontato come terrorizzato dalle migrazioni e violentemente ostile nei confronti dei migranti. Su questa narrazione, una parte del ceto politico continua a costruire la propria identità e le proprie fortune elettorali. Un’altra parte del ceto politico sembra invece incapace di parlare ad un paese spaventato e sempre più aggressivo. Ma esiste anche un altro paese, che pratica solidarietà e lotta per i diritti ogni giorno, in maniera spesso informale e non strutturata. Non è professionismo, e a volte non è nemmeno esattamente militanza. Dove bisogna stare racconta quattro donne, di età diverse, che in luoghi diversi sono impegnate in attività a prima vista assurde al senso comune o quello spacciato come tale. Donne che appaiono fuori luogo rispetto alla narrazione dominante, quasi incomprensibili. Ascoltando i loro racconti e restituendo il loro quotidiano scopriamo, invece, discorsi e gesti lineari, straordinari nella loro semplicità. Scopriamo che non stanno fuori luogo, ma in un luogo molto reale, nel luogo in cui sentono di avere bisogno di stare…
Da www.vogheranews.it del 11 marzo 2019
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Festa della donna festa della vita
Marina Casini Bandini - da www.avvenire.it giovedì 7 marzo 2019 -
Caro direttore, nella storia, salvo rare e antiche eccezioni, la donna ha sempre avuto nella società un ruolo secondario e subordinato all’uomo. Lo slancio delle donne per raggiungere giustamente l’uguaglianza non si è fermato a quel traguardo, ma è andato oltre. L’uomo non può avere la gravidanza e allora rumorosi gruppi femministi hanno preteso e pretendono di liberare le donne anche dalla gravidanza, fino al punto di affermare il 'diritto' di distruggere il figlio che cresce nel seno materno. Questa è una uguaglianza manifestamente grossolana. E un tale concetto di libertà contrasta con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo le cui parole iniziali dicono che il fondamento della libertà consiste nel laico riconoscimento della dignità inerente a ogni membro della famiglia umana. Questo, certo, significa che la libertà fa parte del contenuto della dignità umana, ma il fatto che essa sia affermata per tutti gli esseri umani implica che la dignità di tutti è posta a fondamento della libertà individuale. Ciò significa che nel momento in cui ciascuno prende una decisione deve tenere conto della dignità altrui, altrimenti la sua non è libertà, ma sopraffazione. Probabilmente la secolare secondarietà delle donne rispetto agli uomini è dovuta alla maggior forza fisica di questi ultimi. Però, la forza che custodisce la società non è soltanto quella fisica; è soprattutto quella morale, culturale e spirituale. E qui viene in gioco il legame speciale tra la donna e la vita umana.
C’è un fatto permanente e incontestabile, di ordine statistico, che prova l’esistenza di questo legame: le donne che non vogliono la gravidanza e che abortiscono sono una ristretta minoranza rispetto a quelle che partoriscono e che comunque desiderano generare figli. E ci sono altri elementi che dimostrano la straordinaria alleanza tra la donna e la vita umana. La gravidanza comporta sempre una grande trasformazione del corpo femminile, qualche rischio sanitario, il cambiamento di abitudini e programmi, il superamento dei notevoli dolori fisici del parto. Quanti gli uomini sono pronti ad affrontare difficoltà simili per raggiungere uno scopo anche molto importante? Questo significa che partorire un figlio è un ideale altissimo tipico delle donne. Vi è poi 'dualità nell'unità': il figlio comincia a esistere e si sviluppa per molti mesi dentro il corpo materno. Un abbraccio di una intensità irripetibile quanto a intimità e durata e che riporta alla relazione di cura dell’altro: si potrebbe dire che il 'genio femminile', ovvero una speciale vocazione alla relazione, trova la sorgente in quel modello primordiale di rapporto con l’altro che si stabilisce con la naturale ospitalità del figlio sotto il cuore della mamma. Si può pensare che l’amore è il timbro impresso sull'inizio della vita umana. Infine: senza le donne la società non potrebbe sussistere. E la prospettiva di un mondo migliore sperato per i figli è affidata ai genitori ma soprattutto alle madri. Il cammino di libertà della donna non si conclude, dunque, sul pur cruciale traguardo dell’uguaglianza, ma su quello che fa intravedere un quid pluris della donna a servizio di tutta l’umanità.
Nel Movimento per la vita più volta abbiamo simbolicamente utilizzato l’immagine del dipinto 'Quarto potere' (o 'Quarto Stato') di Giuseppe Pellizza da Volpedo che mostra una folla di operai, contadini, poveri, in marcia verso il futuro. Sono tutti uomini, ma alla testa c’è una donna che non è sola perché tiene in braccio un figlio piccolissimo. L’immagine definisce bene il servizio che la donna può rendere all’umanità di oggi in cammino verso il nuovo umanesimo: il riconoscimento del figlio come figlio fin dal concepimento, come uno di noi. Una verità semplice fondata sulla scienza e sulla ragione. Il risveglio di una presenza femminile che aiuta rivolgere e non a distogliere, sino alla cancellazione - lo sguardo verso il figlio può aiutare a cogliere la ragione vera e profonda della natalità. Il riconoscimento del più piccolo e povero tra gli esseri umani titolare di una dignità ugualmente grande rispetto a qualsiasi altro essere umano restituirebbe verità ai diritti dell’uomo e della donna, oggi deteriorati da un soggettivismo che li rende incerti. Il riconoscimento accompagnato dall’accoglienza e dall’amore illuminerebbe anche i rapporti con qualsiasi altro vivente umano e con il creato. Si capisce allora perché Madre Teresa di Calcutta, oggi santa, abbia detto e ripetuto che l’aborto mette in pericolo la pace nel mondo.
Presidente del Movimento per la Vita italiano
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Presso la sede di VogheraE' il giorno 1° marzo 2019 si è tenuta la cerimonia di consegna del riconoscimento voluto dall'Associazione cittadina denominato "Donne per la solidarietà" . Quest'anno a ricevere il premio è stata Rinetta Tava, per il suo impegno nell'ambito del CAV (Centro di accoglienza alla vita vogherese). La targa è stata consegnata da Piero Stringa, in memoria della sorella Alida, indimenticata insegnante e assessore comunale a Voghera
da "Giornale di Voghera" del 7 marzo 2019 - @Riproduzione Riservata
Rinetta Tava, nel ringraziare per il premio ricevuto, ha commentato con bellissime parole e di aver accettato il premio a nome di tutte le volontarie che con lei da anni si prodigano ad aiutare le mamme bisognose secondo il motto "le difficoltà della vita non si risolvono eliminando la vita ma superando le difficoltà"