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CAV - Centro di Accoglienza alla Vita Vogherese ODV

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Aprite le porte alla vita -

  • Nel documento in vista della celebrazione della prossima Giornata Nazionale per la Vita, in calendario per il 2 febbraio 2020, il rifiuto di «ogni forma di aborto, abbandono, maltrattamento e abuso» e l’invito a promuovere «l’uguale dignità di ogni persona». In allegato il testo, firmato dal Consiglio Episcopale Permanente, suddiviso in tre paragrafi: “desiderio di una vita sensata”, “dalla riconoscenza alla cura”, “ospitare l’imprevedibile”.
  • In 41 edizioni (quella del 2020 sarà la 42ª) il tema della vita, è stato declinato dalle più diverse angolature. Basta scorrere i titoli delle Giornate per rendersene conto. Si è parlato del ruolo della madre (“Madre e figlio, unica via da accogliere”, 1981); del problema del lavoro (“Territorio e lavoro al servizio della vita”, 1983); della pace (“Quale pace se non salviamo ogni vita”, 1987); di famiglia (“La famiglia tempio della vita”, 1994); di paternità (“Paternità e maternità, dono e impegno”, 1999); di denatalità (“Senza figli non c’è futuro”, 2004); di sofferenza (“La forza della vita nella sofferenza”, 2009), di crisi economica (“Generare la vita vince la crisi”, 2013). E nel 2017 è stata ricordata anche Madre Teresa di Calcutta. (altro…)

La sfida di sindaci e cittadini contro le montagne di plastica
Daniele Zappalà – da www.avvenire.it venerdì 12 aprile 2019
Sacchetti spesa e tazze del caffè personali ma anche educazione e investimenti Così nelle grandi città di tutto il mondo si sperimentano soluzioni ecologiche.-
«A Freetown, fronteggiamo una montagna di plastica da rimuovere ogni giorno. Ci battiamo strenuamente e abbiamo l’obiettivo di riciclarne almeno il 40% entro il 2022». Yvonne Aki-Sawyerr, 58 anni, primo sindaco donna dagli anni Ottanta della capitale sierraleonese, usa toni gravi. È giunta a Parigi, al summit "Women4climate", per cercare soluzioni anche contro quell’infausta "montagna" che minaccia di soffocare la sua città, deturpandone pure il litorale sull’Atlantico. «Vogliamo sostenere chiunque abbia un piano per unirsi a questa battaglia, soprattutto grazie all’economia circolare», ci spiega, ricordando che a Freetown il problema nasce in gran parte dall’uso abnorme di bottiglie di plastica indotto dalla scarsità d’acqua potabile. «Ho ormai capito una cosa. Per quanto volenterose, le città da sole non potranno farcela, alla lunga. La plastica è dappertutto e servono soluzioni globali. Per questo, con altri sindaci di ogni continente, mi batto pure affinché la plastica monouso venga definitivamente messa al bando su scala mondiale».
Quello della sindaca sierraleonese non è affatto un grido isolato, tanto il flagello è divenuto ubiquo, accomunando per una volta gli Stati più poveri e le nazioni ricche di vecchia industrializzazione, passando per i Paesi "in transizione" che accedono al sistema dei consumi di massa. Fra le città statunitensi, dopo decenni di sperimentazioni, San Francisco è divenuta un punto di riferimento nella lotta alla plastica, come ci racconta con fierezza Elmy Bermejo, la donna al timone di "SF Environment", il dipartimento municipale e di contea in materia ambientale: «La nostra città è stata una delle prime a disapprovare le sporte di plastica. Dopo tante campagne di sensibilizzazione, quasi tutti vanno ormai al supermercato con sporte riutilizzabili. Adesso, chiediamo ai cittadini di arrivare con la propria tazza nei caffè che lo permettono. La chiave sta sempre nel risvegliare nella gente la voglia di compiere azioni giuste. I più convinti finiscono per dare il buon esempio agli altri». Ma perseverare in queste battaglie è più complicato sotto l’Amministrazione Trump, sottolinea la responsabile.
Sull’emergenza plastica, anche le relazioni fra le città australiane in prima linea e il governo federale nazionale sono "complesse", ammette Clover Moore, 73 anni, divenuta sindaco di Sydney nel 2004 e ancora al timone della metropoli sul Pacifico, dopo aver polverizzato tutti i record di longevità politica: «Spetta a noi sindaci propugnare questa causa, ma è davvero dura, perché dobbiamo poi attendere le decisioni del governo centrale prima di poter bandire qualsiasi tipo di plastica. Facciamo lo stesso del nostro meglio, soprattutto per convincere i cittadini a cambiare le loro abitudini, promuovendo ad esempio le tazze da caffè riutilizzabili ormai in commercio, o scoraggiando l’uso di cannucce. Mi ero impegnata su questo fronte per decenni già come deputata. Adesso, sono più convinta che mai che si tratta di una battaglia vitale per il futuro delle nostre città e degli ecosistemi. Ma serve ancor più coraggio, più impegno che in passato». Quando le chiediamo qual è la strada per cambiare le cose, non esita un attimo: «Accanto alle leggi, l’educazione è l’altro fattore chiave. Dobbiamo mostrare ai bambini le immagini degli uccelli strangolati e delle altre devastazioni dovute alla plastica».
Ma la partita mondiale contro la morsa della plastica si gioca sempre più soprattutto nell’Asia dei record di crescita economica. Su questa piaga, la militante ambientalista indiana Vandana Shiva ha ormai un punto di vista molto netto, che ci illustra quasi con foga: «In India e nel resto dell’Asia, l’abuso di plastica è in gran parte legato al cibo spazzatura. Ma non abbiamo bisogno di questo cibo perché, così come l’Italia, anche i nostri Paesi hanno alimenti tradizionali squisiti. I contenitori in plastica e in alluminio stanno distruggendo il nostro pianeta. Dobbiamo fronteggiare montagne di spazzatura non più gestibili. Le immagini del Primo ministro indiano con una scopa in mano per dare l’esempio non potranno avere effetti duraturi. Per risolvere alla radice il problema, dobbiamo tornare a un cibo pulito, ad alimenti freschi e diversificati, senza più criminalizzare le economie comunitarie locali. Rivitalizzare le economie locali fondate sul cibo e liberate dalla plastica è la più grande rivoluzione concreta di cui abbiamo bisogno. Queste montagne di plastica contro cui dobbiamo sbracciarci, per me, sono il simbolo di una distruzione che è triplice, ma in fondo unica: la distruzione della Terra, la distruzione del nostro corpo, la distruzione delle nostre democrazie».
L'emergenza non risparmia di certo l’Europa, dove ogni cittadino produce annualmente in media più di 30 kg di rifiuti in plastica. Una situazione alla lunga insostenibile che ha spinto la Commissione Ue a promuovere l’anno scorso un piano per approdare al 100% di plastica riciclabile o riutilizzabile entro il 2030. «Se non cambiamo il modo in cui produciamo e utilizziamo la plastica, nel 2050 i nostri oceani conterranno più plastica che pesci», ha lanciato in particolare l’olandese Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione. Ma intanto, in Europa, ad ostacolare ogni sforzo è pure lo sviluppo vertiginoso degli acquisti su Internet e dei conseguenti pacchi spediti a distanza. Un modello finora fondato spesso sull’uso d’imballaggi in plastica. Un altro fattore critico, questa volta demografico, riguarda l’aumento d’individui che vivono da soli, consumando così in media una quota maggiore di confezioni alimentari ed altri involucri.
Per i Paesi Ue, decisi a puntare sempre più sull’"economia circolare", l’obiettivo di potenziare in fretta il settore del riciclaggio della plastica viene visto da certi studiosi come un possente volano della futura green economy. Ma in termini industriali, si tratta di una sfida colossale. Per decenni, infatti, anche gli Stati in cui è attecchita una diffusa cultura della raccolta differenziata, come la Germania, hanno in buona parte 'esternalizzato' il riciclaggio vero e proprio, spedendo enormi cargo di plastica usata in Paesi a basso costo di manodopera. La Cina, in particolare, aveva finito per assorbire più della metà dei materiali di scarto riciclabili esportati dall’Ue. Ma la decisione di Pechino, maturata l’anno scorso, di ridurre drasticamente le importazioni dei rifiuti mondiali obbliga ormai tutti gli operatori europei del settore a rimboccarsi le maniche per rivoluzionare tante vecchie abitudini. Il continente è giunto a un bivio, anche perché, come denunciano le associazioni ecologiste, cresce il rischio di trasformare la Polonia, la Romania e la Bulgaria nelle 'pattumiere' europee, in nome di una semplice logica di riduzione dei costi di trattamento.
Anche in Italia, dove la raccolta differenziata ha registrato costanti progressi nell’ultimo decennio, occorrerà uno sviluppo poderoso del settore per gestire gli stock crescenti d’imballaggi riciclabili selezionati dai cittadini, senza accrescere al contempo le montagne dei rifiuti destinati agli inceneritori o alle discariche. Ogni anno, secondo l’Onu, circa 13 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, nel 90% dei casi per via fluviale: nel complesso, oltre i due terzi dei rifiuti ritrovati in ambiente acquatico. Più che mai, come sperimentano ogni giorno sindaci e semplici cittadini di ogni continente, si tratta di una sfida di portata titanica. Una di quelle che richiedono pure la raccolta differenziata di ogni briciola di creatività nella strenua ricerca di soluzioni davvero sostenibili.
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Luigi Di Maio giovedì 4 aprile 2019 www.avvenire.it
Di Maio scrive ad «Avvenire»: nuovo sistema di assegni, sostegno alla francese e un fisco progressivo. E imetteremo mano al Def.
Gentile direttore,
nei giorni scorsi il suo quotidiano ha espresso una posizione chiara e ovviamente condivisibile: sulla famiglia – ha scritto e titolato in prima pagina – dividersi è sbagliato. Invece è ciò a cui purtroppo abbiamo assistito, attraverso una serie di strumentalizzazioni che non faccio mie e di cui non avrei vergogna a scusarmi laddove provenissero da esponenti della forza politica che rappresento. L’occasione a ogni modo ci offre l’opportunità di aprire un dibattito più profondo, ma soprattutto più concreto in merito alla famiglia. Ho trovato infelice l’acuirsi di questo scontro politico su quale forma debba assumere o avere la famiglia. Per carità, considero comunque un bene che se ne discuta e che se ne parli, malgrado ciò, prima di concentrarci sul valore delle famiglie tradizionali o delle famiglie arcobaleno, proprio ieri ho suggerito di concentrarci sui «problemi delle famiglie ».
Che sono qualcosa che esiste da sempre, da ben prima del tifo da stadio a cui abbiamo assistito ultimamente. La famiglia non è una questione strettamente ideologica, a mio avviso, rappresenta bensì una spinta al rinnovamento e alla crescita socioculturale del Paese. Ognuno può avere il suo punto di vista, è legittimo. Io stesso considero la famiglia come nucleo composto da una mamma e un papà, ma non per questo ritengo di dover esasperare il mio pensiero. Nel ruolo che rivesto, in qualità dunque di vicepresidente del Consiglio e di ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, sento innanzitutto l’obbligo di dover dare delle risposte ai bisogni dei cittadini.
Ed è per questo motivo che abbiamo iniziato a implementare delle misure a sostegno delle persone in difficoltà, come il Reddito di cittadinanza, a cui stiamo affiancando un vero e proprio piano per la famiglia che troverà spazio anche nel Def. Il piano che come Movimento 5 Stelle presentammo in campagna elettorale è assai ambizioso, riprende il modello francese, e vogliamo iniziare a renderlo concreto muovendo i primi passi. In questo senso, l’incontro di martedì 2 aprile con il presidente del Forum delle associazioni familiari mi ha consentito di approfondire una proposta concreta per migliorare gli assegni familiari e istituire un assegno di natalità in linea con le migliori pratiche europee. Su queste proposte ho chiesto di aprire subito un tavolo tecnico.
L’obiettivo fondamentale resta l’avvio quanto prima di una riforma dell’Irpef con il coefficiente familiare. Il coefficiente familiare è determinante in una cornice di tassazione progressiva che deve necessariamente essere legata al nucleo familiare. Credo risieda proprio in questo la differenza tra una misura politica e una misura elettorale.
La prima prevede una prospettiva futura, una strada su cui immettere il Paese; la seconda ha un carattere randomico, priva di senso, a medio termine. Allo stesso tempo, è già in corso un lavoro per introdurre maggiori incentivi verso chi ha necessità di una baby-sitter e per l’acquisto di pannolini, con sconti del 50% sul prodotto. Poi agevolazioni sulle rette degli asili nido, fino ad arrivare a un dimezzamento (per il primo, il secondo e il terzo figlio) in quelle Regioni dove il costo è più alto. Nel 2017/2018 la tariffa media mensile, secondo il report di Cittadinanzattiva, è stata di 301 euro mensili: ciò significa che in alcuni casi si potrebbe arrivare a un risparmio anche di 1.500 euro a famiglia in un anno. Sono provvedimenti di buon senso, a cui si aggiunge il rifinanziamento con 100 milioni di euro del Fondo in favore delle giovani coppie per l’acquisto della prima casa, nonché un allargamento della previdenza complementare dei genitori ai propri figli nell’ambito di una serie di provvedimenti sul welfare aziendale che sto portando avanti.
Basta tutto questo? Assolutamente no, ma dobbiamo iniziare. In Italia abbiamo un tasso di natalità tra i più bassi di Europa e occorre quanto prima creare le condizioni affinché le coppie tornino a fare figli. In fondo siamo al mondo per questo, è il senso stesso della vita. Non servono grida, urla o polemiche di alcun genere. Serve mettersi a lavoro. Vicepresidente del Consiglio e ministro del Lavoro e delle Politiche sociali
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«Per gli altri, oltre la paura»: ecco l'impegno delle Caritas -
Da www.avvenire.it martedì 26 marzo 2019 - Paolo Lambruschi, inviato a Scanzano Jonico (Matera) -
A Scanzano Jonico il saluto del presidente della Cei Bassetti e del capo dello Stato Mattarella ai rappresentanti delle 218 diocesi riuniti: «Il vostro impegno fondamentale»
Oggi la seconda giornata di lavori di Scanzano partirà con la relazione del Vicario Apostolico di Anatolia Paolo Bizzeti, seguita dalla testimonianza di suor Michela Marchetti, direttrice di un centro antiviolenza a Crotone. Quindi via ai tavoli di confronto, che proseguiranno domani. La giornata conclusiva ospiterà la tavola rotonda con, tra gli altri, i direttori di Avvenire Marco Tarquinio e de L’Espresso Marco Damilano. Quindi le conclusioni del direttore di Caritas Italiana don Francesco Soddu e la messa finale col vescovo di Tursi-Lagonegro Vincenzo Orofino.
La carità diventa cultura quando fa pedagogia con testimonianze e quando si pone l’obiettivo di formare. Lo sostiene il vescovo di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo, presidente di Caritas italiana, che ha aperto il 41° convegno delle Caritas a Scanzano Jonico sul tema 'Carità è cultura '. Le sfide, ricorda il presule, sono sempre «i fenomeni di povertà, le sofferenze delle persone, le lacerazioni presenti sul territorio». È cambiato il contesto «e le nostre comunità cristiane sembrano sempre più essere condizionate dalle logiche dominanti ». «Ma insieme – ha aggiunto – sarà importante non arretrare su ciò che attiene l’intimo nesso tra carità e giustizia e dunque vigilare sulle scelte politiche e in particolare sulle politiche sociali, ma anche sulla giustizia distributiva».
Caloroso il messaggio di saluto ai 522 iscritti in rappresentanza di 218 diocesi del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei: «Consentitemi di esprimervi la riconoscenza della Chiesa italiana per il servizio tanto umile quanto prezioso che portate avanti con la vostra presenza operosa, concreta, che nasce sempre da una cultura della vita, da un’appartenenza, da un’esperienza evangelica che si lascia interrogare dalla realtà e dall'incontro con situazioni e persone; e che, proprio per questo, diventa a sua volta segno, testimonianza, pedagogia capace di reagire alla cultura della paura e della divisione».
Gli fa eco il telegramma del Capo dello Stato Sergio Mattarella. «La carità è cultura che non divide, che rispetta le differenze, che ha riguardo per l’ambiente e promuove il bene comune». Scanzano è stata scelta come sede del convegno per la vicinanza a Matera. «Che tanti anni fa era la vergogna d’Italia per le condizioni di povertà in cui versava la popolazione, oggi è diventata la capitale della cultura europea 2019».
Per l’arcivescovo di Matera Irsina Antonio Giuseppe Caiazzo è la prova che quando cultura e carità camminano accanto possono salvare i territori. Come quello del metapontino, insidiato dalle mafie. «No ad ogni forma di prevaricazione, ricatto ed estorsione – ha ribadito il prelato –, no alla cultura del malaffare mafioso. No allo sfruttamento dei lavoratori e al caporalato anche nel metapontino». Ironica e amara la riflessione del professor Giuseppe Savagnone, direttore della pastorale della cultura della diocesi di Palermo: «Oggi la carità è derisa come “buonismo” e la cultura non si riconosce più nel Vangelo». La carità, ha affermato, «diventa discorso politico – non partitico – che la sottrae al rischio – presente nella situazione attuale dei cattolici, primi nel volontariato, ultimi nella politica – di sostituirsi alla giustizia e di riparare i danni creati da leggi sbagliate e disumane, appoggiate dagli stessi che poi lavorano per i poveri».
Inevitabile il riferimento a quando il ministro dell’interno Matteo Salvini, nel febbraio 2018, giurò sul Vangelo: «Ma su quale Vangelo ha giurato? Forse ho una edizione poco aggiornata che risale a 2000 anni fa – ha detto tra gli applausi – , perché vorrei sapere come è cambiato. Ho visto troppi cattolici che dicono che il parroco in chiesa deve stare attento a cosa dice sugli immigrati perché altrimenti si alzano e se ne vanno». I risultati della scissione tra carità e cultura secondo Savagnone «si vedono nella società. La mafia, la ’ndrangheta e la camorra fioriscono in ambiti fortemente religiosi e assumono la religiosità come paradigma attraverso simboli e prossimità. Ma ancor più drammaticamente si vedono nella crisi culturale ed esistenziale di un’epoca che per la prima volta si chiede non se esiste Dio, ma se esiste l’uomo».
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Loreto in festa attende la visita di Papa Francesco
Mimmo Muolo, inviato a Loreto – www.avvenire.it domenica 24 marzo 2019
La visita nel Santuario con la firma dell'Esortazione apostolica sui giovani. La Messa privata nella Santa Casa dove saranno presenti quattro ragazzi e due fidanzati
Gruppi di pellegrini entrano ed escono alla spicciolata dal Santuario della Santa Casa. A prima vista potrebbe sembrare un giorno qualunque a Loreto. Ma non è così e basta girare lo sguardo sulla piazza per vedere emergere i particolari inconfondibili dell’imminente arrivo di papa Francesco domattina. Le bandiere biancogialle, ad esempio, guadagnano spazio mano mano che gli operai muniti di scale le fissano ai pennoni. E poi i manifesti di benvenuto, il grande drappo rosso con lo stemma pontificio che sventola dal loggiato. Sul sagrato si monta un maxischermo, mentre gruppi di volontari fanno la guardia alle sedie ammonticchiate per il momento in un angolo.
Loreto si prepara a una festa dell’Annunciazione speciale. Si preparano i 300 giovani che daranno supporto all’ingente spiegamento di forze dell’ordine, per far sì che afflusso, permanenza e deflusso degli 8mila pellegrini attesi avvenga in modo sicuro e ordinato. Con loro sono pronti 180 volontari della protezione civile, i sacerdoti, il popolo delle parrocchie. E naturalmente i giovani. Questa visita, con la firma del documento postsinodale, è dedicata soprattutto a loro, come spiega l’arcivescovo prelato Fabio Dal Cin. E don Bernardino Giordano, vicario episcopale per l’evento, aggiunge: «Dal Papa ci attendiamo un nuovo inizio per la vita del Santuario. Un maggiore connubio tra vita liturgica e pastorale. E anche una rinnovata attenzione agli ammalati, dato che c’è l’intenzione di far sorgere qui un centro per le malattie rare».
A fare da apripista sono arrivati 800, tra ragazzi e ammalati, per il pellegrinaggio nazionale dei giovani dell’Unitalsi. Inizialmente il “ritiro” era previsto solo dal 22 dal 24 marzo, quindi doveva concludersi oggi. Ma quando il Papa ha annunciato il suo viaggio, oltre 200 giovani hanno deciso di restare un giorno in più e domani saranno presenti all’appuntamento. «È stata – dice Gisella Molina, responsabile della comunicazione – una scelta del tutto naturale. Per noi il Papa è ispiratore e guida, il suo “non lasciatevi rubare la speranza” è anche il nostro motto. Per cui conclusione migliore del nostro pellegrinaggio non poteva esserci».
Intanto si apprendono nuovi particolari su uno dei momenti centrali della visita. La Messa nella Casa Santa. Francesco avrà con sé solo due concelebranti, uno dei quali è l’arcivescovo Dal Cin. Dentro il perimetro di quella che fu la casa di Maria ci saranno anche quattro giovani e una coppia di fidanzati. L’animazione musicale sarà curata, a cappella, da cinque cantori: due frati, due suore e una laica, Barbara Gambini, che poi servirà anche alla tavola del Papa durante il pranzo. Un altro modo per sottolineare che questo è proprio il Santuario dei giovani e delle famiglie.
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Violenza sulle donne. 3.000 euro all’associazione CHIARA
Da www.vogheranews.it del 22 marzo 2019
VOGHERA – Il comune di Voghera ha aderito ad un progetto regionale che permise l’apertura del centro antiviolenza cittadino dell’associazione C H I A R A. Nella giornata di oggi è stato firmato, dall’assessore alle Pari opportunità del Comune iriense, Simona Panigazzi, su progetto della Regione Lombardia, un accordo con Pavia capofila, finalizzando all’erogazione di un importo di € 3.000 al centro antiviolenza medesimo.
“L’obiettivo – spiega l’assessore – è di contribuire ulteriormente a far proseguire il lavoro svolto fino ad oggi da CHIARA in aiuto delle donne. Le pari opportunità del Comune – aggiunge Panigazzi – appoggiano e credono nel lavoro svolto dall’associazione, e continueranno a dare il massimo aiuto al sodalizio per tutto ciò che può essergli utile.”
Oggi Cristina Boffelli – presidentessa dell’associazione – parlando di CHIARA ha sottolineato come l’opera di volontariato sia attiva anche con l’ascolto h 24; e come il suo personale sia professionalmente formato e aggiornato.
L’obiettivo di quest’anno dell’associazione sarà quello di avere costantemente la supervisione dello psichiatra e un sempre maggiore supporto legale.
L’assessore alle pari opportunità Panigazzi “si ritiene soddisfatta del lavoro svolto dal centro antiviolenza anche in cordata com i Piani di zona Voghera (che fanno capo all’assessorato ai servizi sociali).”
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L’intervento di Mons. Mariano Crociata, Vicepresidente della Comece
Si intitola “Ricostruire comunità in Europa” la dichiarazione che i Vescovi della Comece, la Commissione episcopale dei Paesi dell’Unione Europea, ha redatto in vista delle elezioni europee che dal 23 al 26 maggio chiameranno alle urne i cittadini europei per eleggere i membri del prossimo Parlamento di Strasburgo.
“Con l’Unione si può crescere e vivere meglio; senza di essa si rimane condannati all’insignificanza e, soprattutto, all’impoverimento complessivo e alla soggezione verso i grandi poteri palesi e occulti che governano le sorti del pianeta.
Per questo gli egoismi nazionali uccidono non solo l’Unione ma anche quella solidarietà senza la quale i singoli paesi sono destinati alla lunga a soccombere”.
Lo afferma in un’intervista ad “Avvenire” Mons. Mariano Crociata, Vescovo di Latina e primo vicepresidente della Commissione episcopale dei Paesi della Ue, che definisce le prossime elezioni per l’Europarlamento “un appuntamento decisivo”.
Soffermandosi sulla sfiducia nell’Unione e nelle sue istituzioni, spiega le “diverse motivazioni”.
“Sullo sfondo sta senza dubbio la crisi economica e l’incertezza occupazionale, e quindi la preoccupazione per il futuro e un bisogno diffuso di sicurezza. Pesa soprattutto una immagine degli organismi dell’Unione Europea che la fa apparire come un ente burocratico anonimo e indifferente ai problemi delle persone e dei popoli.

L’Unione viene vista come un’autorità censoria e oppressiva. In tali condizioni diventa difficile percepire il lavoro che viene positivamente svolto dall’Unione”.

Per recuperare fiducia, secondo Mons. Crociata, serve “un rapporto più diretto, di comunicazione e di conoscenza tra le istituzioni europee e i popoli delle diverse nazioni”.

“La Chiesa Cattolica – si legge nella dichiarazione dei Vescovi – è stata parte della costruzione europea per oltre 2 millenni, dalle sue radici fino ad oggi, dando un contributo con la sua Dottrina Sociale”.

Se “l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona ha aperto un ampio ventaglio di nuove possibilità” dieci anni fa, oggi sembra dominare un “atteggiamento meno ottimistico”. Per questo sono necessarie “scelte politiche” che portino a “una rinnovata fratellanza” e “rilancino il progetto europeo”.

Fondamentale è che “i credenti e tutte le persone di buona volontà” vadano a votare, “senza cadere nella tentazione di uno sguardo ripiegato” e che “esercitino i loro diritti guardando alla costruzione dell’Europa”.

Se le persone manifesteranno le proprie opinioni politiche “potranno orientare l’Unione”, che “non è perfetta”, là dove vogliono che vada.

Oggi serve “una nuova narrativa di speranza che coinvolga i cittadini in progetti percepiti come più inclusivi e più al servizio del bene comune”, indicano i Vescovi.

Occorre quindi il voto innanzitutto, perché “ogni voto conta” nello scegliere persone che da maggio in poi “rappresenteranno le nostre opinioni politiche”.

E poi occorrerà che, dopo le elezioni, i cittadini “in modo democratico monitorino e accompagnino il processo politico”.

Guardando al futuro prossimo dell’Ue i Vescovi europei affermano che i cittadini e le istituzioni dell’Unione avranno bisogno di “spirito di responsabilità” per “lavorare insieme per un comune destino”, “superando divisioni, disinformazione e strumentalizzazione politica”.

Il riferimento dei vescovi Comece nel loro documento è alla campagna elettorale, che dovrà concentrarsi sulle “politiche Ue” e su come i candidati “sapranno elaborarle e concretizzarle”.

L’auspicio è che si “presentino le differenti visioni” evitando “sterili contrasti”.

Qualità necessarie per “coloro che vorranno assumersi un mandato a livello Ue” sono “integrità, competenza, leadership e impegno per il bene comune”.

I Vescovi indicano inoltre alcuni temi che stanno loro particolarmente a cuore, “l’economia sociale”, politiche per ridurre la povertà, basate sul principio per cui “ciò che funziona per i meno fortunati, funziona per tutti”, insieme all’attesa verso “un rinnovato sforzo per trovare soluzioni efficaci e condivise su migrazioni, asilo e integrazione”.

A questo riguardo due le sottolineature: l’integrazione “non riguarda solo le persone che entrano nell’Ue”, ma “anche i cittadini Ue che si spostano in un Paese diverso dal loro”, quindi la questione di fondo è: “come accogliersi meglio gli uni gli altri in Europa?”. In secondo luogo, i nodi della migrazione e dell’asilo non sono a sé stanti, ma sono legati ai temi della “solidarietà, a una prospettiva centrata sulla persona, a politiche economiche e demografiche efficaci”.

“Ispirati da Papa Francesco – concludono i Vescovi – chiediamo a tutti i cittadini, giovani e meno giovani, di votare e di impegnarsi nella campagna elettorale e nelle elezioni europee: questo è il modo migliore per costruire l’Europa secondo ciò che ritengono sia giusto ed equo.

Votare non è solo un diritto o un dovere, ma anche un’opportunità per dare concretamente forma alla costruzione europea”.

Da www.ilpopolotortona.it del 14 marzo 2019
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Quell'invito a cambiare rotta su ogni fronte
Ermes Ronchi – da www.avvenire.it di giovedì 21 marzo 2019 -
III Domenica di Quaresima - Anno C -
In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Che colpa avevano i diciotto morti sotto il crollo della torre di Siloe? E quelli colpiti da un terremoto, da un atto di terrorismo, da una malattia sono forse castigati da Dio? La risposta di Gesù è netta: non è Dio che fa cadere torri o aerei, non è la mano di Dio che architetta sventure. Ricordiamo l'episodio del "cieco nato": chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché nascesse così? Gesù allontana subito, immediatamente, questa visione: né lui, né i suoi genitori. Non è il peccato il perno della storia, l'asse attorno al quale ruota il mondo. Dio non spreca la sua eternità e potenza in castighi, lotta con noi contro ogni male, lui è mano viva che fa ripartire la vita. Infatti aggiunge: Se non vi convertirete, perirete tutti. Conversione è l'inversione di rotta della nave che, se continua così, va diritta sugli scogli. Non serve fare la conta dei buoni e dei cattivi, bisogna riconoscere che è tutto un mondo che deve cambiare direzione: nelle relazioni, nella politica, nella economia, nella ecologia. Mai come oggi sentiamo attuale questo appello accorato di Gesù. Mai come oggi capiamo che tutto nel Creato è in stretta connessione: se ci sono milioni di poveri senza dignità né istruzione, sarà tutto il mondo ad essere deprivato del loro contributo; se la natura è avvelenata, muore anche l'umanità; l'estinzione di una specie equivale a una mutilazione di tutti. Convertitevi alla parola compimento della legge: " tu amerai". Amatevi, altrimenti vi distruggerete. Il Vangelo è tutto qui. Alla gravità di queste parole fa da contrappunto la fiducia della piccola parabola del fico sterile: il padrone si è stancato, pretende frutti, farà tagliare l'albero. Invece il contadino sapiente, con il cuore nel futuro, dice: "ancora un anno di cure e gusteremo il frutto". Ancora un anno, ancora sole, pioggia e cure perché quest'albero, che sono io, è buono e darà frutto. Dio contadino, chino su di me, ortolano fiducioso di questo piccolo orto in cui ha seminato così tanto per tirar su così poco. Eppure continua a inviare germi vitali, sole, pioggia, fiducia. Lui crede in me prima ancora che io dica sì. Il suo scopo è lavorare per far fiorire la vita: il frutto dell'estate prossima vale più di tre anni di sterilità. E allora avvia processi, inizia percorsi, ci consegna un anticipo di fiducia. E non puoi sapere di quanta esposizione al sole di Dio avrà bisogno una creatura per giungere all'armonia e alla fioritura della sua vita. Perciò abbi fiducia, sii indulgente verso tutti, e anche verso te stesso. La primavera non si lascia sgomentare, né la Pasqua si arrende. La fiducia è una vela che sospinge la storia. E, vedrai, ciò che tarda verrà.
(Letture: Esodo 3,1-8a.13-15; Salmo 102; 1Corinzi 10,1-6. 10-12; Luca 13,1-9)
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Sono 77 le persone che correranno per l’associazione vogherese con figli disabili “Una Mano per”

– 18 marzo 2019 – da www.vogheranews.it
VOGHERA – Sono 19 squadre, più 1 maratoneta, ovvero 77 atleti in totale, coloro che correranno la Milano Marathon 2019 per conto di “Una mano per”, l’associazione che riunisce le famiglie vogheresi con figli disabili.
I 77 corridori parteciperanno con lo scopo di raccogliere fondi per donare ai bambini preziose ore annuali di Terapia ricreativa
“Il nostro motto – commenta l’associazione – è: mi alleno; mi diverto; divento un fundraiser; rendo felici 30 bambini con disabilità”.
Le donazioni vengono fatte sulla “Rete del dono”, il portale di raccolta fondi nazionale.
“Tutti ci hanno messo la faccia e l’impegno per divulgare la missione del progetto legato alla maratona e per chiedere un aiuto economico a tutte le persone che li conoscono, una cosa non da poco: un atto di fiducia importante”, spiega l’associazione.
Che prosegue: ““L’idea di far vivere a 30 bambini con disabilità un’ora di terapia ricreativa tutte le settimane, per tutto l’anno, riempie l’animo di chi si sta impegnando per renderlo possibile. I bimbi accederanno nel loro territorio per il secondo anno consecutivo ad attività ricreative a sfondo terapeutico: dalla pet teraphy; alla musicoterapia; all’ippoterapia; alla riabilitazione motoria in acqua.”
“In questi luoghi – prosegue Una Mano per – i bambini provano nuove esperienze e arricchiscono la loro vita non solo perché “fanno bene!” ma perché gli permettono di conoscere nuovi ambienti stimolanti e tante persone che sanno come infondergli un’emozione e un insegnamento che non dimenticheranno facilmente.”
“Le nostre piccole “pesti” insieme a mamma e papà potranno anche scegliere e quindi proseguire con l’attività dell’anno precedente o cambiare e accedere ad una nuova esperienza. Lo scopo è quello di scoprire insieme ai bimbi qual è la loro passione tramite la visione diretta delle loro emozioni”, conclude l’associazione.
Sulla pagina facebook dell’associazione (https://www.facebook.com/unamanoper/) si possono conoscere i volti di tutti i 77 volenterosi che correranno per l’associazione.
Dal sito del sodalizio invece (http://www.unamanoper.org/) si può accedere ala piattaforma della rete del Dono da cui fare una donazione.
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CAV Voghera

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